Croce e Delizia è il titolo della commedia che segna il ritorno di Simone Godano dietro la macchina da presa, dopo il successo del precedente Moglie e Marito. Questa volta Godano orchestra sullo schermo un cast corale formato da Alessandro Gassmann, Fabrizio Bentivoglio, Jasmine Trinca, Filippo Scicchitano, Anna Galiena e Lunetta Savino.
I Castelvecchio sono una famiglia di eccentrici, hanno una mentalità aperta ma sono narcisisti e disuniti. I Petagna sono tutto l’opposto: gente molto affiatata, d’estrazione sociale più umile, dai valori tradizionali ma conservatori. Come mai queste due famiglie così diverse si ritrovano a trascorrere le vacanze estive insieme? Lo sanno solo i capofamiglia Tony (Bentivoglio) e Carlo (Gassmann): l’inaspettato annuncio del loro amore scardinerà gli equilibri delle due famiglie ma soprattutto quelli di Penelope (Trinca) e Sandro (Scicchitano), i loro rispettivi primogeniti.
Croce e Delizia parte da uno degli assunti di partenza tipici del nostro cinema: il matrimonio che mette a dura prova le famiglie, immortalate costantemente in istantanee conflittuali che ne ritraggono vizi privati e pubbliche virtù. Ma pur partendo da un canovaccio tradizionale, la sceneggiatrice Giulia Steigerwalt riesce ad affrancarsi da quest’ultimo, ingombrante, modello strutturando una storia originale, fresca, moderna nella sua leggerezza.
E proprio la leggerezza è la costante del film: senza mai trascendere troppo – o troppo poco – nel dramma Croce e Delizia gioca con paranoie e piccole meschinità quotidiane, svelando i lati nascosti tanto della buona borghesia “illuminata” e liberale quanto del popolo più “verace” e sanguigno.
I Castelvecchio sono sopra le righe, ricchi ed eccentrici come solo certe famiglie dell’alta borghesia “artistica” vengono ritratte al cinema; il patriarca Tony a tratti sembra uscito da un nostalgico omaggio a Il Vizietto, è eccentrico, narcisista, egoista e splendidamente superficiale. Da controcanto a questo nucleo familiare troviamo invece i solidi Petagna, pragmatici e affetti da un’involontaria etica calvinista che vede nel lavoro duro una via per nobilitare gli uomini. Carlo è il classico padre di mezz’età, vedovo, con figlio piccolo a carico e primogenito già pronto a vivere pienamente la propria esistenza, destreggiandosi tra moglie e figli in arrivo.
Dal matrimonio – escamotage per innescare il conflitto – alle dinamiche di contrasto socio-cultural-economiche si finisce invece per parlare di qualcosa di nuovo, d’inaspettato: il rapporto tra padri e figli, lo scontro complesso tra due (e più) generazioni a confronto, incapaci di accettare i cambiamenti prima ancora che l’amore omosessuale tra due uomini.
Croce e Delizia (qui il trailer ufficiale) ha il pregio di trattare con delicatezza una tematica come l’omosessualità, senza accentuarla troppo, senza clamore, tanto da farla finire in secondo piano: insieme al matrimonio si trasformano in espedienti, meccanismi umoristici che servono per incalzare le battute e le gag comiche, attraverso le quali si finisce per mettere a nudo le ipocrisie quanto i complessi dei personaggi che si muovono sullo schermo.
E un altro pregio del copione che emerge con prepotenza – grazie soprattutto alla capacità camaleontica degli attori di mettersi in gioco – è proprio la complessità con la quale sono ritratti i protagonisti, esseri umani fragili e dalle mille sfaccettature, pronti ad essere al contempo buoni e cattivi, vittime e carnefici, fautori del proprio destino colti nell’incessante ricerca di se stessi.
E se Bentivoglio e Gassmann sono comunque una conferma, a sorprendere sono senza dubbio Scicchitano e la Trinca: entrambi si ritrovano coinvolti in due ruoli inediti per le loro filmografie grazie ai quali finiscono per giocare con i registri – sempre in bilico tra umorismo e dramma del quotidiano – dipingendo due ritratti affascinanti di giovani complessi in eterno conflitto (e confronto) con i propri padri che si dimostrano, nonostante le idiosincrasie, più consapevoli e completi dei loro eredi.