Signore e signori, l’action è morto! Dopo Dio e il Rock, anche il genere che ha avuto il suo punto di massima esplosione negli anni ‘70 e ’80 è ormai andato… e per favore, qualcuno lo dica ad Hollywood! Autobahn (Collide in originale), in uscita il 16 febbraio, è l’ennesimo tentativo andato male, nonostante la coppia di giovani e promettenti attori formata da Nicholas Hoult (X-Men: Giorni di un Futuro Passato) e Felicity Jones (Rogue One: A Star Wars Story), affiancata da due premi Oscar quali Ben Kinglsey e Anthony Hopkins.
Casey (Hoult) e Juliette (Jones) sono due giovani americani che si incontrano e si innamorano in Germania. Quando lui scopre che la sua amata ha bisogno di un trapianto di rene ritorna al suo vecchio lavoro di ladro. Per conto di un trafficante di droga di nome Geran (Kingsley) decide di derubare il pericoloso criminale Hagen (Hopkins). La rapina non va a buon fine e Casey dovrà riuscire a sfuggire alla vendetta di Hagen e nello stesso tempo salvare la sua ragazza.
Eppure le premesse erano buone: trama semplice per un film con un eroe dimesso e disperato in lotta contro il tempo che doveva dare ampio spazio all’azione e agli inseguimenti di macchine. Invece il nuovo corso del cinema action prevede trame complicate e un citazionismo continuo al glorioso passato del genere. E questo film di Eran Creevy (Welcome to the Punch – Nemici di sangue) non si distingue dalla massa, ricordando i film con Burt Reynolds e John Travolta fino ad arrivare a Un Tranquillo Weekend di Paura.
Dopo una prima parte da cinema romantico, il film si ricorda del motivo per cui era stato concepito e del significato del proprio titolo (Autobahn in tedesco vuol dire Autostrada). Dopo il tentativo di rapina andato a male si parte quindi con gli inseguimenti sull’autostrada senza limiti di velocità, ma quello che ne consegue è solo una serie di cambi d’auto dei tipi più disparati (manco fossero giocattoli), con qualche buona scena di inseguimento e con macchine che volano per aria senza che nessuno si faccia realmente male.
L’inverosimile dato da questo elemento non sarebbe niente se non ci fosse anche la pochezza di una sceneggiatura che non riesce nemmeno a sfruttare al meglio due mostri sacri come Kingsley e Hopkins. L’attore premio Oscar per Gandhi interpreta un personaggio esagerato e sopra le righe che ricorda molto il Mandarino di Iron Man 3, ma in questo caso invece che divertire dopo un po’ irrita, mentre l’attore premio Oscar per Il Silenzio degli Innocenti viene ingabbiato in rimandi al conterraneo Shakespeare (citando in continuazione “Romeo e Giulietta”) e agli aforismi del fisico Oppenheimer.
Insomma, vi consigliamo di riprendere in mano i vecchi film a cui Autobahn si voleva ispirare come Punto Zero e Fuori in 60 Secondi (“Quello vero, non quella cagata con Angelina Jolie”, Quentin Tarantino docet).