A due anni dal primo capitolo, torna sui nostri schermi Enola Holmes. Il film è stato inserito nel catalogo di Netflix lo scorso 4 novembre e risulta già tra i più visti. Complice l’affetto verso questa ragazzina, qui interpretata da Millie Bobby Brown, e la leggerezza delle sue avventure a tinte gialle. Il personaggio di Enola è opera dell’autrice statunitense Nancy Springer e della sua serie di romanzi mystery per ragazzi in cui la protagonista, la piccola dei più noti fratelli Holmes, Sherlock e Mycroft – nati dalla penna di Arthur Conan Doyle -, intraprende la carriera di investigatrice privata.
Il primo film introduce alla storia e alla vita di Enola, raccontando il rapporto con sua madre, la sua sparizione e la conseguente scelta della terzogenita Holmes di diventare detective di casi di persone scomparse, ma l’inizio di questo nuovo capitolo si apre proprio con le difficoltà che la giovane incontra con l’avvio della sua attività. Un po’ per via della sua giovane età, un po’ per via all’ingombrante ombra del fratello Sherlock (interpretato da Henry Cavill), le sue possibilità di mettersi alla prova sono talmente poche che decide quasi di darsi per vinta. L’occasione però arriva quando una ragazzina entra nel suo ufficio per chiederle aiuto a risolvere il caso della sparizione di una giovane operaia di una fabbrica di fiammiferi.
Pur mantenendo l’ambientazione cupa della Londra Vittoriana, tipica della tradizionale letteratura del mistero inglese (dalle avventure di Sherlock Holmes a Penny Dreadful), Enola Holmes 2 smorza l’atmosfera tetra con i toni briosi della commedia. Lo fa non solo con i ritmi incalzanti e dinamici tipici del film d’avventura, ma anche proseguendo l’attitudine di Enola a parlare direttamente al suo pubblico attraverso la rottura della quarta parete. Come nel film precedente infatti, la protagonista spesso si rivolge allo spettatore snocciolando osservazioni e considerazioni sul caso che sta seguendo, ipotesi e deduzioni, ma anche semplicemente per attenuare la tensione con battute di spirito.

La forza e l’autodeterminazione femminile
A differenza del primo film, però, un po’ zoppicante su alcuni punti della trama, non solo il fulcro di questo secondo si presenta sin da subito in maniera chiara, ma rivela anche una storia ben più articolata che si evolve portando alla luce un caso di corruzione, di condizione di sfruttamento del lavoro operaio e, infine, di empowerment femminile.
La forza di Enola Holmes 2 risiede infatti in una contestualizzazione storica realistica e nella storia da cui trae spunto, cioè la prima azione sindacale in assoluto intrapresa da donne per le donne a cui diede inizio Sarah Chapman, una lavoratrice della fabbrica “Bryant & May Factory” che nel luglio 1888 indusse a uno sciopero generale per denunciare le condizioni di lavoro. Tramite l’azione avviata dalla Chapman, il “Matchgirls’ Strike“, non solo le lavoratrici ottennero miglioramenti alle condizioni di lavoro in fabbrica, ma riuscirono persino a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della salute sui luoghi di lavoro e sul rispetto dei diritti delle lavoratrici. Naturalmente, il film usa questa vicenda realmente accaduta come espediente narrativo per sviluppare un caso misterioso, ma ciò non toglie l’importanza e la potenza evocativa che troviamo nella conclusione.
Enola Holmes 2 non è quindi soltanto un intrattenimento leggero per tutta la famiglia, ma invita ad una riflessione su quanto sia indegno lucrare a discapito della salute dei lavoratori (ancora oggi troppo spesso), trasmettendo inoltre un importante messaggio sulla forza e sull’autodeterminazione femminile. Il finale, difatti, rappresenta la vittoria della classe operaia attraverso un’immagine emotivamente impattante delle lavoratrici che scelgono di unirsi in una sola voce per una causa che riguarda tutte.