Ferdinand è il nuovo film d’animazione prodotto dalla Blue Sky Studios – già dietro i successi di Rio e della saga de L’Era Glaciale – che vede di nuovo alla regia Carlos Saldanha. Il regista brasiliano si ispira a un libro per ragazzi scritto da Munro Leaf nel 1936 con il titolo La storia del toro Ferdinando diventato poi, nel 1938, un cortometraggio targato Disney.
Nella Spagna odierna Ferdinand è uno splendido e maestoso toro che adora i fiori e odia, allo stesso tempo, combattere nell’arena. È cresciuto in un allevamento da corrida dal quale è scappato in seguito alla morte del padre per mano del Toreador di turno. Da vitello è stato accolto nella fattoria di Nina, amato dalla bambina e dal padre di lei, coltivatore di fiori.
Ma quando, dopo una serie di infausti eventi tragicomici, si ritroverà di nuovo nell’allevamento tra l’astio degli altri tori, le attenzioni di una capra esaltata e il rischio di diventare il nuovo toro prescelto dal matador per la sua ultima corrida. Riuscirà Ferdinand ad affermare se stesso, sconfiggendo la violenza, il sangue e l’arena con il suo innato pacifismo?
Con Ferdinand le menti creatrici già all’opera dietro altri grandi capolavori dell’animazione tornano in occasione delle festività natalizie, conquistando una nomination ai Golden Globes e tornando a far felici adulti e bambini. Perché il nuovo film d’animazione cerca di condensare, in 106 minuti, temi universali quanto impegnati stemperandoli però nelle atmosfere giocose – e naive – di un film destinato prettamente ai più piccoli.
La rielaborazione del lutto dopo la perdita, la cura dell’ambiente, la pace che sconfigge la violenza trasformandosi nella miglior forma di contestazione; sono questi alcuni dei temi affrontati già da Leaf nel suo romanzo che trovò l’opposizione di un’intera epoca – quella buia della Seconda Guerra Mondiale fino alla morte del dittatore Franco negli anni ’70 – prima di venir riapprezzato da intere generazioni al giorno d’oggi.
Ferdinand è un simbolo: un emblema di autodeterminazione, incapace di scendere a compromessi e forte della propria unicità, che gli permette di trovare una voce specifica talmente forte tanto da opporsi alle tradizioni e alle consuetudini. Un grande toro che si trasforma in un compagno di giochi per i bambini e in un cucciolone troppo cresciuto amante dei fiori; intorno a lui si muovono animali strani, surreali, tra capre miotoniche e parlanti, porcospini multicolor e cavalli con marcato accento tedesco.
Tutto in Ferdinand è sopra le righe e colorato per poter permettere, a Saldanha e soci, di veicolare al meglio verso gli spettatori l’importanza dei messaggi trattati. L’unico modo per affrontare con serietà la vita è prendendosi meno sul serio, proiettando l’evidenza nel mondo in technicolor dell’animazione.
Il regista brasiliano cattura questa lezione fondamentale proiettandola sul grande schermo in Ferdinand (qui il trailer italiano ufficiale), un prodotto d’animazione forse non all’altezza – ad esempio – dei primi capitoli de L’Era Glaciale per sceneggiatura e animazione ma comunque godibile, capace di intrattenere con leggerezza le famiglie inducendole alla riflessione, scaturita sicuramente dalle risate.
Saldanha introduce ancora una volta elementi cari al suo cinema: la comicità slapstick, le battute veloci, i personaggi surreali che hanno contraddistinto gli altri successi della Blu Sky Studios, che contribuiscono a rendere Ferdinad un ottimo esempio d’animazione natalizia, che si trasformerà molto presto in un “nuovo classico” vista anche l’importante eredità letteraria.