A United Kingdom, nelle sale dal 2 febbraio, prende in esame un preciso momento della storia britannica e africana attraverso gli occhi di due giovani innamorati. “L’eredità di Sir Seretse Khama vive nel suo paese che continua ad essere un faro splendente di luce e ispirazione”. Con queste parole Nelson Mandela rese omaggio ad una delle figure africane più importanti del Novecento e alla sua forza nel superare gli ostacoli e i pregiudizi dovuti alla sua relazione con una donna bianca.
Nel 1947, Seretse Khama (David Oyelowo), erede al trono del Botswana, incontra ad una festa l’impiegata londinese Ruth Williams (Rosamund Pike) e tra loro è amore a prima vista. Nonostante la loro relazione sia contestata da ambo le parti (quella inglese e quella africana), i due decidono di sposarsi perché entrambi percepiscono la necessità di un cambiamento. Ma l’impero Britannico ancora colonialista decide di opporsi fermamente a questa unione interrazziale e a questo spirito di cambiamento spinto dai buoni rapporti con il Sudafrica che aveva appena approvato l’apartheid.
Il nuovo film della regista Amma Asante (La Ragazza del Dipinto) è un melodramma storico quanto mai attuale viste le recenti dichiarazioni del neo presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump in materia di immigrazione e libertà religiosa. Sarà forse un caso, ma la regista si sofferma su un altro uomo di potere, Winston Churchil, eroe in terra inglese che in questa storia realmente accaduta non ci fa una bella figura, visto che fu proprio lui ad ostacolare sia la relazione sia il legittimo governo di Seretse Khama. Anche se la figura dello statista inglese non compare mai, perché considerato in patria ancora intoccabile, l’autrice britannica non glissa sulla sua responsabilità e sulle promesse fatte in campagna elettorale e poi non mantenute una volta salito al potere.
Aiutata dalla collaborazione con il protagonista David Oyelowo (Selma, The Butler), la Asante è brava, nella prima parte, a non cadere nel sentimentalismo usando una narrazione decisa e appassionata; nella seconda parte, invece, abusa dei dialoghi apparentemente cortesi dove non manca la puntuale quanto stanca autoironia tipica della comicità inglese. Certo, non ci saremmo aspettati una critica alla Ken Loach, ma un po’ più di cattiveria e di risolutezza non avrebbero fatto male ad un film che comunque si lascia guardare.
Anche perché, ciò che lo rende valido e interessante è la chimica tra i due protagonisti, con una Rosamund Pike (Gone Girl) che ci regala un’interpretazione da grande attrice che conferisce al personaggio una pacatezza e allo stesso tempo una determinazione estremamente moderna.