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Giochi di Potere recensione del film con Theo James e Ben Kingsley

Giochi di Potere (Backstabbing for Beginners), in uscita nelle sale italiane l’11 luglio, è il primo lungometraggio in lingua inglese di Per Fly, regista danese che in patria si è fatto apprezzare per due serie tv acclamate dalla critica, Forestillinger (2007) e Bedrag (2016), e un bel trittico cinematografico sulle classi sociali, composto da La panchina (2000), L’eredità (2003) e Gli innocenti (2005). Il film ha per protagonista Theo James, star della serie distopica Divergent, e Sir Ben Kingsley, visto ultimamente nella pellicola War Machine di David Michôd.

Michael Sullivan (Theo James) è un giovane lobbysta desideroso di lavorare nel campo delle relazioni internazionali, come il suo defunto padre. Un giorno corona le sue ambizioni: diventa coordinatore del programma “Oil for Food” gestito dall’esperto diplomatico dell’ONU Pasha (Ben Kingsley). Ma quando il ragazzo scopre i loschi traffici che si muovono all’ombra delle Nazioni Unite il sogno si trasforma in un incubo. Le persone per cui lavora si rivelano pronte a sacrificare qualsiasi cosa in nome del denaro, forse anche la sua vita. Per non soccombere infatti Michael fa una scelta estrema: scoperchiare il vaso di Pandora e denunciare la cospirazione.

Giochi di Potere recensione del film con Theo James e Ben Kingsley

“Il problema non sono le bugie che diciamo agli altri, il problema sono le bugie che diciamo a noi stessi”. La vera storia dell’ex diplomatico Michael Soussan, e del suo coinvolgimento nello scandalo Oil for Food, è stata raccontata per la prima volta nel 2004 in un articolo del Wall Street Journal, e successivamente nel 2008 in un libro inchiesta dal titolo “Backstabbing for beginners: My Crash Course in International Diplomacy”.

La pellicola del regista danese Per Fly (qui il trailer italiano ufficiale) è una versione piuttosto romanzata della vicenda che cerca, in un modo o nell’altro, di cavalcare l’onda del successo dei thriller politici degli ultimi anni. Ma un cast decisamente fuori parte, capitanato da un Theo James ancora intrappolato nei panni di Four di Divergent, e una sceneggiatura priva di mordente non bastano ad elevare il prodotto al di sopra della sufficienza, che sarebbe stata mediocrità se al film non avesse preso parte Ben Kingsley.

Tutta la messa in scena appare molto superficiale e fredda anche nei passaggi cruciali della storia. Gli scontri verbali tra Michael e Pasha, momenti che avrebbero potuto dare un tono diverso all’intera opera, vengono sfruttati male, non bastano a creare la tensione emotiva necessaria e si rivelano solo utili all’esposizione degli argomenti attorno ai quali ruota la trama. Certo, i temi trattati sono di enorme rilevanza…

Il funzionario dell’ONU Benon Sevan, il Pasha del film, usò un programma di aiuti umanitari per favorire il regime iracheno e allo stesso tempo per intascare migliaia di dollari di tangenti. Fu uno scandalo di proporzioni enormi per il quale forse avrebbe funzionato meglio un documentario dallo stile narrativo (alla Kevin Macdonald, per intenderci) piuttosto che un dramma dalle aspirazioni documentaristiche.

Redazione
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