Come riportato da Deadline, Blake Lively ha presentato una denuncia contro Justin Baldoni, accusando il regista e co-protagonista del film It Ends with Us di molestie sessuali e ripetuti tentativi di distruggere la sua reputazione.
Nella causa Lively parla di ambiente di lavoro ostile, affermando che la situazione durante le riprese del film è peggiorata a tal punto da richiedere una riunione straordinaria. Durante tale riunione, Lively ha chiesto esplicitamente che Baldoni smettesse di mostrarle video o immagini di donne nude, di parlare con lei della sua dipendenza dalla pornografia, di discutere di esperienze sessuali in sua presenza e di fare riferimenti al peso dell’attrice.
Nella causa viene spiegato che era stato raggiunto un accordo tra la casa di produzione Wayfarer Studios e l’intero cast secondo cui la promozione di It Ends with Us si sarebbe concentrata “più sulla forza e la resilienza del personaggio della protagonista Lily Bloom piuttosto che descrivere il film come una storia di violenza domestica”. Lively sostiene che Baldoni abbia rinnegato l’accordo e abbia invece parlato nelle interviste degli aspetti della storia legati alla violenza domestica e all’abuso emotivo.
Inoltre, sempre nella causa Lively afferma che Baldoni e la sua responsabile delle pubbliche relazioni, Melissa Nathan, avrebbero discusso su come avviare una campagna sui social media per danneggiare la reputazione dell’attrice. La denuncia dell’attrice include 22 pagine di messaggi tra Nathan e Jennifer Abel, l’addetto stampa di Baldoni, in cui entrambe parlano del desiderio di “distruggere” la fama di Lively.
Come riportato sempre da Deadline, in un post condiviso all’interno di un gruppo privato di PR e Marketing presente su Facebook, Abel ha riconosciuto che lei, Justin Baldoni e Nathan si sono scambiati messaggi su Blake Lively, ma ha negato che ci fosse una campagna diffamatoria coordinata; piuttosto, Abel ha affermato che il trio si è semplicemente limitato ad osservare mentre il web si scagliava contro l’attrice.
“Ciò che i messaggi selezionati non includono – anche se non sorprende, dato che non si adattano alla narrativa – è che non c’era alcuna «diffamazione» implicata. Non è mai stata facilitata alcuna stampa negativa, nessun piano di attacco sui social, anche se eravamo pronti per farlo, poiché è il nostro lavoro essere preparati a qualsiasi scenario; ma non abbiamo dovuto implementare nulla, perché l’internet stava già facendo il lavoro per noi”, ha scritto Abel.
Le parole di Abel fanno riferimento alle reazioni negative che Blake Lively ha ricevuto nel corso della campagna promozionale di It Ends With Us: in quel periodo, infatti, diversi utenti del web hanno iniziato a confrontare gli atteggiamenti dell’attrice e di Justin Baldoni, mettendoli l’uno contro l’altra (soprattutto per il modo in cui erano soliti parlare del film); inoltre, sempre in quel periodo sono iniziate a circolare delle vecchie interviste rilasciate da Lively in cui emergeva un lato dell’attrice non proprio accomodante.
Più avanti nella sua dichiarazione, Abel ha riconosciuto che il trio – lei, Baldoni e Nathan – si è “compiaciuto in modo immaturo” del fatto che Lively venisse attaccata sul web, sottolineando che in quel momento si è trattato di un “errore umano”.
“E sì, ammetto che ci siamo rallegrati e abbiamo scherzato sul fatto che i fan riconoscevano il cuore e il lavoro del nostro cliente senza che dovessimo fare nulla se non tenere la testa bassa e concentrarci su interviste positive per lui, come dimostrano i messaggi. Ci siamo compiaciuti in modo immaturo e abbiamo scherzato privatamente l’uno con l’altro sulla reazione del web verso la donna il cui team stava rendendo la nostra vita incredibilmente difficile durante il tour promozionale”, ha scritto Abel.
“Sono umana… le lunghe ore, i mesi di preparazione oltre al mio lavoro quotidiano: è stato gratificante vedere che, sebbene fossimo preparati, non abbiamo dovuto fare nulla di eccessivo per proteggere il nostro cliente”.
Nel frattempo, Justin Baldoni è stato citato in giudizio dalla sua ex publicist, Steph Jones (proprietaria della società di pubbliche relazioni Jonesworks), la quale sostiene che l’attore abbia violato il suo contratto all’inizio di quest’anno.
Il contratto – che prevede che Baldoni le paghi 25.000 dollari al mese – sarebbe stato violato dopo che l’attore e regista ha licenziato la società in agosto e si è unito a quella fondata da Jennifer Abel, che lavorava anch’essa presso la Jonesworks e che ha lasciato per avviare la propria società.
Oltre alla causa contro Baldoni, Jones ha citato in giudizio anche Abel e Melissa Nathan, unendosi a Blake Lively nell’accusare le due di aver messo a punto una campagna diffamatoria contro l’attrice. La causa di Jones sostiene che Abel e Nathan stiano cercando di incolparla per la suddetta campagna.
Come riportato da Variety, nella causa si legge: “Fino ad oggi, Jennifer Abel e Melissa Nathan continuano a puntare falsamente il dito contro Steph Jones ora che i loro stessi comportamenti scorretti stanno venendo alla luce, diffamandola e attaccandola all’interno dell’industria”.
La SAG-AFTRA sostiene la causa di Blake Lively
La SAG-AFTRA, il sindacato che rappresenta gli attori statunitensi, ha rilasciato una dichiarazione a supporto di Blake Lively in seguito alla sua denuncia contro Justin Baldoni.
In una dichiarazione rilasciata in esclusiva a The Hollywood Reporter, il sindacato sottolinea le “accuse scioccanti e preoccupanti” mosse contro Baldoni e ha dichiarato che Lively aveva “tutto il diritto” di sollevare qualsiasi problema avesse avuto durante le riprese. Il sindacato ha poi elogiato l’attrice per il suo gesto, definendolo un “passo importante” che aiuta a mantenere tutti al sicuro all’interno del set di una qualsiasi produzione.
“Queste sono accuse scioccanti e preoccupanti. I dipendenti hanno ogni diritto di sollevare questioni di preoccupazione o di presentare reclami. Le ritorsioni per la segnalazione di comportamenti scorretti o inappropriati sono illegali e sbagliate”, afferma la dichiarazione dell’organizzazione. “Applaudiamo al coraggio di Blake Lively nel parlare di ritorsioni e molestie e per la sua richiesta di avere un coordinatore di intimità per tutte le scene con nudità o contenuti sessuali. Questo è un passo importante che aiuta a garantire un set sicuro”.