Un uomo e una bambina; una storia d’amore pura, nata al primo sguardo, che ha legato un giovane papà single ad una neonata affetta dalla sindrome di Down, in cerca di una casa e una famiglia alla quale regalare tutto il suo amore. È così che inizia la storia di Luca Trapanese e della piccola Alba, finalmente sua figlia dopo un lungo iter tra affidamenti e, infine, un’adozione avvenuta in circostanze speciali.
La prima in Italia per un uomo single, a maggior ragione appartenente alla comunità LGBTQ+, avvenuta solo grazie alla “rarità” del caso, presentando altrimenti uno scenario impossibile per la legge italiana. E adesso questa vicenda è pronta ad approdare sul grande schermo grazie a Fabio Mollo, regista che aveva già intrapreso un percorso – al cinema – sulle insondabili sfumature della genitorialità grazie a Il padre d’Italia, e che qui torna ad affrontare questi temi in Nata per te.
«La prima volta che ho sentito parlato della storia di Luca e Alba mi sono emozionato», ha dichiarato Mollo presentando il progetto alla stampa. «Mi sono emozionato ascoltando il racconto della vicenda, perché dentro ho rivisto molto delle mie esperienze di vita personali; e tutto questo mi ha dato la forza e il coraggio necessario, avvertendo uno slancio inedito verso la vita che veniva trasmesso dalla loro esperienza. Prima hanno iniziato a lavorare sul progetto gli sceneggiatori Giulia Calenda e Furio Andreotti; poi sono stato coinvolto anch’io, avvertendo fin da subito una grande responsabilità, perché si trattava di una storia importante per me – in primis – e poi per tante altre persone.
Io vengo da Reggio Calabria, da una realtà… bella tosta; per tale motivo il cinema mi ha insegnato a crescere e a diventare l’uomo che sono; e la vicenda di Luca e Alba poteva permettermi di raccontare ciò che stavo cercando di comunicare al pubblico attraverso un film, ed era un’opportunità che attendevo da tanto tempo. Nata per te è uno di quei film che capitano una volta sola nel corso della proprie esistenza, quindi sono contento che la vita me lo abbia regalato».
Mostrare la normalità di una famiglia
Fabio Mollo ha avuto bisogno della “materia prima” pulsante fornita dalla vicenda di Luca per poter realizzare Nata per te; e Trapanese non si è mai tirato indietro nel raccontare e nel raccontarsi, anche nel quotidiano – attraverso i social – mostrando la normalità della sua famiglia, come ha confidato – del resto – nel libro scritto a quattro mani insieme a Luca Mercadante (che ha ispirato l’adattamento sullo schermo); ma che effetto fa vedersi al cinema, drammaturgicamente narrato attraverso le immagini?
«È strano come momento», confessa Trapanese, «perché immaginare di avere un film pronto a parlare di te e della tua esistenza – ma tu sei ancora vivo e vegeto, eh – è davvero qualcosa di strano e che crea ansia e aspettativa. La mia vicenda insieme ad Alba è nata sotto una buona luce: quando ho scelto di diventare padre, ho pensato di poter essere pronto a prendere in affido un bambino disabile, senza mai pensare a cosa sarebbe potuto accadere “dopo”. È importante capire le ragioni di ogni personaggio coinvolto nella nostra vicenda, perché avere un figlio disabile oggi fa ancora paura e le famiglie sono sole, abbandonate perfino nella comprensione delle tante sfumature della disabilità (tipo la Sindrome di Down, appunto) e impreparate a confrontarsi con una legge per le adozioni che è forma al 1983.
Io non mi considero un eroe, ma una persona come tutti gli altri che ha avuto la fortuna di vivere un percorso nel volontariato, inseguendo una serie di scelte. In quanto padre, sono arrivato preparato alla scelta di volerlo essere e, soprattutto, di volere accudire una bambina disabile. Nata per te affronta questi temi in una maniera equilibrata e io mi sono ritrovato nell’interpretazione di Pierluigi Gigante (protagonista del film, NdR), quanto anche nella capacità – da parte di tutte le persone coinvolte – non solo di voler raccontare questa storia ma di affrontare determinati temi con grande sensibilità, senza mai essere violenti nell’approccio».

Cambiare le cose attraverso la cultura
La storia di Alba e Luca accende un dibattito molto “caldo” per la realtà attuale, considerando la visione che la società ha – ancora oggi – della disabilità, soprattutto in Italia; a tal proposito, Luca Trapanese ha aggiunto:
«La strada maestra, per certi temi, è parlarne per far capire alle persone che non esiste uno schema fisso uguale per tutti; ognuno copre il proprio percorso e ha i suoi tempi. Nella nostra società c’è solo la diversità, e dobbiamo imparare a farla convivere creando un dialogo costante. Qual è la famiglia giusta? Non esiste, ma esiste invece la verità che ognuno di noi vive nella propria realtà famigliare, finendo per raccontarla esattamente come faccio io con Alba. Bisogna essere testimoni della propria esperienza e la comunicazione è fondamentale, perché aiuta a rompere gli schemi e, soprattutto, gli incasellamenti che la società ci ha voluto imporre.
In qualità di assessore, io non lotto per i diritti ma li racconto. Mi rendo conto che sul discorso disabilità manca ancora tutto: c’è una profonda solitudine che attanaglia le famiglie con figli disabili, a partire dal loro inserimento nel percorso scolastico fino alla possibilità di vivere una vita autonoma, per non parlare della sessualità che è ancora un tabù enorme. Viviamo in una società che vede i figli come un bene proprio, senza capire che sono i nostri e hanno bisogno di vivere in una società dove è la stessa comunità a prendersi carico dei figli di tutti, come nella vecchia idea filosofica del villaggio, secondo la quale apparteniamo tutti alla stessa comunità.
L’Italia è molto indietro su questi aspetti per un discorso, secondo me, soprattutto culturale: vediamo ancora la disabilità come un problema e non un’opportunità. Possiamo cambiare tutto questo e rendere tutti molto più consapevoli, e possiamo farlo solo attraverso la cultura; e Nata per te fa cultura».
Un film sui legami sentimentali
Negli intenti del regista e dell’intera crew, Nata per te non è stato concepito come un film sull’omosessualità; piuttosto, è incentrato sulle dinamiche di diverse persone dai molteplici punti di vista e, soprattutto, su una coppia dalle visioni divergenti. Questo argomento ha acceso i riflettori anche su un altro aspetto che riguarda i legami sentimentali: «Se io avessi un compagno», ha aggiunto Trapanese, «questo non avrebbe alcun diritto su Alba e se ci separassimo, come del resto accade spesso, non avrebbe alcun diritto affettivo rispetto ad Alba. Questo non è corretto, perché bisogna tutelare questo tipo di famiglia al pari di tutte le altre.
È chiaro che la questione è giuridica: la straordinarietà della storia narrata in Nata per te sta nel fatto che Alba sia stata partorita e abbandonata in ospedale senza essere ricollocata tra le coppie considerate “tradizionali”, idonee per l’adozione. Mi sono appellato all’articolo 44 di una legge del 1983: immaginiamo, quindi, quanto fossimo all’avanguardia in quel periodo – nonostante alcuni temi fossero considerati dei tabù, come il divorzio o l’omosessualità – proprio perché dal punto di vista burocratico, in quel caso, una famiglia composta da un padre single con un bambino difficile da ricollocare era a tutti gli effetti un nucleo famigliare».

La disabilità: un’opportunità, non un limite
C’è, di sicuro, un tema che emerge con prepotenza da questa ricca conversazione, e che riguarda la visione di Trapanese nei confronti della disabilità, che vede come un’opportunità, una diversità nella vita ben lontana dal concetto stesso di limite. Un aspetto che ha catturato subito l’immaginario di Fabio Mollo che, in Nata per te, ha deciso di dar voce proprio a questo suo personalissimo punto di vista.
«Una volta conosciuta la storia di Luca», ha dichiarato il regista, «abbiamo capito subito che dovevamo raccontare questo suo sguardo sulla disabilità, intesa appunto proprio come possibilità. Ci sono tanti temi in questo film e forse quest’ultimo è il più importante, un tabù ancora così grande che sovrasta l’omosessualità e i single. E forse è stato un tabù anche del cinema, per cui ci siamo posti questa domanda: come si fa a raccontare questa storia? E abbiamo trovato un’unica risposta, molto semplice.
Non volevamo rendere tutto più cinematografico, edulcorando la realtà o virando sulla finzione, ma il nostro intento era solo quello di conoscere da vicino il mondo di Luca. I diritti ci spettano, non devono essere concessi: e ogni volta che ciò non accade ci sentiamo umiliati. E l’umiliazione più grande che provo è che, ad oggi, ancora non sia stato fatto niente».
Nata per te arriverà il 5 ottobre nelle sale grazie a Vision Distribution.