Combattiva, temibile e dannatamente sexy: questa è Lorraine Broughton (Charlize Theron), ovvero la protagonista di Atomica Bionda, lungometraggio di David Leitch che ha tutte le carte in regola per imporsi come piccolo cult cinematografico dell’anno.
Tra giochi narrativi degni delle migliori spy stories e scene d’azione dai ritmi frenetici e appassionanti, la storia segue la missione di una biondissima agente dei servizi segreti britannici (appunto la Theron) che, inviata a Berlino Ovest poco prima della caduta del muro, deve far luce sulla morte di un collega, tentando anche di recuperare una misteriosa lista contenente le identità delle spie attive nella capitale tedesca.
Costruendo il racconto attraverso false piste e colpi di scena, Atomica Bionda fa delle sequenze d’azione il proprio punto forte. Nonostante la prima ora possa risultare a tratti eccessivamente lenta, i ritmi spasmodici della seconda parte si riequilibrano perfettamente con le regole dell’action movie, offrendo sequenze capaci di ipnotizzare lo spettatore.
Soprattutto il lungo combattimento per le scale del palazzo diviene prova tangibile sia di un’impensata maestria registica, sia di un’ottima presenza scenica della Theron che si dimostra assolutamente convincente anche nei passaggi più movimentati. Contrariamente a molte pellicole di genere, i combattimenti poggiano inoltre su una storia ben congegnata che appassiona e coinvolge, ricorrendo anche ad un umorismo sadico ed unico nel suo genere.
Nella messinscena, interessante è il sodalizio artistico tra il regista David Leitch e il direttore della fotografia Jonathan Sela. Dopo aver collaborato al neo-noir John Wick e pronti a tornare in sala con l’irriverente Deadpool 2, l’accoppiata ha infatti dimostrato di intrecciare perfettamente le proprie competenze individuali, edificando una Berlino duplice, non solo scissa tra Est e Ovest ma anche tra interno ed esterno.
La glacialità delle strade e dei luoghi diroccati si alterna dunque al calore degli ambienti chiusi, spesso popolati da un numero imprecisato di corpi in movimento. In questa seconda dimensione, degna di nota è anche l’illuminazione, scandita da un uso sapiente delle lampade al neon.
Nonostante l’ottima regia e fotografia, la vera carta vincente è tuttavia Charlize Theron. Reduce dall’altrettanto riuscita performance dell’imperatrice Furiosa in Mad Max: Fury Road, la diva sudafricana dipinge un personaggio femminile forte ed estremamente sensuale.
In una stagione cinematografica che ha visto la rivincita del girl power grazie al cinecomic Wonder Woman, il personaggio di Lorraine raccoglie magistralmente il testimone, divenendo l’emblema di un’eroina più umana ma ugualmente combattiva: rispetto all’amazzone di Gal Gadot, l’Atomica Bionda di Charlize Theron è infatti una figura ambigua e discutibile che però, tra i suoi pregi e difetti, maggiormente si avvicina alla realtà quotidiana.