Emoji Accendi le Emozioni si innesta in quel cinema d’animazione che sta a metà tra la fantasiosa originalità dei Lego Movies e il classicismo Pixar. Non è sbagliato dire che questo lungometraggio, diretto da Tony Leondis, è la sintesi di The Lego Movie e Inside Out. Emoji Accendi le Emozioni è quindi un film che avremmo potuto consigliare ad occhi chiusi e senza alcuna remora, se non fosse per un grossissimo e pesantissimo “mah” che incombe sulla questa pellicola.
In questo periodo, abbiamo assistito alla creazione di un nuovo ciclo di film d’animazione che non ricalca più le favole classiche, ma cerca di ibridarsi con la realtà che ci circonda. Oltre ai già citati film basati sui mattoncini più famosi di sempre, un altro esempio sono quei cartoni animati che prendono spunto dai videogames sia retrò (come accade con Ralph Spaccatutto) che attuali (il film su Angry Birds). Questo nuovo modo di fare animazione risulta decisamente più ironico, per certi versi molto più esilarante, ogni tanto demenziale, ma sempre molto efficace.
Emoji Accendi le Emozioni si innesta in quel cinema d’animazione che sta a metà tra la fantasiosa originalità dei Lego Movies e il classicismo Pixar
Il regista Tony Leondis, già autore del sequel di Lilo e Stich e di Igor, mette le mani su un tema che nonostante sia stato dibattuto ampiamente (anche se mai in maniera davvero approfondita), risulta sempre molto accattivante: il mondo degli smartphone. Il film, inoltre, ha potuto contare sull’apparizione delle App più popolari di sempre, quali Instagram, Facebook, Spotify, Twitter ecc.; insomma, gli elementi per un’ottima commedia ci sono tutti.
Nello smartphone del giovanissimo Alex vive, in un’applicazione messagistica, Gene, un emoji “bah” (ovvero la faccetta annoiata). Nel mondo di Gene, ogni emoji deve vivere unicamente con lo status di ciò che rappresenta (ad esempio la direttrice Smile è sempre sorridente, anche quando è arrabbiata). Gene però è un emoji “strana”, in grado di fare molte espressioni, non solo quella per cui è stata programmata. Questa sua particolarità però è vista da tutti come un bug, soprattutto dalla direttrice Smile, la quale deve prendere dei provvedimenti, prima che Alex formatti il telefono cancellando ogni applicazione.
Emoji Accendi le Emozioni recensione del film di Tony Leondis
Emoji Accendi le Emozioni parte molto bene, già solo dai titoli iniziali con il logo della Columbia Pictures. La prima parte, ovvero la descrizione del mondo delle App è molto divertente, per certi versi lungimirante, con trovate genialmente comiche. La regola delle emoji permette anche ai personaggi di contorno di avere delle personalità ben distinte e riconoscibilissime. Il viaggio dell’eroe è ben strutturato e, sfruttando il mondo delle App, risulta anche piuttosto originale (ne sono un esempio la sfida a Dance Dance o a Candy Crush).
Se è tutto così ironico, frizzante ed originale, qual è il grosso “mah” di cui vi parlavamo all’inizio? Il bug è di tipo concettuale, una scelta narrativa e semantica sul finale, che mina tutto ciò che di moderno e nuovo viene fatto durante tutta la pellicola. Il personaggio della emoji hacker è una donna con un obbiettivo: la libertà (rappresentata dal raggiungimento del Cloud); sul finale questa libertà viene negata per favorire un finale classico che in questo caso risulta reazionario e liberticida.
La scelta narrativa e semantica sul finale mina tutto ciò che di moderno e nuovo viene fatto durante Emoji Accendi le Emozioni
Emoji Accendi le Emozioni è un film che molti apprezzeranno; purtroppo, soltanto pochi percepiranno la tremenda ingiustizia ai danni della emoji hacker. Un’opera ironica ma per niente coraggiosa, che avrebbe avuto il potenziale per far passare davvero un messaggio importante di liberazione di genere, purtroppo castrato in cambio del più banale dei clichè.