I Segreti di Wind River è il nuovo film del regista/sceneggiatore Taylor Sheridan, che ha finalmente modo di chiudere la sua personalissima trilogia sulla frontiera americana iniziata con Sicario e proseguita con le varie candidature agli Oscar di Hell or High Water.
Dai conflitti travagliati che scuotono il confine messicano passando per ascesa e caduta della comancheria texana, Sheridan è il moderno cantore delle contraddizioni dell’ultimo grande impero occidentale, sospeso tra redenzione e dannazione, vessato dalle conseguenze delle proprie scelte – come pure delle proprie colpe – e immortalato nell’eterno chiaroscuro delle proprie ombre.
Ne I Segreti di Wind River, un cacciatore solitario di nome Cory Lambert (Jeremy Renner) ritrova durante un’escursione tra le nevi il corpo senza vita di Natalie, la figlia di un suo caro amico. Mosso da un gravoso segreto del proprio passato, decide così di unirsi alla giovane agente FBI Jane Banner (Elizabeth Olsen) in una pericolosa caccia all’uomo per stanare l’assassino, nascosto nel silenzio dei ghiacci che forse usa come copertura, prima di colpire ancora o semplicemente per cercare di occultare una sconvolgente verità.
Sheridan, con I Segreti di Wind River (qui il trailer italiano ufficiale), cerca di coniugare l’asciutta potenza della propria scrittura con la forza della regia, cimentandosi per la prima volta in questa inedita commistione di “scrittura per immagini”. Il risultato è un thriller atipico, costellato da paesaggi mozzafiato, imperniato su un intrigo semplice – e, a tratti, anche scontato o comunque con poca suspense – e su un punto di forza inedito per un film di genere: i personaggi.
Se nel film di genere, soprattutto noir, si cerca da sempre di dare più spazio alla storia e all’intreccio che ai personaggi, ridotti a muoversi sullo sfondo come marionette bidimensionali nelle mani del regista, nel caso di Sheridan il cuore pulsante de I Segreti di Wind River si annida proprio nella tempra morale dei suoi protagonisti. Il paesaggio immortalato, la selvaggia riserva indiana di Wind River riflette l’animo incostante, tormentato e complesso degli uomini e delle donne che vagano tra le nevi, come spettri nella tormenta.
I Segreti di Wind River recensione del film con Jeremy Renner
Gli attori prestano i loro volti alla causa, dalle comparse fino ai protagonisti nativi americani senza tralasciare i due personaggi principali, la giovanissima agente FBI e il cacciatore solitario, che hanno gli occhi e il volto di Jeremy Renner e di Elizabeth Olsen.
Renner è solido quanto fragile, virile e rassicurante ma capace di convivere, in silenzio, con un dolore sordo che sta lentamente macerando la sua anima; la Olsen, con il suo volto da perfetta bambola di porcellana, conferisce forza e tenacia a quello che è forse uno dei migliori personaggi femminili scritti per il grande schermo negli ultimi anni.
In un’epoca di femminismi ritrovati, movimenti indipendentisti tinti di rosa – tutte incarnazioni di una nuova consapevolezza femminile – il personaggio dell’agente Banner rimane impresso perché incarna l’eterno ossimoro di una donna certa delle proprie insicurezze: una moderna quanto giovane “principessa con la pistola” che però ha comunque ancora bisogno di essere salvata e protetta, anche solo a parole.
La complessità dei personaggi evocati da Sheridan in I Segreti di Wind River riflette la natura sfaccettata e ambigua dell’esistenza stessa, dalla quale si è lasciato ispirare per raccontare le (troppe) storie vere che ancora non hanno trovato una propria voce, vittime del disinteresse della stampa, del governo stesso, relegate ai margini di quelle riserve create per nascondere i propri peccati, finendo per condannare per ben due volte le vittime di questa ingiustizie.