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Chiamami Col Tuo Nome, recensione del film di Luca Guadagnino

Chiamami col tuo nome e io ti chiamerò col mio”: con queste dolci parole, il regista italiano Luca Guadagnino racconta un’indimenticabile storia di crescita e auto-coscienza, fatta di tenerezza e paura, coraggio e nostalgia. Chiamami Col Tuo Nome (qui il trailer), piccolo gioiello del cinema internazionale, conquista immediatamente il proprio pubblico, narrando di un amore mitico e universale, ma anche estremamente attuale e veritiero.

Estate, 1986. Elio (Thimothée Chalamet) è un diciassettenne timido ed intellettuale che, come ogni anno, trascorre le vacanze con i propri genitori, in una tenuta di campagna tra Bergamo e Brescia. Colpito dall’arrivo di Oliver (Armie Hammer), un’affascinante e giovane studioso ospitato dal padre, Elio inizia a sentir nascere sentimenti che in precedenza non conosceva, arrivando perfino a comprendere il vero significato dell’amore.

Grazie alla sua sorprendente maturità narrativa, Chiamami Col Tuo Nome non deve essere concepito come un semplice racconto di formazione, ma come un affresco di sentimenti ed emozioni che mira a mettere in scena la purezza dell’animo umano. Soprattutto lo sfaccettato personaggio di Elio non si delinea unicamente quale ragazzo confuso e innamorato, ma diventa il riflesso di quello che ogni persona almeno per un attimo è stata o che avrebbe voluto essere.

Con innocenza e determinazione, il diciassettenne si tramuta infatti nel simbolo di una forza che solo gli adolescenti possiedono, che permette loro di confrontarsi con se stessi e con il mondo che li circonda. Incarnando proprio i panni dell’inesperto protagonista, Thimothée Chalamet non solo si conferma uno degli attori in ascesa più interessanti del panorama hollywoodiano, ma offre in questo caso una magistrale interpretazione, forse la migliore di quest’anno.

Accanto ad una trama coinvolgente sorretta da un immenso protagonista, lo stile risulta ugualmente vincente. Con uno sguardo innocente ma estremamente raffinato, Luca Gudagnino sembra infatti raccontare una favola dai tratti onirici, ricorrendo a delle atmosfere ovattate che riecheggiano almeno parzialmente l’interiorità dei personaggi.

I toni pacati della fotografia si intrecciano con ambientazioni naturali e scenografiche dalle connotazioni tradizionalmente artistiche, che confrontano i meri fatti narrati con un universo governato dall’estetica e dalla bellezza: anche il corpo scultoreo di Armie Hammer e l’istanza classicista della messa in scena rispecchiano una concezione romantica – e pacatamente tragica – di matrice ellenistica, aggiornata però a degli anni Ottanta estremamente contemporanei.

La sceneggiatura, curata da James Ivory e tratta dall’omonimo romanzo di André Aciman, colpisce inoltre per l’estrema versatilità linguistica che, naturalmente nell’audio originale, alterna con spensieratezza l’inglese, l’italiano e il francese. Analogamente, molteplici sequenze colpiscono per l’ottima scrittura: soprattutto il monologo conclusivo del padre (Michael Stuhlbag) è un perfetto esempio di maestria dialettica.

Con una sensibilità e un’innocenza raramente riscontrabile nel cinema contemporaneo, Chiamami Col Tuo Nome non si limita dunque a raccontare la semplice storia di un fugace relazione estiva, ma riesce a definire con semplicità e con estrema verosimiglianza quanto sia forte ed indistruttibile il vero amore.

Guarda il trailer ufficiale di Chiamami Col Tuo Nome

Gabriele Landrini
Gabriele Landrini
Perché il cinema non è solo un'arte, è uno stile di vita | Film del cuore: Gli Uccelli | Il più grande regista: Alfred Hitchcock | Attore preferito: Marcello Mastroianni | La citazione più bella: "Vorrei non amarti o amarti molto meglio." (L'Eclisse)

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