martedì, Marzo 21, 2023
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Black Widow, recensione del film Marvel con Scarlett Johansson

La recensione di Black Widow, il nuovo film dei Marvel Studios con Scarlett Johansson. Dal 7 luglio al cinema e dal 9 su Disney+ con Accesso Vip.

Introdotta per la prima volta in Iron Man 2 del 2010, Black Widow (Vedova Nera, in italiano) è uno dei Vendicatori Originali (i cosiddetti “Original Six”), nonché uno dei personaggi più amati all’interno del MCU. Negli anni, grazie agli ensemble movie a cui ha preso parte, abbia visto Natasha Romanoff crescere e maturare, passando da misteriosa spia letale a prezioso e carismatico membro degli eroi più potenti della Terra.

Purtroppo, nonostante il personaggio abbia sempre goduto di un certo apprezzamento tra i fan, grazie anche all’interpretazione fiera e sensuale di Scarlett Johansson, molto sul passato di Natasha è stato spesso tralasciato in questi lunghi 13 anni in cui abbiamo visto il Marvel Cinematic Universe evolversi sempre di più, fino a diventare un franchise in grado di riscrivere le regole dell’intrattenimento sul grande schermo (soprattutto in termini d’incasso!). Per fortuna, a colmare quest’importante lacuna ci pensa Black Widow, il primo standalone (destinato ad essere anche l’unico, visto che il personaggio di Nat è morto alla fine di Avengers: Endgame) interamente dedicato all’infallibile assassina biopotenziata, film che rende finalmente giustizia alla versione del MCU di Vedova Nera, ancora più accattivante e forse più vicina che mai alla sua controparte fumettistica.

La Johansson torna nei panni della supereroina che l’ha consacrata a livello mondiale come attrice capace di sfoderare il suo talento e metterlo al servizio dei prodotti più disparati, che si tratti di cinema d’autore o di popcorn movie ad uso e consumo di un pubblico meno esigente. Black Widow rivendica l’importanza di Natasha all’interno di un contesto narrativo più ampio, assumendosi la responsabilità non solo di approfondirne il passato raccontando delle sue origini e degli anni trascorsi al servizio della crudele e impietosa “Stanza Rossa”, ma anche di presentare una caterva di nuovi personaggi.

Avengers: Endgame ha segnato inesorabilmente la fine di un’era, ma Black Widow – che inaugura ufficialmente la Fase 4 del MCU dal punto di vista cinematografico, dopo innumerevoli rinvii a causa della pandemia di Covid-19 – stabilisce che il futuro dell’universo cinematografico da miliardi di dollari è ancora radioso, con tutta una serie di nuovi personaggi che sicuramente troveranno la loro giusta collazione all’interno di un quadro narrativo complesso e in continua evoluzione (nonostante il film, di fatto, sia un prequel che si colloca subito dopo gli eventi di Captain America: Civil War e prima di quelli di Avengers: Infinity War).

Lo abbiamo già detto, Black Widow ruota attorno alla figura di Natasha e ad una parte della sua storia che non abbiamo mai conosciuto (com’è giusto che sia, dopo tutti questi anni di attesa!), ma è innegabile quanto a destare curiosità e attenzione sia anche l’introduzione di Yelena Belova, interpretata da Florence Pugh, un personaggio che i fan non vedevano l’ora di vedere sul grande schermo. In effetti, Black Widow è tanto la storia di Natasha quanto quella di Yelena (anche lei concepita come “prodotto” della “Stanza Rossa”), dal momento che il film – senza fare spoiler! – getta inevitabilmente le basi per quello che sarà il futuro di questa nuova entusiasmante eroina all’interno dell’universo (sappiamo già infatti – e questo non è uno spoiler! – che Pugh riprenderà il ruolo di Yelena nell’annunciata serie Hawkeye in arrivo prossimamente su Disney+).

La relazione tra questi due personaggi femminili, che sembrano speculari perché dotati della medesima forza e del medesimo fascino (oltre ad essere accumunate da un passato tragico e da una voglia di libertà non solo fisica ma anche e soprattutto morale), risulta inevitabilmente il cuore pulsante dell’intera operazione Black Widow, che se da un lato riesce comunque a non offuscare mai la centralità di Natasha, dall’altro mette inevitabilmente nell’ombra tutti i personaggi secondari, soprattutto quelli maschili, a cominciare da David Harbour, che nel film interpreta Alexei Shostakov, alter ego di Guardiano Rosso, che funge da “rilievo comico” all’interno della storia ma che, in realtà, nasconde una profonda insicurezza personale che, sfortunatamente, non viene mai approfondita a dovere.

Altri personaggi che vengono lasciati in qualche modo al margine sono i principali antagonisti del film, ossia Taskmaster, raffigurato come una letale macchina da guerra (a cui è però legato il più grande plot twist del film), e il capo della “Stanza Rossa”, Dreykov, un comandante manipolatore senza alcuna bussola morale, interpretato da un Ray Winstone sempre encomiabile. Eppure, è anche attraverso questi personaggi che il film riesce a toccare tematiche trasversali, quanto mai attuali, forse uniche se si pensa al classico impianto narrativo di un film dei Marvel Studios: attraverso la storia della “Stanza Rossa” e del programma “Vedova Nera” si pone l’accento su quanto sia difficile per una donna liberarsi dal predominio dell’uomo – in un modo governato dagli uomini! – e riemergere da una situazione di svantaggio (fisica e psicologica) per rincorrere la libertà, una libertà che si conquista tanto nel senso di appartenenza ad una comunità quanto nella piena consapevolezza di sé.

Chiaramente, in Black Widow non mancano le scene d’azione adrenaliniche, perfettamente orchestrate, che tutti i fan si aspettano di vedere in un film Marvel e che la regista Cate Shortland (la seconda donna a dirigere un film del MCU dopo Anna Boden, co-regista di Captain Marvel) dimostra di sapere gestire con piglio sicuro, dando vita a momenti in cui ritmo, tensione ed emozione si mescolano per regalare grande spettacolo. Al di là del tasso adrenalinico, però, Black Widow è sia un film sulla ricerca e sul confronto con il proprio passato, ma anche un film dedicato alla famiglia, su cosa significa veramente appartenere ad una famiglia e “sacrificarsi” per essa: una nuova famiglia (dopo quella surrogata degli Avengers) a cui Natasha ha sempre saputo di appartenere e che ora, finalmente, è pronta a riconquistare e rimettere insieme.

Black Widow si inserisce nel canone del MCU quasi in punta di piedi, configurandosi come l’omaggio necessario ad uno degli eroi più amati di quest’universo, ma anche come il trampolino di lancio per nuovi (e di sicuro grandi) personaggi, oltre ad essere un emozionante blockbuster a sé stante che rievoca le atmosfere tipiche dei thriller spionistici. È un peccato che il film arrivi sulla scia della consapevolezza che Natasha Romanoff non tornerà più sul grande schermo, ma al tempo stesso è innegabile quanto la profondità che la storia aggiunge al personaggio faccia risuonare ancora di più le sue gesta passate, che resteranno scolpite nella memoria di tutti i fan per sempre.

Guarda il trailer ufficiale di Black Widow

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Black Widow si inserisce nel canone del MCU quasi in punta di piedi, configurandosi come l'omaggio necessario ad uno dei personaggi più amati di quest'universo, ma anche come il trampolino di lancio per nuovi (e di sicuro grandi) personaggi, oltre ad essere un emozionante blockbuster a sé stante che rievoca le atmosfere tipiche dei thriller spionistici.
Stefano Terracina
Stefano Terracina
Cresciuto a pane, latte e Il Mago di Oz | Film del cuore: Titanic | Il più grande regista: Stanley Kubrick | Attore preferito: Michael Fassbender | La citazione più bella: "Io ho bisogno di credere che qualcosa di straordinario sia possibile." (A Beautiful Mind)

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