martedì, Gennaio 14, 2025
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Armageddon Time – Il tempo dell’Apocalisse, recensione del film di James Gray

La recensione di Armageddon Time - Il tempo dell'Apocalisse, il nuovo film di James Gray con Anthony Hopkins e Anne Hathaway. Dal 23 marzo al cinema.

Armageddon Time – Il tempo dell’Apocalisse, il nuovo film di James Gray (I padroni della notte, Ad Astra), è un lavoro tanto promettente quanto deludente. Le premesse sono buone, a partire da un cast di ottimo livello e un interessante contesto storico e sociale.

Anni ’80, un ragazzino di origini ebraiche che vive nel Queens, New York, fraternizza con un compagno di classe di diversa estrazione sociale. I due diventano amici: il primo sogna di diventare un artista, il secondo una vita migliore, in cui non venga discriminato per il colore della propria pelle. Sui due giovani protagonisti incombe però un’America cupa, rappresentata dall’imminente vittoria di Reagan, in cui l’individuo sembra non avere alcuna chance di vittoria su famiglia, società, destino.

L’Apocalisse cui fa riferimento il titolo è dunque quella interiore, di personaggi incatenati a un ruolo o a una direzione che accettano passivamente, pur sapendo che questo li porterà alla distruzione. Quella che potrebbe apparire a molti come una storia cupa in realtà ha il grosso difetto di non esserlo fino in fondo. La scrittura dei personaggi e l’andamento stesso della narrazione risultano infatti spesso dispersivi, contraddittori, vacui, come se uno chef cambiasse continuamente ricetta, aggiungendo e togliendo ingredienti nella speranza di ottenere un risultato accettabile.

Una scrittura scialba e una storia priva di meta

Troviamo ad esempio una madre amorevole che punta tutto sui figli ma con i figli non parla mai, un padre che non esita a ricorrere all’uso della cinghia ma poi dispensa perle di saggezza, un nonno che incita il nipote a rincorrere i suoi sogni ma poi lo esorta a essere “vero uomo”, un ragazzino che dovrebbe lottare per essere se stesso e aiutare chi gli sta vicino ma alla fine non fa niente di tutto ciò; non si tratta, come si potrebbe pensare, di un affresco realistico e umano ma di caratterizzazioni imprecise e talvolta un po’ stereotipate, che penalizzano molto un cast di grande bravura (Banks Repeta e Jaylin Webb su tutti, seguiti da Anthony Hopkins e Anne Hathaway).

A questo va ad aggiungersi una storia a sua volta inconcludente: la sensazione che il film sia un disegno a matita, come quelli realizzati dal protagonista, che via via prende una sua precisa connotazione mostrando allo spettatore un’opera definita viene puntualmente disattesa: da un lato nessun personaggio compie un percorso preciso, tutti si muovono senza muoversi di un centimetro; dall’altro vengono lambite una serie di tematiche interessanti ma abbandonate in medias res o non approfondite – da un parallelismo tra i profughi ebrei e la discriminazione razziale a vari discorsi intrapresi e non conclusi sul fallimento genitoriale, le aspirazioni individuali, la lotta per i propri ideali e le diseguaglianze sociali.

La sensazione, a film concluso, è che si sia visto tanto senza vedere niente, che James Gray ci abbia raccontato una storia (peraltro in parte biografica) di cui lui stesso non si ricorda bene alcune parti e, cosa ben peggiore, non sa spiegarci lo scopo o la morale.

Guarda il trailer ufficiale di Armageddon Time 

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Un film con un ottimo cast, un andamento godibile e una qualità tecnica di livello, penalizzato da una scrittura scialba che dà vita a personaggi contraddittori e una storia priva di meta. Il peggior risultato per uno chef: cucinare una pietanza senza infamia e senza lode, che si dimentica presto.

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Un film con un ottimo cast, un andamento godibile e una qualità tecnica di livello, penalizzato da una scrittura scialba che dà vita a personaggi contraddittori e una storia priva di meta. Il peggior risultato per uno chef: cucinare una pietanza senza infamia e senza lode, che si dimentica presto.Armageddon Time - Il tempo dell'Apocalisse, recensione del film di James Gray