I Love Lucy – in Italia Lucy ed io – è una sitcom che ha fatto la storia della televisione americana, il primo programma ad essere visto in dieci milioni di case sul territorio nazionale. La serie, andata in onda tra il ’51 e il ’57, è entrata di diritto nell’immaginario collettivo d’oltreoceano; un fenomeno ancora oggi citato e celebrato, anche in opere molto distanti, come WandaVision della Marvel.
Lucille Ball, con la sua spigliata verve comica, ha conquistato il cuore dei telespettatori, diventando per tutti la casalinga americana per antonomasia, una di famiglia; la prima ad infrangere tabù come la rappresentazione della gravidanza in tv. Being the Ricardos, disponibile su Amazon Prime Video dal 21 dicembre, è una pellicola che si imbarca proprio nell’impresa di raccontare la genesi e i burrascosi dietro le quinte di questo significativo pezzo di storia dell’intrattenimento.
Un compito affidato ad Aaron Sorkin, penna già dietro a due importanti film biografici come Steve Jobs e The Social Network (quest’ultimo gli è valso anche un Oscar per la migliore sceneggiatura non originale). Un film che rappresenta anche la terza regia per il navigato sceneggiatore di Codice d’onore, che aveva già dato prova delle sue capacità dietro la macchina da presa in Molly’s Game e Il processo ai Chicago 7.
Being the Ricardos si concentra su un periodo delicato per Lucy (Nicole Kidman) e il suo show: l’attrice non solo deve informare la produzione della sua gravidanza, condizione che potrebbe compromettere la sua posizione, ma si ritrova anche accusata da alcuni giornali di affiliazione al partito comunista (siamo in pieno maccartismo). Come se questo non bastasse, la star è anche tormentata da continui sospetti sulla probabile infedeltà del marito, e coprotagonista, Desi (Javier Bardem).
Il film usa l’escamotage del mockumentary – un’intervista agli ormai anziani sceneggiatori della serie (interpretati da Linda Lavin, John Rubinstein e Ronny Cox) – per accompagnarci durante le vicende narrate, che alternano la trama principale ad alcuni flashback (dove assisteremo a vari episodi chiave della storia d’amore e professionale di Lucille e Desi). Una trovata utile anche per introdurre i personaggi e spiegare l’impatto socio-culturale della serie televisiva ai non iniziati (simpatici alcuni degli aneddoti raccontati, come quello dei centri commerciali costretti a cambiare il giorno dell’apertura serale a causa del grosso seguito di I Love Lucy).
Questo lato da falso documentario è però non sfruttato al meglio e viene utilizzato in modo abbastanza didascalico, risultando spesso e volentieri superfluo. Aspetto che non rappresenta l’unico difetto della sceneggiatura, penalizzata da una parte centrale eccessivamente prolissa e che non riesce a trovare un equilibrio tra la linea narrativa principale e i vari flashback.
Nota positiva sono le interpretazioni dei due protagonisti e dei comprimari, tra cui spiccano J. K. Simmons e Nina Arianda. Molto buona la prova della Kidman, chiamata a sostituire Cate Blanchett, che riesce nell’intento di dare anima e corpo alla sua Lucille Ball; una donna battagliera, pronta a tutto per realizzare la sua visione dello show (un innato genio della comicità, che non si faceva problemi a dire la sua e a battibeccare con registi e sceneggiatori). Bardem è a suo agio nel ruolo del piacione latino, come aveva già dimostrato in altre occasioni (Vicky Cristina Barcelona). Due performance che purtroppo perdono di credibilità, per questioni anagrafiche, durante alcune delle scene ambientate nel passato, dove i due personaggi dovrebbero avere tra i venti e i trent’anni.
Being the Ricardos non è sicuramente la miglior prova del Sorkin sceneggiatore, che come regista si conferma competente ma senza particolari guizzi. Un film con più di un difetto, servito da un cast solido, consigliato a chi sia interessato ad approfondire la storia dell’iconica sitcom e dei suoi protagonisti.