Leonardo è il nuovo titolo del palinsesto targato Rai: uno dei più attesi, perché segna l’inizio di una prestigiosa collaborazione internazionale tra i maggiori broadcaster europei pubblici – Rai, France Télévision, RTVE, Alfresco Pictures e la tv pubblica spagnola – e Sony Pictures Tv, pronta a sostenere questi nuovi progetti dal sapore squisitamente europeo sul mercato mondiale. Al momento la serie evento, che debutterà in esclusiva mondiale nella prima serata di Rai Uno a partire dal prossimo 23 marzo (per quattro serate e un totale di 8 episodi), è già stata venduta in oltre 120 paesi grazie anche alla complicità di un distributore internazionale come Amazon Uk.
Un grandissimo successo messo a segno da Rai Fiction ma soprattutto da Lux Vide, storica partner con anni di esperienza e successi, da subito entusiasta all’idea di trasporre sul piccolo schermo una serie così complessa e incentrata su una figura enigmatica come quella di Leonardo Da Vinci. A tal proposito, i produttori Matilde e Luca Bernabei (già artefici del successo delle due stagioni de I Medici) hanno dichiarato:
Matilde Bernabei: «Dopo la parentesi de I Medici, questa volta tocca al genio italiano di Leonardo: siamo innamorati del rinascimento, e devo ammettere che solo nelle alleanze –produttive e non – abbiamo trovato la forza per comporre questo importante puzzle. Si tratta, infatti, del primo progetto tra i vari broadcaster pubblici europei – Francia, Italia e Spagna tra gli altri – insieme a Sony Pictures Tv, coinvolta in veste di co-produttore internazionale; proprio attraverso la Sony siamo entrati in contatto con Amazon Uk dimostrando che, se si vuole fare un grande progetto, ci può essere una collaborazione soprattutto con le piattaforme e i distributori.
È stato bello vedere come il genio di Leonardo sia tornato, di nuovo, universale trasformandosi nella punta di diamante della nostra saga sul Rinascimento: crediamo che Leonardo rappresenti, per questo momento, un profondo messaggio di rinascita che arriverà nelle case di tutto il mondo. Ricordo ancora quando abbiamo trovato l’energia di ricominciare, lo scorso 14 giugno 2020, nonostante le difficoltà causate dal Covid-19. Siamo stati la prima produzione Europea a ripartire, pronti a tutto pur di tornare a girare perché era importante portare questa serie nelle case di tutto il mondo, soprattutto in questo periodo difficile nel quale un genio con dei lati oscuri può essere d’ispirazione a tante persone in tutto il mondo».
Luca Bernabei: «Il genio fa paura: è imprevedibile, potente e misterioso. Soprattutto uno grande come quello di Leonardo, che ci ha spinto a compiere questo grande cammino televisivo nell’arco di 3 anni di lavoro e 5 mesi di riprese. In questo lasso di tempo abbiamo ricostruito – in studio – prima Firenze, poi Milano a causa della pandemia: volevamo che i nostri attori girassero in totale sicurezza, cercando di restare in studio il più a lungo possibile. Abbiamo lavorato con estrema passione, amore e volontà cercando di trasporre la stessa curiosità che animava Leonardo, un uomo assetato di conoscenza che dormiva solo 2 ore al giorno. Un genio che non dormiva mai perché la sua mente era sempre in movimento, e lo testimoniano i suoi schizzi disegnati di continuo; era lui stesso una macchina con ingranaggi che non si fermavano mai perché andava alla ricerca della perfezione.
La Gioconda, ad esempio, è un capolavoro che Leonardo riteneva però… imperfetto: ecco perché è finita in Francia con lui, voleva finirla ma non fu mai consegnata ai legittimi proprietari. Nella figura geniale di Leonardo c’è una costante voglia di perfezione che lo rende straordinario, una voglia di non essere mai contento e soddisfatto. Oggi, se il virus chiude il nostro orizzonte, una curiosità come la sua ci spinge a guardare oltre, là dove tutto rinasce. La sua storia è quindi un’esortazione a credere nelle straordinarie capacità del genere umano, soprattutto quella di guardare il futuro; è portatore di un messaggio di speranza, un vero modello di rinascita che dimostra anche come il genio da solo non basti: per compiere davvero un’opera, bisogna farla insieme. La perfezione non è di questo mondo, noi non siamo perfetti e il mondo è una realtà imperfetta, mentre la passione e il coraggio sono di questo mondo e solo insieme, coalizzandoci, allora usciremo da questa situazione che stiamo vivendo».
Messaggi importanti, messaggi di speranza che guardano tanto al presente che stiamo vivendo, quanto agli aspetti legati alle difficoltà del mondo dello spettacolo e infine al messaggio importante che si vuole comunicare attraverso questa serie, che sfrutta alcuni espedienti mainstream – tipici anche del mezzo televisivo – per portatore lo spettatore in un viaggio intimo e profondo nell’universo Leonardo Da Vinci, permettendogli di vedere da vicino i processi creativi che potevano animare – o, chissà, magari hanno animato realmente – la sua testa e l’immaginazione iperattiva che da sempre lo accompagnava.
Leonardo racconta la storia di un genio la cui personalità complessa ed enigmatica rimane ancora oggi un segreto avvincente: partendo da un espediente drammatico – un’accusa d’omicidio nei confronti del genio toscano (interpretato da Aidan Turner) – viene analizzato il mistero dell’uomo oltre il genio, attraverso una storia inedita e originale, fatta di intrighi e passioni, che svela pian piano una personalità complessa ed enigmatica rivelandone la straordinaria modernità e la profondissima umanità, scavando tanto nel pubblico quanto nel privato e nei rapporti che lo legano alla sua musa Caterina da Cremona (Matilda De Angelis) ma anche al giovane Stefano Giraldi (Freddie Highmore), investigatore del Podestà incaricato di risolvere il giallo al centro della storia.

Leonardo vede protagonisti alcuni dei nomi più interessanti del mercato audiovisivo europeo: Aidan Turner (Poldark, Lo Hobbit), Freddie Highmore (The Good Doctor, Bates Motel), Matilda De Angelis (L’incredibile storia de l’Isola delle Rose, The Undoing) ma anche l’iconico Giancarlo Giannini (Catch 22), che è Andrea del Verrocchio, il maestro di Leonardo; Carlos Cuevas che è Salaì, apprendista e amico fidato di Leonardo e James D’Arcy (Homeland, Broadchurch) che vedremo nei panni di Ludovico Sforza detto il Moro. Alla regia della serie, scritta da Frank Spotnitz e Steve Thompson, figurano Dan Percival e Alexis Sweet. Una serie che segue il percorso già tracciato dalle precedenti produzioni Lux Vide, con un’impeccabile ricostruzione storica, performance internazionali e un’attenzione particolare ad un mainstream che possa coinvolgere un’ampia porzione di pubblico tra i dedali di una storia avvincente e dotata di una premessa “di genere”.
Sì, perché per colmare i vuoti misteriosi delle lacune lasciate nella vita del genio di Leonardo Da Vinci, gli sceneggiatori hanno optato per un’indagine di stampo “giallo” da collocare in una cornice più ampia, basata sulle ricostruzioni storiche e artistiche. Tra biografie, testimonianze originali e testi sulle opere del genio toscano si è cercato di dare risalto al suo mondo creativo, così personale e atipico, che da sfondo finisce per diventare (appunto) cornice, alfa e omega della narrazione episodica. Ogni puntata sembra costruita sui doppi binari delle narrazioni verticali e orizzontali che si incrociano, con un’indagine che procede (e che cattura l’attenzione dello spettatore medio) svelandosi progressivamente e che permette, allo stesso tempo, di sviluppare le opere d’arte di Leonardo: ogni episodio è incentrato sulla realizzazione di un capolavoro pittorico, mostrando quindi il processo creativo che si cela dietro il prodotto finito, un oggetto di eterna ammirazione.
Ad interpretare Leonardo, il genio ribelle, misterioso e rivoluzionario (soprattutto rispetto ai tempi in cui ha vissuto) troviamo l’attore irlandese Aidan Turner, che ha così riassunto l’esperienza sul set e, in generale, la possibilità di confrontarsi con un personaggio tanto complesso e gigantesco: «Vorrei poter dire che c’è molto di me nel personaggio, ma credo che per un attore ogni interpretazione sia uno scambio tra attore e personaggio: quando è, in particolare, una figura così importante – come accade in Leonardo – si cerca sempre di attingere ad una forma di verità e io mi sono preparato insieme agli autori e ai registi, leggendo molto e addirittura cogliendo al volo l’opportunità di visitare il Museo del Louvre – che dedicava una retrospettiva a Leonardo – in “solitaria”: a quel punto ho creato un dialogo intimo con le opere e ho visto dei dettagli di una maestosità straordinaria. È stata un’esperienza che definirei epifanica, e una volta che sono arrivato sul set ho passato settimane a sviluppare un rapporto con il mio personaggio, finché non mi sono lasciato andare all’interazione con gli altri attori.
Secondo me, essere riusciti a stabilire un’intesa, una connessione tra me e ad esempio Matilda è stato un elemento molto importante: entrambi abbiamo imparato le battute divertendoci insieme, e preparando i nostri personaggi abbiamo legato molto sul set. Questo ha dato una svolta incline alla modernità ai nostri personaggi e sono convinto che, se ci fossimo lasciati coinvolgere troppo dalla serietà del lavoro, forse non sarebbe scattata quella scintilla che stavamo cercando: era importante dare al pubblico l’impressione che i nostri due personaggi, ma anche noi due, ci conoscessimo da molto tempo».
Turner è un Leonardo Da Vinci perfettamente in parte, tormentato e ombroso, un mistero per se stesso prima ancora che per gli altri: tutti sono affascinati dal suo talento incontenibile ma anche dai vuoti oscuri che nasconde la sua vita, decisamente all’avanguardia per il ‘500: se nel primo episodio della serie si approfondiscono i legami che hanno permesso al genio di sbocciare – quello con il suo maestro Verrocchio, il primo a capirne le potenzialità; ma soprattutto la relazione platonica vissuta con la misteriosa Caterina da Cremona, sua musa – nel secondo si iniziano a delineare nuove trame più complesse, legate alla rappresentazione dell’omosessualità del genio, uno dei pochi dettagli che emergono con certezza dalle fonti biografiche dell’epoca.
Matilda De Angelis, in questa serie, si cala nei panni dell’inafferrabile Caterina, che lei descrive così: «Onestamente, non sapevo dell’esistenza di diversi quadri perduti firmati da Leonardo Da Vinci: sapevo che Caterina era anche il nome della madre dell’artista, e penso quindi che il mio personaggio sia un po’ una dedica a una figura femminile emblematica e difficile nella vita dell’uomo. Per me è stato divertente inventarla, lasciandomi ispirare da quei pochi punti di riferimento che avevo a disposizione, contando però allo stesso tempo su un personaggio scritto benissimo dagli sceneggiatori.
Con Aidan abbiamo trovato subito una grande intesa: seguendo le dritte dei registi di Leonardo, abbiamo capito che dovevamo esprimerci assecondando il nostro cuore, sentire noi – in primis – quello che stavamo recitando senza pensare che dovevamo inseguire una fedeltà cinquecentesca: in tal modo il nostro racconto avrebbe perso tutta la sua verità, inclusa la nostra alchimia. Inoltre, sul set, ho recitato in inglese: una vera sfida per me, infatti ho dovuto lavorare parecchio raccogliendo però delle grandi soddisfazioni. Nella versione che vedrete in italiano sono stata doppiata: ero impegnata su un altro set internazionale e a causa del Covid-19 non era facile spostarsi».
A chiudere la teoria dei tre protagonisti di tutte le otto puntate di Leonardo è l’attore inglese Freddie Highmore, che figura anche in veste di produttore esecutivo del progetto: «Il mio personaggio, Stefano Giraldi, è difficile da afferrare dopo i primi episodi: è un amico? Un nemico? Bisognerà vedere l’intera serie per scoprirlo. Ciò che mi piace, di lui, è che si tratta di un investigatore chiamato ad indagare su un caso scomodo, che vede protagonista un Leonardo Da Vinci macchiato di una colpa che ha commesso… o forse no. Cerca di conoscere la verità senza mai prevaricare, non è mai alla ricerca spasmodica di confessioni da estorcere ad ogni costo. Ha solo a cuore la verità e cerca di capire chi è l’essere umano che si cela dietro l’artista, dietro il genio che tutti noi conosciamo. Lavorare con Aidan è stato un vero piacere: in tante scene che abbiamo girato, finivamo per ritrovarci al centro di un gioco mentale nel quale entrambi eravamo coinvolti, ed è straordinaria l’intensità che pervade il personaggio di Da Vinci, caratterizzato da una parte dalla tipica arroganza del genio e dall’altra da una spiritualità profonda ed insondabile».