Musica, politica, adesso è il turno della religione. Continua il percorso di Susanna Nicchiarelli sulle figure femminili rivoluzionarie che hanno sempre agito all’ombra di uomini più importanti: da Nico, musa di Andy Warhol, in Nico, 1988, a Eleonor Marx, figlia del noto filosofo, in Miss Marx, fino ad arrivare a Chiara, alleata di Francesco nella rinuncia ai beni e fondatrice dell’ordine delle clarisse.
Siamo nel XIII secolo, la giovane ragazza di Assisi interpretata da Margherita Mazzucco (Elena in L’amica geniale) fugge di casa a soli diciotto anni in nome di un ideale più grande e arriva ad opporsi al Papa nel tentativo di difendere la propria lotta per la libertà. La prima donna a scrivere una regola per le donne. Fino a quel momento si seguivano regole al maschile declinate al femminile e la sola via che le donne dovevano seguire per servire Dio era la clausura, come specifica più volte il cardinale Ugolini (Luigi Lo Cascio, Il signore delle formiche), perché la donna è nata dal peccato e col suo corpo induce in tentazione l’uomo.
Nessuna donna può dare l’esempio agli altri, ma Chiara è quella che rompe con la tradizione. Compie molti miracoli, fa digiuni, cammina scalza, nulla per vanagloria ma sempre tutto con umiltà, soffrendo ma allo stesso tempo felice e convinta di poter fare la sua parte insieme a San Francesco (Andrea Carpenzano, Lovely Boy) e a voler includere le donne. La gioia di dare è un sentimento che si diffonde e in breve tempo diverse sorelle si uniscono a lei con anche momenti di ballo dove lodano Dio, la natura. Così, l’unione si fortifica ancora di più.
L’operazione che voleva realizzare la Nicchiarelli, presentata in Concorso a Venezia 79, sembra però che sia rimasta nella sua testa. La lunga ricerca filologica che ha fatto avvalendosi della consulenza della storica medievalista Chiara Frugoni (recentemente scomparsa e a cui il film è dedicato), non trova un effettivo riscontro all’interno del film, che non riesce quindi a restituire il risultato di questo sforzo.
Chiara, quando a mancare sono la gioia e la vitalità
Ci vengono presentati vari eventi in ordine cronologico, ma non abbiamo l’idea di anticonformismo, di lotta alla parità. Manca il conflitto di Chiara, insieme ad un vero approfondimento sul personaggio. È come se fossero state tagliate delle scene che avrebbero potuto dare più completezza all’opera. Margherita Mazzucco non è ancora riuscita a togliersi i panni della sua “amica geniale” e non sembra essere mai troppo convinta in quello che dice, contribuendo ancor più alla poca credibilità della vicenda. Gli intermezzi musicali del gruppo Anonima Frottolisti, che da anni si dedica allo studio e alla riscoperta del repertorio musicale medievale e rinascimentale, non intrattengono e quell’effetto stravaganza che aveva caratterizzato i precedenti film della regista non perviene.
Susanna Nicchiarelli ha dichiarato di aver avuto l’intenzione di ricreare una sorta di Jesus Christ Superstar, che celebrasse la gioia e la vitalità del francescanesimo, sentimenti che in realtà non emergono mai del tutto nel film. Soprattutto, la canzone finale di Cosmo, oltre a risultare straniante, è alquanto invasiva e non si armonizza con la sequenza che accompagna, facendola diventare come un videoclip a parte. Forse, sarebbe servito abbandonare certe scelte portando così un film essenziale, come essenziale era la figura di Santa Chiara.