Lo spirito è sempre quello di un eterno ragazzino. La classe, naturalmente, è inconfondibile. A due anni di distanza da Miss Peregreine – La casa dei ragazzi speciali, Tim Burton è tornato a Roma per ritirare il David alla Carriera – David for Cinematic Excellence 2019 che gli verrà conferito questa sera in occasione della 64ª edizione dei Premi David di Donatello.
L’arrivo nella Capitale del regista di Edward mani di forbice e della mente creativa dietro Nightmare Before Christmas si è trasformato nell’occasione perfetta per la stampa italiana di poter chiacchierare con Burton a proposito di Dumbo, il nuovo live action Disney basato sull’amatissimo classico d’animazione del 1941, che arriverà nelle nostre sale domani 28 febbraio.
Con la sua energia contagiosa, Tim Burton ha intrattenuto i giornalisti presenti all’Hotel Eden a suon di battute su qualsiasi aspetto riguardante la sua vita, non solo professionale ma anche personale, senza trattenersi dall’approfondire ad ogni singola richiesta i segreti dietro la realizzazione della sua ultima fatica targata Disney, la fabbrica dei sogni con la quale il regista – per sua stessa ammissione – intrattiene ormai da oltre 40 anni un rapporto di odio e amore: “Quello che ho con la Disney è un rapporto che rispecchia in tutto e per tutto quello che esiste tra i vari membri di una vera famiglia. A volte ci vogliamo bene, a volte ce ne vogliamo di meno. Alla fine nessuno ti concede realmente quella libertà artistica che tanto si ricerca. La vita è fatta così!”
In molti si sono chiesti se Dumbo fosse davvero il classico che potesse permettere a Burton di esprimere al meglio la sua poetica. A tal proposito il regista non ha mai avuto dubbi: “Lavorare al film mi ha permesso di abbracciare nuovamente tutta una serie di tematiche a me molto care. Era impossibile realizzare un remake a tutti gli effetti, anche perché il classico originale ha una durata molto breve. Ciò che mi ha affascinato di più dell’intero progetto è stata proprio la possibilità di trasformare una pellicola ormai datata in qualcosa di nuovo, senza chiaramente dimenticare di renderle i dovuti omaggi quando necessario.”
Uno degli aspetti più sensazionali di Dumbo è sicuramente il meraviglioso design dell’elefantino volante, in grado di conferire al personaggio stesso quella tenerezza necessaria a veicolare i messaggi profondi che si celano all’interno della storia: “Nel caso di Dumbo è stato necessario trovare qualcosa di diverso attraverso cui esprimere le emozioni, dal momento che si tratta di un personaggio che non parla. La cosa migliore per me è stato andare alla ricerca di una forma d’espressione pura e semplice in un mondo così caotico. Ho pensato che il modo migliore per esprimere tutte le emozioni di questo personaggio fosse proprio attraverso gli occhi. È un aspetto del film sul quale abbiamo lavorato veramente tanto.”
Una delle tematiche del film ad emergere in maniera preponderante è sicuramente quella dello sfruttamento degli animali nei circhi. A tal proposito, Burton ha spiegato: “Pur avendo realizzato un film sul circo, devo confessare che non sono mai stato un amante di questa forma d’intrattenimento. I clown mi hanno sempre fatto paura e non mi è mai piaciuto vedere gli animali esibirsi. È chiaro che qualsiasi animale non dovrebbe essere costretto a fare cose che vanno contro la propria natura. Sicuramente questo era un aspetto che volevamo sottolineare attraverso il film.”
Tim Burton presenta alla stampa italiana Dumbo, dal 28 marzo al cinema
Ad ogno modo gli animali non sono l’unico cuore pulsante del film, dal momento che un ampio spazio viene riservato anche alla componente umana: “Nella sceneggiatura ci sono dei parallelismi tra la vicenda di Dumbo e quella dei personaggi in carne e ossa. La cosa che li accomuna è questo senso di perdita, di abbandono. I piccoli protagonisti del film hanno perso la loro madre; Holt, il personaggio di Colin Farrell, ha perso la moglie, il lavoro e anche un braccio. Per noi è stata un’occasione per esplorare anche il tema della famiglia nelle sue forme più diverse e sicuramente meno tradizionali.”
E a proposito di famiglia, mai come in questo caso è stato molto importante per Tim Burton circondarsi di attori con i quali aveva già lavorato, da Michael Keaton a Eva Green, fino a Danny DeVito e Alan Arkin: “Proprio a causa delle tematiche che vengono affrontate nel film, per me era fondamentale ricreare quel tipo di atmosfera sul set e tornare a lavorare con attori che conosco molto bene, anche se con alcuni non ci vedevamo da tantissimo tempo, come ad esempio con Michael, che non vedevo da vent’anni. Se ci pensate bene, quello che accade al circo è un po’ come quello che succede sul set di un film: c’è questo gruppo di persone che si unisce per cercare di realizzare un grandissimo spettacolo. È stata un’esperienza incredibile tornare a lavorare con questi attori straordinari. Mi sento davvero fortunato.”
Durante l’incontro si è naturalmente parlato anche della carriera di Burton – in particolare dei due film dedicati al personaggio di Batman – e del modo in cui il suo cinema sia diventato, nel corso degli anni, sempre più digitale e meno artigianale: “Lavorare su Batman è stato strepitoso, soprattutto perché all’epoca si trattava di un territorio quasi del tutto inesplorato. È stato un vero privilegio cimentarmi con un progetto del genere. È stato anche molto divertente, perché appunto era qualcosa che non era mai stata fatta prima. È chiaro che, negli anni, si sono realizzate cose in merito molto più spettacolari. Anche il mio modo di fare cinema è cambiato. Indubbiamente mi manca il modo tradizionale di fare cinema, ma è anche vero che i nuovi strumenti e le nuove tecnologie che l’industria ci mette a disposizione sono incredibili. Ovviamente resto un estimatore del cinema alla vecchia maniera, soprattutto della sua natura tattile, e credo che nonostante tutto questo aspetto non mancherà mai nel mio cinema. In Dumbo, ad esempio, al di là del design dell’elefantino e di alcuni green screen, è stato quasi tutto ricostruito. Anche Dumbo in realtà era presente sul set: abbiamo usato un fantoccio con il quale gli attori potevano relazionarsi, che è stato poi animato durante la fase di post-produzione.”
Parlando sempre della realizzazione del film, Burton ha poi spiegato com’è stata ricreata una delle sequenze più celebri del classico d’animazione, ossia quelli dei grandi elefanti rosa: “Volevo rispettare lo spirito origianale di quella scena, ma al tempo stesso non volevo riproporla sotto forma di un tormento o di un incubo, anche perché l’immagine dell’elefantino ubriaco non mi sembrava adeguata nel contesto messo in piedi dal nostro film. Quindi ho pensato che potesse essere interessante pensarla come una sorta di visione proveniente proprio dalla mente di Dumbo.”
In conclusione, Tim Burton ha commentato il David alla Carriera che riceverà questa sera in occasione della 64ª edizione dei Premi David di Donatello: “Dal momento che non ricevo quasi mai dei premi, è sempre bello riceverne uno, soprattutto se si tratta di un premio alla carriera. In questo caso specifico, si tratta di un riconoscimento a cui tengo particolarmente, perché mi sono sempre sentito in debito nei confronti dei grandi maestri della cinematografica italiana, come Fellini, Bava, Argento… è davvero un onore per me ricevere questo premio.”