mercoledì, Settembre 11, 2024
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Cattiva Coscienza, recensione della commedia di Davide Minnella

La recensione di Cattiva Coscienza, il nuovo film di Davide Minnella con Francesco Scianna, Filippo Scicchitano e Matilde Gioli. Nelle sale dal 19 luglio.

Trovare una nuova via per la commedia sembra una necessità per il nostro mercato audiovisivo: divisa tra il peso di una tradizione “ingombrante” (come quella della commedia all’italiana) con tanto di retaggio legato alla commedia dell’arte e una scorciatoia più ridanciana e boccaccesca – figlia del benessere “di plastica” degli anni a cavallo tra i ‘70 e i ’90 – la risata Italica ha sofferto una progressiva (e disorientante) perdita di identità.

In tal modo, approdare nel futuro sembra difficile, ma anche rinnovarsi nel presente si rivela un’impresa ardua (come dimostra l’implacabile box office e la condizione delle sale). Per fortuna ci sono dei titoli – e, soprattutto, degli autori – che cercano, film dopo film, di costruire questa via alternativa in grado di guardare al passato portandosi dietro solo un bagaglio leggero, figlio dell’esperienza e di una tradizione che echeggia nell’oggi senza mai sovrastare. E Cattiva Coscienza, il nuovo film diretto da Davide Minnella (già dietro la macchina da presa per La cena perfetta), ne è un esempio più che calzante.

La coscienza di un uomo è il suo bene più prezioso. Quello che gli uomini non sanno, però, è che le loro coscienze abitano un mondo parallelo al nostro. E se le cose da noi non vanno granché bene, non è che di là, nel Mondo Altro, si stia meglio: le coscienze sono scoraggiate, demotivate, inascoltate. Tutte, tranne una. Otto (Scianna) è la migliore coscienza d’Italia perché Filippo (Scicchitano), il suo ‘protetto’, lo segue ciecamente, garantendogli punteggi clamorosi. Almeno finché, alla vigilia del suo matrimonio, Filippo si scopre represso, e decide finalmente di disobbedire alla sua coscienza, perché si è innamorato di un’altra, una ragazza di nome Valentina (Gioli), che gli ha fatto perdere la testa. Otto non ha altra scelta che scendere sulla Terra per farlo tornare in sé e non perdere la meritata promozione. Peccato che, da vicino, il confine tra Bene e Male sia molto più difficile da vedere: fare gli Esseri Umani è un lavoro complicatissimo, soprattutto se c’è di mezzo l’amore.

L’opera, in uscita nelle sale il prossimo 19 luglio, è scritta da Stefano Sardo (già co-autore de La cena perfetta) insieme a Giordana Mari e Teresa Gelli e dimostra ancora una volta come sia possibile contaminare la risata con il genere, creando un mix ambizioso e inedito, una miscellanea atipica e strutturata che cerca di indurre lo spettatore alla riflessione, approfittando delle pieghe sardoniche di un ghigno a denti stretti. Già nel film precedente Minnella e Sardo avevano inserito elementi appartenenti al crime in una struttura da rom-com, creando infine una “commedia gastro-crime”.

Questa volta, il romanticismo guarda nella tana di un Bianconiglio fantasy fino a caderci dentro, ereditando l’eco surreale e nonsense del miglior Woody Allen di Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere) e quel tocco Disney/Pixar che rende plausibile l’impossibile, tra emozioni antropomorfe e, come in questo caso, coscienze senzienti che vengo spinte a prendere il controllo delle vite dei loro assistiti, in grave (almeno, secondo loro) difficoltà.

Un umorismo sottile per una storia essenziale

Complice anche una scelta casting atipica, che schiera gli attori giusti al posto giusto senza ripiegare su nomi ormai onnipresenti al botteghino (troviamo infatti Filippo Scicchitano, Francesco Scianna, Matilde Gioli, Beatrice Grannò nei panni dei protagonisti e Caterina Guzzanti, Giovanni Esposito, Alessandro Benvenuti, Francesco Motta e Drusilla Foer in quelli dei comprimari), ma la storia narrata, attraverso le immagini, in Cattiva Coscienza ha ben chiari gli obiettivi del proprio storytelling ed è pronta a non sacrificare un briciolo di profondità in nome dell’intrattenimento puramente ludico che solo il cinema sa offrire.

La densità dei temi affrontati è palese: si parla del ruolo della coscienza, di Io, Es e Super-Io in termini freudiani, di relazioni messe a repentaglio dai nostri bisogni più egoistici, ma anche di ricerca della felicità e diritto di essere veramente se stessi in un mondo che, fin troppo spesso, ci costringe a compiere le scelte più “giuste” ma non quelle che realmente sono in linea con le nostre esigenze e necessità più profonde e inconfessabili. Cosa vogliamo veramente dalla vita e come possiamo tentare un approccio nuovo all’esistenza, come se fossimo creature cadute sulla terra per la prima volta?

Questi temi appena elencati, insieme all’eterno conflitto tra ragione e istinto (o sentimento), rischiava di essere davvero troppo se inserito nella cornice di un film commerciale destinato ad un pubblico generalista; ma l’abilità di Minnella e degli sceneggiatori sta proprio nella capacità di scrittura – sia su carta che attraverso le immagini – e nel veicolare tutto questo grazie alla semplicità di una storia essenziale, basata su archetipi e attraversata da un umorismo sottile e leggero che non risulta mai eccessivo, grossolano, banale o semplicemente a caccia della risata facile.

Con Cattiva Coscienza si sorride e si sghignazza davanti ad una premessa assurda che si trasforma in realtà, nella quale una coscienza sceglie di diventare umana pur di vincere una gara, salvando a tutti i costi se stessa (e anche il futuro del suo protetto, confuso e per la prima volta preda solo delle sue decisioni istintive e irrazionali), fino a cadere irreversibilmente innamorata dell’imperfezione umana. Perché per mostrare il fascino della fallibilità insita negli esseri umani e la difficoltà di abbracciare il cambiamento, c’è bisogno del regno della fantasia, dell’assurdo tratteggiato per provare a spiegare, in modo semplice, le indefinite sfumature che albergano nella nostra contraddittoria natura.

Guarda il trailer ufficiale di Cattiva Coscienza

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Cattiva Coscienza dimostra ancora una volta come sia possibile contaminare la risata con il genere, creando un mix ambizioso e inedito, una miscellanea atipica e strutturata che cerca di indurre lo spettatore alla riflessione, approfittando delle pieghe sardoniche di un ghigno a denti stretti. Perché per mostrare il fascino della fallibilità insita negli esseri umani e la difficoltà di abbracciare il cambiamento, c’è bisogno del regno della fantasia, dell’assurdo tratteggiato per provare a spiegare, in modo semplice, le indefinite sfumature che albergano nella nostra contraddittoria natura. 
Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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Cattiva Coscienza dimostra ancora una volta come sia possibile contaminare la risata con il genere, creando un mix ambizioso e inedito, una miscellanea atipica e strutturata che cerca di indurre lo spettatore alla riflessione, approfittando delle pieghe sardoniche di un ghigno a denti stretti. Perché per mostrare il fascino della fallibilità insita negli esseri umani e la difficoltà di abbracciare il cambiamento, c’è bisogno del regno della fantasia, dell’assurdo tratteggiato per provare a spiegare, in modo semplice, le indefinite sfumature che albergano nella nostra contraddittoria natura. Cattiva Coscienza, recensione della commedia di Davide Minnella