A fare capolino su Netflix nel weekend di fine estate è il film Do Revenge. Un teen movie sarcastico e con un tocco di iconicità che porta sullo schermo una storia di vendette e inganni messa in atto da due adolescenti dell’esclusivo liceo Rosehill, Drea ed Eleanor.
Drea Torres (Camila Mendes) è una diciassettenne sulla cresta dell’onda: popolare, bella, famosa, ottimi voti, quasi venerata dai compagni di scuola, il futuro pianificato nel dettaglio tra Harvard e Yale, fidanzata con il più ben visto della scuola, Max (Austin Abrams). Insomma, il più canonico dei ritratti liceali “made in USA”. Il programma perfetto di Drea viene però compromesso prima dell’estate dell’ultimo anno, quando un suo video intimo destinato a Max viene condiviso e diventa virale. Quest’episodio le costerà la perdita del suo status symbol. A venirle incontro sarà Eleanor (Maya Hawke), nuova studentessa con la quale stringerà un singolare rapporto di amicizia dove entrambe cercheranno attraverso l’aiuto dell’altra di vendicare i torti subiti.
Come ogni teen movie che si rispetti, prendendo evidente ispirazione dai più noti degli anni ’90 e ’00, la crudeltà degli adolescenti non manca di infiammare ogni scena: impegnati a costruire un profilo sociale (in questo caso anche social) funzionale per essere modelli da emulare e futuri leader, sembrano disposti a tutto. A sovrapporsi alla determinazione, Do Revenge non manca di considerare la fragilità esistenziale dei diciassette anni, le insicurezze, la necessità di emergere e al contempo di nascondersi: Drea arriva infatti a confessare alla sua amica Eleanor che a volte fa male semplicemente esistere, nell’unico momento in cui non viene mostrata come stoica e indistruttibile nella sua reazione a tutto ciò che le è capitato.
Se c’è però qualcosa che viene toccato superficialmente sono proprio le conseguenze psicologiche di una persona la cui intimità viene violata a questo modo. Il film si sofferma molto sulle dinamiche quasi sadiche dei liceali, inscenando una serie di inganni ai danni dell’uno o dell’altro personaggio, ma non approfondisce realmente la gravità dell’episodio di cui Drea è protagonista. Il motto esplicato nel titolo, “Do Revenge”, sembra difatti riferirsi unicamente alla voglia di vendetta delle protagoniste, non sembra per nulla alludere alla ferita che è stata inferta a Drea diffondendo il suo video privato.
Mean Girls con una trama meno banale e più intricata
Il clima sarcastico e colorato non rende giustizia alla vicenda da cui ha inizio il film, che finisce per essere solo un dramedy per teenager che intrattiene e soddisfa un certo desiderio di vendetta forse comune all’adolescente sopito dentro ognuno di noi. Il film di Jennifer Kaytin Robinson (co-sceneggiatrice di Thor: Love and Thunder) mette in tavola elementi che meriterebbero un rilievo maggiore e un’analisi più accorta perché sì, Drea riesce a venirne fuori, riesce a riemergere, ma il percorso di risalita per le vittime di revenge porn non è così lineare.
Ciò che viene reso evidente è l’impossibilità di dimostrare chi sia il colpevole della condivisione della clip privata e al danno principale Drea, che vede seguire il declino della sua popolarità, allontanata da coloro che considerava amici, destituita dal suo ruolo di “Ape Regina”, diventa assetata di vendetta a tal punto da non accorgersi di ciò che le sta capitando nel mentre. Il video diffuso sembra considerato più che altro come una macchia nel perfetto percorso di vita della protagonista, anziché essere rappresentato come un aberrante e traumatico abuso ai suoi danni.
Do Revenge si guadagna forse il posto di nuovo Mean Girls: trama meno banale e più intricata, ma stesso stile e un livello maggiore di spietatezza (con il genere teen movie anni ’90 che sembra suggellato anche dalla presenza nel cast di Sarah Michelle Gellar nei panni della Preside del Rosehill). Divertente e leggera, la pellicola fa riflettere quindi sulla facilità con la quale si crea e si distrugge un idolo, risultando però meno incisiva sul tema della violenza di genere.