La 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è stata un’edizione piena di ritorni. Tra i più attesi e acclamati vi è senz’altro quello di Martin McDonagh, il quale a distanza di 5 anni da Tre manifesti a Ebbing, Missouri ha presentato il suo ultimo lavoro Gli spiriti dell’isola.
Ma il regista e sceneggiatore britannico di origini irlandesi non è solo tornato al Lido, ma anche in patria: dopo la parentesi statunitense, quest’opera ci riporta in Irlanda, su una fantomatica isola dove si sviluppa la diatriba tra due amici di vecchia data, Pádraic e Colm, interpretati magistralmente da Colin Farrell e Brendan Gleeson, due veterani del cinema di McDonagh, già apparsi fianco a fianco nel suo debutto In Bruges – La coscienza dell’assassino, targato 2008.
La forza de Gli spiriti dell’isola, però, sta nella scrittura che sostiene i due interpreti: accantonata la critica sociale alla base del lavoro precedente e il contesto statunitense anche un po’ stereotipato, la scrittura del cineasta inglese ritrova qui tutta la sua efficacia ed essenzialità, puntando principalmente su quello humor spietato che l’ha reso popolare.
Gli spiriti dell’isola, una storia di amicizia e di solitudini
Sarebbe però riduttivo definire Gli spiriti dell’isola solamente una commedia nera, non solo perché rischia seriamente di commuovere lo spettatore, ma anche perché ha molto più da raccontare di quel che potrebbe sembrare a inizio visione.
Quest’opera è forse uno dei migliori esempi di cinema sull’amicizia che esistano, oltre ad essere un’esaustiva rappresentazione del microcosmo nel quale la vicenda di svolge: un luogo abbastanza vicino da permettere ai personaggi di percepire i rumori della Storia (quella con la maiuscola) che prosegue al di là del mare, ma troppo lontano per far sì che gli stessi ne siano davvero coinvolti. Non a caso, inoltre, è una storia di solitudine, anzi di più solitudini che si incontrano e scontrano continuamente.
Interessante, seppur di sfondo, è l’elemento sovrannaturale del film, particolarmente evocativo come il suo titolo e sapientemente legato al folklore locale e a una serie di prodotti culturali che vanno da Shakespeare a Bergman.
Completano il cast, incorniciati da costieri paesaggi mozzafiato, Kerry Condon (già vista in Tre manifesti a Ebbing, Missouri) e Barry Keoghan (il Joker “tagliato” dal The Batman di Matt Reeves). Comprimari e secondari insieme si adattano all’eclettico cambio di tono, scena dopo scena, con costante maestria, totalmente calati nei loro personaggi particolarmente sfaccettati.
Gli spiriti dell’isola è uno dei titoli più riusciti di questa annata veneziana. Non ci sorprenderebbe, quindi, scoprire che la sua corsa nella prossima stagione dei premi non sia finita qui ma, al contrario, sia appena cominciata.
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