venerdì, Luglio 18, 2025
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Family Switch, recensione della commedia con Jennifer Garner e Ed Helms

La recensione di Family Switch, commedia diretta da McG con protagonisti Jennifer Garner e Ed Helms. Disponibile su Netflix dal 30 novembre.

Definizione di “Cringe”: aggettivo, imbarazzante, detto di scene e comportamenti altrui che suscitano imbarazzo e disagio in chi le osserva. Questa parola potrebbe rimbalzare più volte nella mente dello spettatore intento a sorbirsi la visione di Family Switch, la commedia che si trova attualmente nella top 3 dei più visti su Netflix.

Il film, diretto dal regista statunitense McG, imposta sin dal principio il proprio mood: Jennifer Garner e Ed Helms, qui nelle vesti dei coniugi Jess e Bill Walker, entrano in scena con un balletto a tema natalizio (il copricapo a forma di bastoncino di zucchero indossato da lui è, già di per sé, ontologicamente cringe), tentando di coinvolgere la svogliata prole. Lo spettatore ha quindi a disposizione due fondamentali informazioni: Family Switch è un film natalizio e sarà incentrato sull’incomunicabilità tra genitori boomer e figli adolescenti.

Il pretesto narrativo è l’incontro con un personaggio “magico”, una signora (Rita Moreno) mai vista né conosciuta dai nostri e di cui neanche noi sappiamo assolutamente nulla, se non che ha il potere di intercettare le famiglie in crisi e di scambiare i corpi dei genitori con quelli dei figli, approfittando in questo caso di una misteriosa congiunzione astrale. Tutto “bene” fin qui: a Natale ogni cosa è possibile, quindi la questione della sospensione dell’incredulità può dirsi automaticamente chiusa.

Una commedia che non fa ridere

Peccato però che Family Switch fallisca su tutti gli altri fronti: è una commedia ma non fa ridere, è un film natalizio ma al Natale vi accenna solo di sguincio, è un’opera che vorrebbe raccontare in modo simpatico l’incontro-scontro tra generazioni ma lo fa con rara superficialità. Assodato ciò, sorge spontaneo chiedersi: vale davvero la pena trascorrere due ore della propria vita di fronte a questo spettacolo? Per correttezza, occorre specificare che chi scrive ha una perversione legata ai film brutti, ovvero continuare a guardarli nella speranza di trovare il film brutto per eccellenza.

Family Switch non è abbastanza brutto per vincere la bambolina, eppure la risposta alla domanda precedente è sì, ma soltanto a patto che anche voi siate appassionati di film brutti. In caso contrario, il consiglio è quello di passare oltre e, se proprio desiderate godervi un film a tema natalizio, puntare direttamente su un rewatch di Mamma, ho perso l’aereo o Miracolo nella 34esima strada.

Family Switch, che è ispirato al libro per bambini “Bedtime for Mommy”, condisce questa suggestione (una figlia si ritrova a dover “mettere a letto” la mamma, accudendola come se fosse piccola) con un numero indefinito di luoghi comuni, strizzando l’occhio a commedie ben più riuscite come 30 anni in 1 secondo (la cui attrice principale era, non a caso, proprio Jennifer Garner) e Quel pazzo venerdì.

Una sceneggiatura priva di organicità

Come è facile intuire, il problema principale di Family Switch è la sceneggiatura, scritta a quattro mani da Victoria Strouse e Adam Sztykiel e priva di una vera e propria organicità. Come esito abbiamo non una sequela di cliché, ma una galleria di cliché di cliché: il padre finto giovane che è più socievole del figlio musone, la madre in carriera fissata con l’alimentazione sana che tuttavia non tollera la figlia maschiaccio amante dello sport, e così via.

Essendo strutturato come un susseguirsi di situazioni sganciate tra di loro, Family Switch rinuncia all’approfondimento caratteriale dei personaggi, con il dubbio risultato di presentarci una famiglia di svitati privi di empatia gli uni nei confronti degli altri. Lo scambio di corpi avviene, guarda caso, in un giorno cruciale per tutti i membri della famiglia Walker: la madre Jess deve gestire la presentazione di un importante progetto al lavoro, il padre Bill deve esibirsi in uno show televisivo con la sua band (composta dai membri dei Weezer, che forse hanno accettato perché in bolletta), la figlia CeeCee (Emma Myers) deve giocare una partita di calcio di fronte al talent scout della Nazionale, il figlio Wyatt (Brady Noon) deve sostenere un colloquio per essere ammesso a Yale.

Cr. Colleen Hayes/Netflix © 2023.

Un film che è sostanzialmente un’occasione sprecata

Poiché Family Switch è tagliato con l’accetta, esso presenta il problema dell’assenza di dialogo tra genitori e figli con uno strano escamotage che – va detto – è addirittura originale, anche se forse in maniera del tutto involontaria: tutti se ne fregano di tutti. Normalmente, nei film appartenenti al filone dello scambio di corpi, dopo un iniziale momento di confusione i protagonisti tentano di immedesimarsi, innescando in questo modo sia la comicità sia la presa di coscienza che darà vita alla morale del racconto.

In questo caso, invece, ciascun “occupante” del corpo del genitore/figlio se ne infischia bellamente dell’importante evento e improvvisa senza un minimo di preparazione e senza un’ombra di ansia o senso di responsabilità. Ad esempio, perché Bill Walker dovrebbe sabotare l’importante colloquio del figlio? Non ci è dato saperlo, eppure lo fa. In tutto questo, i Walker hanno anche un bambino piccolo, che si è scambiato con il cane. Cane e bimbo vengono affidati ad un vicino di casa maniaco del controllo (Matthias Schweighöfer) e abbandonati a sé stessi per il resto del tempo. Perché, ci chiediamo? E poi, i Walker a chi affidavano il figlioletto prima dello scambio dei corpi?

La risposta alla prima domanda è semplice: si tenta di arricchire l’opera di divertenti siparietti (gli unici che strappano un sorriso, per quanto tirato, in effetti), con il cane-bambino che scorrazza in giardino, il bambino-cane che fa la pupù nel vasino e il rigido babysitter sempre più perplesso. Quanto alla seconda domanda, anche in questo caso non ci è dato avere una risposta, ma ancora una volta passiamo oltre, trattandosi solo dell’ennesima circostanza inspiegabile del film.

Il fatto che i membri della famiglia Walker si trovino spesso e volentieri al centro di scenette che vorrebbero essere divertenti ma che finiscono per generare soltanto perplessità nel pubblico va, prevedibilmente, a scapito delle potenzialità del cast. Dire che Family Switch è un’occasione sprecata è riduttivo, considerando la premessa (sta proprio qui, forse, il successo riscosso sulla piattaforma streaming) e il fatto che i due protagonisti sono Jennifer Garner e Ed Helms, non esattamente due pivelli in fatto di comicità e ironia.

Mentre la prima si trova ad interpretare un personaggio quasi omologo a quello a suo tempo interpretato nel già citato 30 anni in 1 secondo, sebbene più abbozzato e caricaturale, chi ha visto The Office intravedrà in Bill un’ombra sbiadita di Andy Bernard, che già di per sé non era un personaggio campione di simpatia, ma che qui finiamo per rivalutare in toto. Helms, più che interpretare Bill, interpreta sé stesso che interpreta Bill, sfoggiando un istrionismo sopra le righe e spesso slegato dal ruolo, trasformandosi così in una insensata macchietta. Avendo a che fare con una sceneggiatura così traballante, c’è da ipotizzare che l’attore si sia fatto prendere un po’ troppo la mano, consegnandoci un risultato grottesco quasi quanto il personaggio in sé. Possiamo forse biasimarlo?

Accontentarsi di “staccare il cervello” per una sera

Come se tutto questo non bastasse, in Family Switch troviamo almeno un paio di situazioni e battute costruite ad arte per essere dissacranti, grazie alle quali il pubblico assonnato si desterà per un attimo, domandandosi: ma ho sentito bene? Fulmini a ciel sereno, totalmente casuali nell’economia del racconto, inseriti forse per far rumoreggiare una platea di anziani moralisti e sbellicare dalle risate i giovani più ironici. Ricordiamoci che il primo destinatario di questa comicità terra-terra e timidamente volgare è lo spettatore medio statunitense.

Prendiamo, ad esempio, la sequenza che ruota attorno al tema “meteorismo”: i fratelli Vanzina hanno costruito un’intera filmografia su battute di questo tenore e in fondo pure loro facevano film di Natale. Sorge comunque il dubbio che il regista McG, forse intento a bearsi della sua originalità e del suo essere “politicamente scorretto”, ignori questo particolare filone della nostra cinematografia (comunque assai più onesto intellettualmente del film di cui stiamo parlando).

Al netto di tutto ciò, e come spesso accade per opere di questo tipo, Family Switch fa al caso di chi non abbia particolari pretese e si accontenti di “staccare il cervello” per una sera. Per tutti gli altri potrebbe resistere una certa curiosità, legata allo scoprire fino a che punto si saranno spinti gli sceneggiatori per dare una coerenza razionale a tutto questo. Vasco Rossi cantava: “Voglio trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l’ha”. Forse la chiave del film sta proprio qui.

Guarda il trailer ufficiale di Family Switch

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Come spesso accade per opere di questo tipo, Family Switch fa al caso di chi non abbia particolari pretese e si accontenti di “staccare il cervello” per una sera. Per tutti gli altri potrebbe resistere una certa curiosità, legata allo scoprire fino a che punto si saranno spinti gli sceneggiatori per dare una coerenza razionale a questo sconclusionato racconto.
Annalivia Arrighi
Annalivia Arrighi
Appassionata di cinema americano e rock ‘n’ roll | Film del cuore: Mystic River | Il più grande regista: Martin Scorsese | Attore preferito: due, Colin Farrell e Sean Penn | La citazione più bella: “Questo non è volare! questo è cadere con stile!” (Toy Story)

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Come spesso accade per opere di questo tipo, Family Switch fa al caso di chi non abbia particolari pretese e si accontenti di “staccare il cervello” per una sera. Per tutti gli altri potrebbe resistere una certa curiosità, legata allo scoprire fino a che punto si saranno spinti gli sceneggiatori per dare una coerenza razionale a questo sconclusionato racconto.Family Switch, recensione della commedia con Jennifer Garner e Ed Helms