Articolo a cura di Riccardo Tanco
Presentato al Sundance Film Festival nel 2018 e in concorso alla 68esima edizione del Festival del Cinema di Berlino, Don’t Worry è il nuovo film scritto e diretto da Gus Vant Sant, che torna dietro la macchina da presa a tre anni di distanza da La foresta dei sogni.
Tratto dalla biografia omonima scritta dal vignettista e scrittore satirico John Callahan, che all’età di 21 anni fu vittima di un incidente in cui rimase paralizzato e costretto sulla sedie a rotelle, Callahan è interpretato dall’attore Joaquin Phoenix, affiancato da un cast corale che comprende l’attrice Ronney Mara assieme a Jonah Hill e Jack Black. Scritto da Gus Vant Sant, il soggetto del film è stato realizzato da Van Sant assieme a Jack Gibson e William Andrew Eatman.
Stati Uniti, 1982: John Callahan (Phoenix) è un giovane di 21 anni che è vittima di una forte dipendenza dall’alcol. Dopo aver conosciuto ad una festa Dexter (Black), i due profondamente ubriachi si mettono alla guida di un auto finendo coinvolti in un grave incidente automobilistico. Mentre Dexter ne esce illeso, John diventa tetraplegico e rimane paralizzato dal torace in giù, costretto a continuare a vivere a bordo di una carrozzina. Mentre affronta la riabilitazione, deciso a cambiare vita e combattere il proprio alcolismo, l’uomo conosce il guru Donnie (Hill) e la dolce Annu (Mara), e trova lavoro come famoso vignettista e autore comico di disegni dissacranti.
Dopo l’ambizioso ma poco riuscito La foresta dei sogni, Gus Van Sant realizza un biopic dedicato alla vita di John Callahan, vignettista comico e dissacrante scomparso nel 2010 all’età di 59 anni, che dall’età di 21 anni si è ritrovato paraplegico a seguito di un incidente e costretto a lottare anche con una grave dipendenza dall’alcolismo.
Se la struttura narrativa rimanda a un convenzionale film biografico, Don’t Worry ha il tono e l’atmosfera del dramedy, una commedia malinconica con i tratti dell’indie movie americano. Senza virtuosismi o inutili pretenziosità, Van Sant opta per una messa in scena e una regia controllata e dall’approccio classico, mantenendo una riuscita grazia scenica: ambientato nell’America degli anni’80, il film si fregia di un’immagine granulosa e quasi vintage, restituendo molto bene dal punto di vista visivo il tempo in cui è ambientata la vicenda.
Il film è supportato da un ottimo cast capitanato da un sempre mimetico Joaquin Phoenix nei panni di Callahan: l’attore, costretto ad una prova su una sedie a rotelle, trova la giusta chiave d’ironia e tristezza nel dipingere il personaggio, aiutato anche dai comprimari, come il buffo e saggio guru spirituale di Jonah Hill (autore di bei duetti con Phoenix alle riunioni degli alcolisti nnonimi), fino alla leggiadria di Rooney Mara e all’efficace cameo di Jack Black.
Don’t Worry non scivola mai nella retorica e trova uno sguardo irriverente e ironico sulla presa in giro della disabilità attraverso la rappresentazione delle vignette politically uncorrect di Callahan; soprattutto, è un film sul riscoprire la delicatezza dei sentimenti, quasi tutto declinato a una ricerca e una riscoperta. Una sorta di viaggio di consapevolezza all’interno dell’anima di una persona che deve accettare il proprio dolore.
Don’t Worry (qui il trailer italiano ufficiale) è un film malinconico e toccante sul ritrovare sé stessi, sul dare senso e materia alla propria esistenza; un percorso di salvezza e redenzione interiore che passa attraverso la condivisione dell’altro. L’ultima fatica di Gus Van Sant prova a riflettere sulla riaccettazione di sé stessi (verso un corpo diverso e verso gli altri), vedendo nell’arte (cioè nelle vignette di Callahan) una forma di libertà e via di fuga per superare il passato.