Grace Jones Bloodlight and Bami è il nuovo lungometraggio di Sophie Fiennes incentrato sulla figura sconvolgente e perturbante della cantante giamaicana Grace Jones, in uscita nelle sale come evento speciale solo nelle date del 30 e 31 gennaio 2018.
Il docu-film si presenta come la summa di un lungo lavoro di ripresa effettuato dalla Fiennes che si è divisa tra spaccati intimi e familiari dell’artista, ripresi con telecamere VX1000, VX150, Panasonic DVX100A, e momenti più ufficiali e performativi come le registrazioni delle performance di Grace e dei suoi collaboratori all’Olympia Theatre di Dublino nel 2016.
I due diversi metodi di ripresa permettono a Grace Jones Bloodlight and Bami di tracciare una contrapposizione visiva molto netta tra i diversi stadi della vita di Grace Jones: dal viaggio in Giamaica in visita alla sua famiglia che ha permesso alla Jones di visualizzare le gioie e i mostri del proprio passato per poi passare, all’apoteosi della creazione della figura iconica della cantante, i suoi concerti e il suo rapporto con il pubblico, con una tenacia e una vitalità straordinaria per una donna che ha appena raggiunto i 70 anni.
Grace Jones Bloodlight and Bami recensione del film evento su Grace Jones
Quello che però rallenta il ritmo del documentario è la sua estrema lunghezza che sembra essere dettata dall’impellente volontà di mostrare più materiale possibile, in un susseguirsi di riprese che spesso sembrano essere ridondanti e poco necessarie a uno svolgimento più snello e lineare della narrazione.
È evidente che Grace Jones Bloodlight and Bami dimostri la necessità di voler penetrare nel complesso animo di una delle personalità artistiche più complesse della musica a cavallo tra gli anni 70 e gli 80, ma la personalità della Jones sembra essere fatta di suggestioni continue, di canzoni scritte su un taccuino tra un concerto e l’altro, in un continuo gioco di rimandi tra la sua energia creativa e il mondo che la circonda.
Grace Jones Bloodlight and Bami (qui il trailer ufficiale) rimane in ogni caso un’opportunità per lo spettatore di approfondire la figura di una cantante eclettica forse mai realmente approdata nel nostro paese con la sua musica tanto quanto con la sua figura – massiccia, iconica, potente – e di poter prendere visione del suo processo creativo e vitale.