Baby Driver è un musical pulp dalle sonorità pop e funky, un caos creativo, visivo e musicale orchestrato con maestria dal regista britannico Edgar Wright.
Il lungometraggio guida – nel vero senso della parola – lo spettatore nelle rocambolesche avventure al limite della legge di Baby (Ansel Elgort), giovanissimo e talentuoso autista “di rapine” al servizio del boss Doc (Kevin Spacey) per estinguere un debito che aveva contratto con quest’ultimo.
Felice di aver terminato l’ultimo colpo e di essersi rimesso così in pari nei confronti di Doc, Baby è costretto a prendere parte a un’ultima difficilissima missione perseguitato dai villains “Pazzo” (Jamie Foxx), Buddy (John Hamm) e accompagnato dall’amore della sua vita Deborah (Lily James).
L’immaginario di cui si fregia Baby Driver fa riferimento ai migliori Tarantino e Ritchie, ma riesce a costruire una propria personalità forte e identificativa che lo renderà un film capace di resistere alla memoria degli anni.
La trovata tecnica e narrativa più coinvolgente è il sapiente utilizzo del sonoro sia a livello diegetico che extra-diegetico: la colonna sonora accompagna qualsiasi azione compiuta da Baby quasi fosse un musical metropolitano su quattro ruote, grazie anche all’escamotage drammaturgico dell’acufene da cui è afflitto il protagonista.
Per questo motivo Baby è interamente immerso nel perseguimento di due obiettivi: quello di sopprimere il sibilo alle orecchie causato da un incidente mortale che lo coinvolse da piccolo e che lo lega a un passato ormai irrecuperabile, e quello di redimersi dalla sua vita criminale, raggiungere la somma da riconsegnare e costruirsi finalmente una nuova vita.
In Baby Driver la musica, la voce, tutto ciò che nella vita produce “suono”, costituiscono la costante dell’universo del protagonista e della sua personale redenzione. Anche l’assenza di sonorità rappresenta un anello importante nella vita del ragazzo, come accade per la figura del padre adottivo incapace di ascoltare e parlare come tutti ma, al contrario, l’unico in grado di ascoltare e parlare come fosse una coscienza in carne ossa.
Un plauso va al giovane interprete Ansel Elgort in grado di portare sullo schermo tutta la freschezza di un personaggio appassionato e testardo, a metà tra una risolutezza adulta e un imbarazzo nei confronti delle situazioni della vita tipico dell’adolescenza. Jamie Foxx e Kevin Spacey divertono e si divertono nei panni dei loro personaggi tipicizzati ma, grazie al loro straordinario talento, mai banali.