A due anni di distanza dal grandissimo successo di Joker, che gli ha permesso di conquistare – finalmente! – l’ambito Oscar come miglior attore protagonista, Joaquin Phoenix torna protagonista assoluto di un nuovo progetto cinematografico. Stiamo parlando di C’mon C’mon, il nuovo film di Mike Mills, regista noto per aver diretto Beginners con Christopher Plummer nel 2010 e Le donne della mia vita con Annette Bening nel 2016. Dopo la premiere mondiale al Telluride Film Festival lo scorso settembre, il film è approdato anche nella Selezione Ufficiale della 16esima Festa del Cinema di Roma.
In C’mon C’mon, Phoenix interpreta Johnny, un giornalista radiofonico totalmente assorbito da un ambizioso progetto di lavoro che lo porta a girare l’America e a raccogliere interviste ai bambini in merito al futuro incerto del nostro mondo. Quando sua sorella Viv (interpretata da Gaby Hoffman, nota per la serie Transparent) gli affida suo figlio di 8 anni, Jesse (interpretato da Woody Norman), per poter prendersi cura del padre del bambino, affetto da problemi mentali, Johnny trascinerà il piccolo Jesse in un viaggio da Los Angeles a New York e New Orleans, ritrovandosi a stringere con il nipote un legame che mai avrebbe immaginato.
“Quando pensi al futuro, come lo immagini?”. È questa la domanda che Johnny pone ai bambini all’inizio di ogni intervista e che, ciclicamente, ritorna in C’mon C’mon, tenera storia dedicata al rapporto tra adulti e bambini sullo sfondo delle problematiche americane del ventunesimo secolo. Mike Mills, autore anche della sceneggiatura del film, cattura “la strana coppia” formata da Johnny e Jesse in un momento di profonda crisi che non riguarda soltanto la loro famiglia, ma anche il mondo che li circonda, rendendoli inconsapevoli protagonisti di un vero e proprio road movie dell’anima che trasformerà non solo la loro percezione degli altri, ma anche il modo in cui vedono se stessi.
I bisogni, le preoccupazioni e le gioie dei bambini vengono così messe a paragone con quelle degli adulti; due universi all’apparenza inconciliabili, che in realtà hanno molto da imparare l’uno dall’altro. Alle prese con le responsabilità che comporta il doversi prendere cura di suo nipote, Johnny capirà che, al di là di tutte le possibili differenze, il mondo dei bambini non è di certo inferiore a quello degli adulti; al contrario, merita lo stesso rispetto, proprio perché costernato alla stessa maniera da paura, dolore e incertezza, come emerge anche dalle numerose interviste che il protagonista si ritrova a dover raccogliere per il suo progetto e che lo porteranno a confrontarsi con l’ansia del futuro, arrivando alla conclusione che solo prendendosi cura gli uni degli altri è possibile affrontare serenamente il presente e provare ad essere meno timorosi nei confronti di quello che ci aspetta, dell’ignoto.
Quello tra gli adulti e i bambini è un rapporto che raramente viene esplorato sul grande schermo e Mike Mills dimostra di avere la sensibilità giusta per affrontare una storia delicatamente contenuta che, in realtà, si espande sempre di più fino a toccare tematiche molto più grandi, universali e profonde. La fotografia in bianco e nero di Robbie Ryan contribuisce non solo ad enfatizzare la forza e la tenerezza di ogni piccolo momento, ma anche a rendere il viaggio di Johnny e Jesse attraverso l’America una singolare ed intima esperienza immersiva per lo spettatore, resa ancora più intensa e toccante dalle interviste di Johnny, realizzate a veri giovani americani senza l’impiego di alcun copione (durante questi passaggi, il film assume inevitabilmente i contorni del documentario).
C’mon C’mon è una storia intima, apparentemente inoffensiva, che in realtà abbraccia il contesto di una storia molto più ampia in grado di toccare le corde più sensibili dell’animo umano. In questa odissea personale e pubblica, le performance del cast sono chiaramente lo strumento per dare quel valore aggiunto: Joaquin Phoenix restituisce l’ennesimo personaggio dotato di una luminosità emotiva sorprendente, mentre Woody Norman, nonostante la giovane età, è in grado di definire con grande naturalezza e sensibilità le infinite sfumature che definiscono l’intelligenza e la perspicacia del suo personaggio. A lasciare il segno è anche una bravissima Gaby Hoffman, uno dei personaggi più risonanti della storia, che l’attrice interpreta con autenticità e carisma.
Mike Mills racconta di un piccolo mondo individuale che, inevitabilmente, deve fare i conti con quello più grande in cui viviamo con gli altri, alternando momenti genuinamente divertenti ad altri carichi di emozione, donando allo spettatore un lasciato per nulla scontato, sul quale diventerà inevitabile riflettere: la vita è qui e ora; il futuro è imprevedibile e molto di esso dipende dal modo in cui siamo in grado di comunicare gli uni con gli altri. Quello che pianifichiamo, quasi mai si avvera; al contrario, ciò che pensavamo irrealizzabile, molto spesso si concretizza. A noi non resta altro da fare che andare avanti, anche se non si ha idea di cosa accadrà, e continuare a… “fare il tifo”.