domenica, Settembre 24, 2023
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Free State of Jones, recensione del film con Matthew McConaughey

Articolo a cura di Silvia Preziosi

1862, Guerra Civile Americana. Newton Knight (Matthew McConaughey) è un infermiere dell’esercito sudista. Dopo la morte del nipote avvenuta in trincea e dopo aver assistito a diverse ingiustizie e soprusi, ritorna nella sua Contea per seppellire degnamente il ragazzo. Arrivato a casa e diventando così disertore, Newt si rende conto che le cattiverie a cui assisteva in battaglia, avvengono anche in paese nei confronti delle donne rimaste sole con i bambini e degli schiavi. Ricercato dalle autorità dopo aver aiutato una famiglia in difficoltà, Newt è costretto a salutare la sua compagna (Keri Russell), con la quale aveva avuto un figlio, e a rifugiarsi nella palude del Mississippi insieme ad un gruppo di schiavi in fuga. È così che inizierà un lungo percorso di lotte e sentimenti, durante il quale riuscirà a radunare di volta in volta sempre più persone fino a costituire – sotto la sua guida – lo Stato degli Uomini Liberi della Contea di Jones.

Gary Ross ha scelto Matthew McConaughey per raccontare la vera storia di Newton Knight, il Robin Hood del Mississippi che riuscì nell’intento di costituire un vero e proprio Stato libero, ma soprattutto riuscì a lottare contro le disuguaglianze, il razzismo,  lo schiavismo, le crudeltà e le assurdità dell’esercito e del Ku Klux Klan. Lo sceneggiatore di Big e regista di Pleasentville e del primo Hunger Games realizza un film classico, serio, attento ai dialoghi e alle parole,  quelle cattive, ma anche quelle profonde pronunciate da Knight. Un film importante, storico, che ha il compito di riportare alla luce un avvenimento poco conosciuto nel mondo (ma anche negli States), e per farlo si serve di uno dei migliori attori della sua generazione.

Matthew McConaughey con il suo inconfondibile accento texano è perfetto nel vestire i panni dell’eroe di questa storia, un uomo pieno di valori che non riesce a stare fermo a guardare e che sceglie di lottare. Un uomo che, privo di pregiudizi, sposa in seconde nozze una donna di colore, dando vita alla prima comunità ufficiale di razza mista del dopoguerra. Interessante, anche se inizialmente inaspettato, il salto temporale che lega la vicenda di Kinght a quella di un suo pronipote che negli anni ’50 si trova sotto processo per aver infranto la legge sposando una donna bianca; pur essendo bianco, infatti, ha nel sangue una piccola percentuale di sangue afroamericano che renderebbe nullo il matrimonio. Nel complesso la prima parte del film risulta più avvincente e coinvolgente, rispetto alla seconda parte in cui la tensione narrativa cala, forse anche a causa della durata stessa della pellicola.

Dopo 12 anni schiavo e The Birth of a Nation, Free State of Jones, pur essendo più debole nella sceneggiatura, va ad affiancare una parte di filmografia americana che ha l’importante compito di mantenere viva la storia e alcuni valori fondamentali. Nonostante sia passato più di un secolo dagli avvenimenti raccontati infatti, alcuni comportamenti, alcune ingiustizie e soprusi sono ancora all’ordine del giorno, magari soltanto un po’ “mascherati”.

Guarda il trailer ufficiale di Free State of Jones

Redazione
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