Due sorelle, una storia d’amore, ma soprattutto una riflessione sui gesti inconsueti che si commettono in suo nome. Sono questi gli ingredienti alla base di Nove Lune e Mezza (qui il trailer ufficiale), esordio alla regia dell’attrice comica Michela Andreozzi, qui in veste di attrice, co-sceneggiatrice e appunto regista.
La Andreozzi ha parlato della sua ultima fatica alla stampa insieme agli altri interpreti che l’hanno accompagnata in questa avventura: Lillo Petrolo (l’altra metà del duo Lillo e Greg), Giorgio Pasotti, Claudia Potenza, Alessandro Tiberi e Massimiliano Vado. Assenti giustificati invece – per via di impegni sul set – Claudia Gerini e Stefano Fresi, due dei pilastri portanti del film.
Nove Lune e Mezza è un’opera prima prodotta dalla Paco Cinematografica e distribuita dalla Vision Distribution nelle sale.
Nove Lune e Mezza: Michela Andreozzi e il cast presentano il film a Roma
Com’è nata l’idea alla base della commedia?
Michela Andreozzi: «Il film è stato un incontro di varie storie raccolte nel corso degli anni, tutte storie più che reali. Volevo parlare delle donne di oggi e dei loro desideri già da molti anni; mentre invece gli sceneggiatori Alessia Crocini e Fabio Morici erano ispirati più dal tema della “sorellanza”. Abbiamo unito tutti questi elementi e il risultato è la nostra creatura, Nove Lune e Mezza.»
Che è appunto un film che racconta le donne, la sorellanza, la famiglia e la maternità: quali donne hai volute raccontare in questo film?
Michela Andreozzi: «Volevo raccontare diverse sfumature femminili: la donna che trova la sua realizzazione nella coppia o nel lavoro, altre perché sono state educate diversamente e quindi si realizzano semplicemente nella famiglia e con la maternità e invece certe che hanno un istinto naturale che le spinge ad essere accoglienti e materne.»
E gli uomini, come vengono ritratti nel film?
Michela Andreozzi: «Ammetto che non è facile stare accanto alle donne di oggi e volevo raccontare proprio questo: le difficoltà. Ci sono uomini meravigliosamente medi – come il personaggio incarnato da Lillo, mio marito nel film – che non riescono a stare al passo delle loro donne e poi altri – come quello incarnato da Pasotti, nel film compagno della Gerini – che, per quanto siano abituati alla loro modernità, hanno però bisogno di ritrovare un loro respiro vitale, una sorta di break dalla loro determinazione.»
Giorgio, a proposito: puoi dirci qualcosa sul personaggio di Fabio?
Giorgio Pasotti: «Fabio si scopre egoista e forse impreparato di fronte a una rivoluzione come quella pianificata dalla sua compagna e dalla sorella: apparentemente sembra un guru che ha tutte le risposte, un uomo calmo e un osteopata dedito alla discipline orientali. Mentre invece ha bisogno anche lui di ritrovare il proprio respiro, quello che tanto cerca di far recuperare agli altri.»
Michela Andreozzi: «L’altra coppia presente in Nove Lune e Mezza è quella omo-genitoriale costituita da Vado e Fresi, e anche quella ha i suoi problemi: infatti esplodono contemporaneamente alle altre due, deflagrando a causa del peso dei problemi.»
E la coppia neocatecumenale tutta casa, famiglia e chiesa incarnata dalla Potenza e da Tiberi?
Claudia Potenza: «Io interpreto il personaggio della moglie religiosa, fin troppo, fino all’estremo grottesco! I Figli sono importanti, certo, però non ritengo che siano un passaggio fondamentale: non è uguale per tutti la maternità, ci sono percezioni diverse al riguardo.»
Alessandro Tiberi: «il personaggio di Vanni, neocatecumenale marxista pentito, nasce dalla voglia di rappresentare nella sceneggiatura quella parte sostanziosa di Italia che avversa il cambiamento, non è preparato. E ne risulta spaventato. Poi alla fine si lascia andare anche lui, come si vede nel film: asseconda l’onda della rivoluzione. Bisogna trovare la chiave giusta per raccontare quella parte d’Italia.»
Michela Andreozzi: «Confesso che mi piaceva anche l’idea di raccontare il terzo figlio, maschio, dopo due femmine che spesso cerca di trovare una propria identità fuori dalle dinamiche famigliari di partenza.»
E a proposito della coppia di fatto interpretata da Fresi e Vado?
Massimiliano Vado: «volevamo raccontare, con Stefano, una coppia diversa: due uomini che si amano. Magari il ritratto finale che abbiamo realizzato è più reale e molto meno cinematografico, ma volevamo andare oltre i tabù. Nel film siamo la coppia più risolta, diversa dalle altre, quella che alla fine attraversa la crisi più transitoria.»
Michela Andreozzi: «Nove Lune e Mezza è un film che parla di amore, e dei gesti estremi – e spesso giudicabili o condannabili – che si commettono in nome dell’amore»
Quindi secondo te, Michela, la maternità non è il solo modo, per una donna, di realizzarsi
Michela Andreozzi: «Vero; si dice spesso che donne abbiano una marcia in più ma è un mondo contraddittorio quello in cui viviamo: ti assumono se non hai figli, ma se non li vuoi sei un mostro. Quindi deve essere una frustrata. Io per esempio non ho figli e non li ho voluti ma ogni donna si deve poter realizzare come essere umano, con una vita piena anche senza figli. Ne ha tutto il diritto.»
E questa visione passa anche attraverso la tua regia e il tuo nuovo ruolo da regista
Michela Andreozzi: «Io sono contenta come donna di aver fatto un film e di aver avuto questa possibilità, è un onore e un privilegio per me; e poi a maggior ragione di esserci riuscita soprattutto qui in Italia.»
Puoi dirci qualcosa a proposito della musica utilizzata nella colonna sonora e del suo rapporto con il film?
Michela Andreozzi: «Ringrazio il compositore che ha composto le musiche del film, Niccolò Agliardi. Siccome una delle due protagoniste è una musicista, era importante curare questo aspetto e la musica è nata proprio insieme al film, visto che rimane comunque un’opera prima, che ho potuto realizzare solo perché sono stata fortunata ad incontrare i produttori della Paco che hanno creduto in me e nel progetto dall’inizio alla fine.»
Da quanto tempo hai in mente l’idea alla base del film?
Michela Andreozzi: «Tenevo molto alla storia, la tenevo vicina e ben stretta a me; mi ero già applicata su un cortometraggio autoprodotto e quindi mi sentivo pronta a compiere questo salto. Poi sono stata affiancata da una crew eccezionale che ha reso possibile il film, proteggendomi fin dall’inizio delle riprese e aiutandomi; mi sono semplicemente posta nella posizione di poter ascoltare. E, a tal proposito, sono contenta che in Italia si torni a dare ascolto a qualcuno rendendo possibile il miracolo del cinema, e confermando che come ce l’ho fatta io… possono farcela anche altri. Nove Lune e Mezza è genuino, poteva essere fatto meglio ma preferisco che rimanga così, spontaneo.»
Secondo te, come accoglierà il film la gente meno pronta al cambiamento?
Michela Andreozzi: «Non so, non posso fare pronostici; posso solo dire che non sono una fan della strumentalizzazione del corpo della donna. Ma nel film il punto cruciale è: se una persona, con un gesto d’amore verso un’altra, vuole donare una parte di sé… perché non può?»
Giorgio, per le donne – le due sorelle Gerini-Andreozzi – c’è la “sorellanza”… ma per gli uomini?
Giorgio Pasotti: «I tre personaggi maschili del film sono distanti e distinti tra loro, è vero: ma alla fine riescono comunque a trovare la loro forza nella solidarietà che li lega.»