sabato, Settembre 14, 2024
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I Mercenari 4 – Expendables, recensione del film con Jason Statham e Sylvester Stallone

La recensione de I Mercenari 4 - Expendables, il quarto capitolo del franchise tributo agli action anni '80/'90 con Jason Statham e Sylvester Stallone. Nelle sale dal 21 settembre.

Non è facile rinvigorire i fasti di una saga, specialmente se (abbastanza) lunga e disseminata nell’arco del tempo: spesso si ricorre a delle brusche inversioni di rotta che coinvolgono la crew tecnica, con nuove scelte legate alla regia oppure a dei re-casting più in linea con l’incalzante valzer della modernità.

Lo dimostrano franchise longevi come James Bond, Mission Impossible o Fast & Furious, oppure ritorni sul grande schermo nello stile di Hunger Games. Non sfugge a questa considerazione anche un’altra epopea in quattro capitoli, quella dedicata ai mercenari sacrificabili nati dalla creatività di Dave Callaham e Sylvester Stallone, promotore dei precedenti capitoli e volto rappresentativo delle avventure delle rocambolesche avventure dei mercenari protagonisti.

The Expendables appunto, i “sacrificabili”, coloro che rischiano la vita in nome del pericolo, dell’azione adrenalinica e della giustizia da mantenere ad ogni costo: emblemi di un mondo sommerso e, forse, anche perduto – quello legato ad un immaginario collettivo action degli anni ’80-’90 – icone di un machismo da camerata giocoso e divertito che ormai riesce a ritagliarsi sempre meno spazio sul grande schermo, i protagonisti della saga hanno attraversato indenni tre capitoli dalle alterne fortune.

Con un primo film configurato come un pantagruelico setup (capace di prendersi fin troppo sul serio), un secondo pari ad un fiammante giocattolo di lusso (e di genere) per tutti gli appassionati e, infine, un terzo che ha segnato un flop al box office, questo quarto capitolo non sembrava poi così scontato. E invece I Mercenari 4 è riuscito, con tenacia e caparbia determinazione, a vedere la luce in un mondo trasfigurato dagli ultimi eventi mondiali, soprattutto da una pandemia che ha cambiato i contorni del mercato audiovisivo e dello streaming.

Un diverso significato all’espressione “sangue nuovo”

Questo quarto capitolo nasce sotto l’egida di un’accesa diatriba tra Stallone e il produttore Avi Lerner legata a delle divergenze creative: niente di irrisolvibile, ma ogni contrasto è confluito infine sul set e sulla realizzazione del film, rendendolo per certi versi frammentario e discontinuo, anacronistico pur nella sua confezione patinata e mainstream. Alcuni dei mercenari protagonisti dei precedenti film sono pronti a tornare, armati di tutte le armi su cui riescono a mettere le mani e delle abilità per usarle, anche perché sono l’ultima linea di difesa del mondo, la squadra che viene chiamata quando tutte le altre opzioni sono fuori discussione.

I nuovi membri del team che vengono introdotti, con stili e tattiche mai viste prima, daranno all’espressione “sangue nuovo” un significato completamente diverso, ponendo soprattutto al centro dell’azione Lee Christmas (Jason Statham), alla ricerca della verità tra le mille peripezie alle quali viene sottoposta una squadra nuova di zecca, composta tra gli altri dallo stesso Stallone e da Dolph Lundgren, Randy Couture, Curtis “50 Cent” Jackson, Megan Fox, Tony Jaa, Iko Uwais, Jacob Scipio, Levy Tran e Andy Garcia.

Una foto de I Mercenari 4. Credits: Yana Blajeva

I Mercenari 4, nonostante il travagliato iter alle spalle, si colloca perfettamente nel solco dell’intera saga: dai precedenti titoli, cerca di riprendere alcuni elementi mescolandoli insieme, dal gusto per il war movie in stile Quella sporca dozzina, passando per il giocoso divertissement nostalgico dei divi dell’action anni ’80-’90 fino alle new entry pronte a creare un ponte tra passato e presente di un genere.

Nella sua struttura – poco pretenziosa, anzi, molto grezza e mainstream – il film però riesce ad intrattenere il pubblico in sala esattamente come un film di qualche decennio fa (e anche di più), creando una crepa nello spazio-tempo abituale di ogni spettatore e divertendo, per il puro piacere dell’evasione. Scene d’azione, battute salaci, “bulli e pupe”, cattivi minacciosi, doppiogiochisti perfidi e gli intrighi dello spionaggio: c’è tutto ciò che è già stato avvistato nel corso di un’intera cinematografia, per un’operazione moderna dal sapore amarcord, malinconia a buon mercato per nostalgici e nuovi adepti (rigorosamente, del grande schermo).

Una “comfort zone” per appassionati di genere

Certo, gli effetti speciali non sono all’altezza delle aspettative di un blockbuster a stelle e strisce, ma le scene d’azione che guardano ad oriente cercano di compensare le mancanze estetiche e un cast che, privato dei suoi “pezzi forti” (non presenti o ridotti a dei recurring characters) recluta nuovi volti funzionali solo allo sviluppo della storia, privi di backstories abbastanza forti o di caratteri indimenticabili in grado di “graffiare” lo schermo.

A fare la parte del leone è Jason Statham, che conferma ancora una volta i suoi talenti peculiari: le abilità marziali, unite ad una “faccia da schiaffi” coadiuvata dal piacere guascone per la battuta salace tipicamente britannica, affilata e brillante. L’attore inglese riesce da solo ad oscurare un cast di “dimenticabili” di supporto, eccezion fatta per la solita presenza di Stallone, volto e anima dell’intero progetto. E proprio la presenza di Statham unita ad un paio di guest star provenienti dall’oriente (Tony Jaa, Iko Uwais) – già protagoniste di cult del genere action indonesiano-tailandese – permette di far virare le numerose scene d’azione verso un gusto più “hongkonghese”, evocando i fasti non solo di una fiorente industria ma di un intero cinema celebrato ed esportato nel mondo, tra gli altri, da un autore come John Woo.

Coreografie adrenaliniche e una sceneggiatura dal gusto vintage proiettano, per 103 minuti, in un universo parallelo e lontano, una “comfort zone” cinefila per appassionati di genere che ricorda il cinema di un’industria che fu, in difficoltà nel trovare una propria collocazione specifica nel mondo contemporaneo, troppo ancorata ai propri topoi per rinnovarsi tanto da riscrivere un nuovo capitolo dell’action dai toni grafici, così come ha fatto un altro franchise come John Wick. Eppure, nonostante questa difficoltà, I Mercenari 4 non fallisce nel proprio intento (onesto e diretto): quello di divertire il pubblico, facendolo salire su un ottovolante impazzito e iperbolico tanto da lasciare, fuori dalla sala del cinema, i logoranti pensieri quotidiani.

Guarda il trailer de I Mercenari 4 – Expendables

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Coreografie adrenaliniche e una sceneggiatura dal gusto vintage proiettano, per 103 minuti, in un universo parallelo e lontano, una “comfort zone” cinefila per appassionati di genere che ricorda il cinema di un’industria che fu, in difficoltà nel trovare una propria collocazione specifica nel mondo contemporaneo. Eppure, nonostante questa difficoltà, I Mercenari 4 – Expendables non fallisce nel proprio intento (onesto e diretto): quello di divertire il pubblico, facendolo salire su un ottovolante impazzito e iperbolico tanto da lasciare, fuori dalla sala del cinema, i logoranti pensieri quotidiani.
Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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Coreografie adrenaliniche e una sceneggiatura dal gusto vintage proiettano, per 103 minuti, in un universo parallelo e lontano, una “comfort zone” cinefila per appassionati di genere che ricorda il cinema di un’industria che fu, in difficoltà nel trovare una propria collocazione specifica nel mondo contemporaneo. Eppure, nonostante questa difficoltà, I Mercenari 4 – Expendables non fallisce nel proprio intento (onesto e diretto): quello di divertire il pubblico, facendolo salire su un ottovolante impazzito e iperbolico tanto da lasciare, fuori dalla sala del cinema, i logoranti pensieri quotidiani.I Mercenari 4 – Expendables, recensione del film con Jason Statham e Sylvester Stallone