Quei cattivi ragazzi, Will Smith e Martin Lawrence, tornano a combattere il crimine in Bad Boys for Life dopo i fasti di Bad Boys (1995) e Bad Boys II (2003). Anche a distanza di quasi 17 anni dal secondo capitolo, i detective Mike Lowery e Marcus Burnett sembrano non patire le angherie del tempo e sfonderanno gli schermi cinematografici dal prossimo 20 febbraio grazie a Sony Pictures e Warner Bros.
Sul limite della pensione, Mike Lowery (Will Smith) e Marcus Burnett (Martin Lawrence) sembrano aver preso strade distinte e separate: il primo è totalmente restio ad appendere il distintivo al chiodo, mentre il secondo non vede quasi l’ora. Sarà l’arrivo di una temibile stratega del cartello messicano, Isabel Aretas (Kate del Castillo), a stravolgere tutti le carte in gioco, svelando pezzi del passato di cui i Bad Boys non sembrano essere a conoscenza.
Bad Boys for Life è chiaramente un film nato per fare rumore: dal rimbombo dei colpi di pistola, alle guide spericolate per le strade di Miami, il film offre allo spettatore un ritmo serrato e delle sequenze d’azione non indifferenti. Tipico film pieno di cliché? Forse! Tuttavia, sembrano essere sfruttati al meglio, perché la regia firmata da Adil El Arbi e Bilall Fallah, assieme alla scrittura di Joe Carnahan, Chris Bremner e Peter Craig, sa plasmare e dirigere il piglio attoriale inarrestabile della coppia Smith/Lawrence, che è forse il leitmotiv più interessante e trascinante di tutta l’opera.
Certo, non mancheranno i fan più legati alla serie pronti a manifestare un sincero dispiacere per l’abbandono di Michael Bay alla regia, ma Bad Boys for Life sembra reggere il colpo, proprio come i suoi protagonisti. Il film cerca di declinare secondo le logiche del tipico prodotto di intrattenimento il binomio vecchio/nuovo, tradotto visivamente in quella lotta con il passato che è poi l’accettazione da parte dei protagonisti di essere ormai diventati “grandi”.
La dinamica del rapporto tra Mike e Marcus in questo terzo capitolo risulta quindi efficacemente approfondita per quelle che sono le richieste stesse del genere, il tutto condito da una sana dose di ritmi cinematografici anni novanta che fanno sempre bene allo spirito. Bad Boys for Life riesce perciò nella sua logica più profonda, cioè quella del puro intrattenimento, con una buona dose di sana cialtroneria e un pizzico di faccia tosta.