giovedì, Marzo 30, 2023
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Black Butterfly recensione del film con Antonio Banderas

Cosa potrebbe succedere se un uomo qualunque decidesse di ospitare un perfetto sconosciuto tra le mura di casa? Black Butterfly, film statunitense diretto da Brian Goodman, tenta di rispondere a questa domanda, raccontando la storia di Paul (Antonio Banderas), uno scrittore in crisi che, dopo aver evitato una rissa grazie al misterioso vagabondo Jack (Jonathan Rhys Meyers), decide di invitarlo nel proprio chalet di montagna nel tentativo di sdebitarsi. Il nuovo ospite nasconde tuttavia un segreto che obbligherà il protagonista ad affrontare il proprio passato.

Tratto dal film televisivo Papillon Noir, Black Butterfly è indubbiamente un thriller di buona fattura, capace di intrattenere e coinvolgere lo spettatore. Curato nell’intreccio narrativo, il lungometraggio si orchestra attraverso diversi colpi di scena, non particolarmente innovativi ma comunque funzionali: in un dinamico gioco di rovesciamenti, le aspettative sono quindi costantemente rovesciate, grazie alla proposta di differenti soluzioni che vengono puntualmente messe in dubbio.

Black Butterfly è indubbiamente un thriller di buona fattura, capace di intrattenere e coinvolgere lo spettatore, che si orchestra attraverso diversi colpi di scena, non particolarmente innovativi ma comunque funzionali

Senza pretese autoriali, la regia di Goodman appare positivamente asservita all’intrattenimento puro e semplice, sviluppato su diversi toni ma equilibrato nel ritmo. In un sottaciuto richiamo ai film adrenalinici, le prime sequenze – soprattutto quella del sorpasso – ricordano pellicole come Duel di Steven Spielberg, mentre nel corpus centrale le immagini omaggiano capolavori a tinte horror quali Shining di Stanley Kubrick o Misery non deve morire di Rob Reiner.

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Black Butterfly recensione del film con Antonio Banderas

Proprio con la celebre opera di Reiner, Black Butterfly entra maggiormente in connessione, riproponendo una struttura meta-narrativa simile sotto certi aspetti: come Paul Sheldon (James Caan) e Annie Wilkes (Kathey Bates), Paul e Jack sono infatti portati a scontrarsi inesorabilmente, in una lotta senza esclusione di colpi che nasce – almeno in un primo momento – della mancate pagine di un libro. Naturalmente inferiore alla geniale trasposizione del romanzo di Stephen King, il lungometraggio di Goodman ne riprende comunque alcuni elementi, aggiornandoli per il quadro narrativo vigente.

Ottime sono anche le ambientazioni, che si prestano pienamente alla restituzione del senso di  desolazione e di solitudine che pervade il protagonista. Nonostante anche in questo caso non si aggiunga nulla alla rodata tradizione del genere, le lunghe distese naturali che circondano la casa si intrecciano perfettamente con l’atmosfera generale, riuscendo a convincere lo spettatore in cerca di distrazione.

Antonio Banderas e Jonathan Rhys Meyers: se il primo riesce ad offrire un’interpretazione convincente ma nella media, il secondo riconferma la propria bravura creando un personaggio sfaccettato ed imprevedibile

Più che buone sono infine le performances dei due protagonisti. Sebbene la storia veda il susseguirsi di personaggi secondari (come l’agente immobiliare Laura, interpretata dall’ex ragazza del Coyote Ugly Piper Perabo), il nucleo centrale delle vicende si focalizza sui due attori principali: Antonio Banderas e Jonathan Rhys Meyers. Se il primo riesce ad offrire un’interpretazione convincente ma nella media, il secondo riconferma la propria bravura creando un personaggio sfaccettato ed imprevedibile.

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Gabriele Landrini
Gabriele Landrini
Perché il cinema non è solo un'arte, è uno stile di vita | Film del cuore: Gli Uccelli | Il più grande regista: Alfred Hitchcock | Attore preferito: Marcello Mastroianni | La citazione più bella: "Vorrei non amarti o amarti molto meglio." (L'Eclisse)

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