martedì, Ottobre 3, 2023
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Le Verità: presentato alla stampa il film di Giuseppe Alessio Nuzzo

Le Verità è l’opera prima del giovane Giuseppe Alessio Nuzzo che debutta nei cinema a partire dal prossimo 27 aprile, distribuito dalla Paradise Pictures in associazione con Stemo in circa 30 copie. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il regista e gli interpreti Francesco Montanari, Nicoletta Romanoff e Fabrizio Nevola.

Giuseppe, Le Verità è la tua opera prima che si ispira a una storia vera. Puoi raccontarci qualcosa in merito?

Giuseppe Alessio Nuzzo: «Quando prima si attraversano delle esperienze cinematografiche di tipo documentaristico e poi si passa, invece, al lungometraggio si incontrano sempre molti rischi e altrettante perplessità: così ho pensato a una storia particolare e soprattutto a un genere – il thriller psicologico – specifico: volevo realizzare alla fine un piccolo film coraggioso che mi ha comunque dato tanta forza per andare avanti lungo il mio percorso. La storia, come è già stato annunciato, trae spunto dalla realtà, e in particolare dalla vicenda che ha visto coinvolto un mio amico d’infanzia, che ha avuto un incidente con lo scooter ed è entrato in coma. Solo dopo, quando si è svegliato, ha scoperto di relazionarsi con gli altri in modo completamente diverso rispetto a prima, e proprio qui affonda l’essenza stessa del film. L’ho, in qualche modo, vissuto davvero sulla mia pelle.»

La scelta casting è ricaduta su Francesco Montanari e Nicoletta Romanoff, due nomi molto noti del nostro cinema italiano: com’è avvenuta la scelta?

Francesco Montanari: «Ho scelto Le Verità perché non mi era mai capitato un personaggio simile prima d’ora; sono molto contento che Giuseppe abbia investito su di me e su questa squadra, ma soprattutto che abbia analizzato nel film il percorso di una crisi, provocata da un’estrema solitudine, per poi ritornare alla vita. In questi percorsi non c’è mai una spiegazione, così mi sono messo in quei panni chiedendomi: “e se capitasse a me?” Le tragedie umane ed emotive sono sempre interessanti da analizzare per un attore.»

Nicoletta il personaggio che interpreti nel film è sempre molto costante, dall’inizio alla fine

Nicoletta Romanoff: «Sì, Michela è costante in entrambe le parti del film: nella prima, lei pensa che dopo il ritorno di Gabriele dall’India, la loro vita a due possa davvero iniziare, costruendo una famiglia; ma allo stesso tempo è lei stessa a vedere l’atteggiamento egoista e restio dell’uomo come una fuga dalle responsabilità. Quando invece entra in sintonia con il suo dramma umano, allora lì capisce davvero che devono essere complici»

Quant’è forte la componente partenopea nel film?

Giuseppe Alessio Nuzzo: «Le Verità è stato girato a Napoli, e in particolare a Vico Equense e Acerra: ho cercato di immortalare una Napoli non turistica e patinata, bensì molto crepuscolare e malinconica»

Nicoletta Romanoff: «Con Giuseppe abbiamo lavorato molto anche sugli accenti dei personaggi: Martina, ad esempio, ha solo una leggera inflessione dialettale caratterizzante; non parla napoletano, si limita a vivere di luce riflessa la vita sociale di Gabriele, così l’inflessione la caratterizza per non renderla solo un semplice “avatar” del suo uomo»

A tal proposito cosa può dire Fabrizio Nevola?

Fabrizio Nevola: «Io ero l’unico, vero, napoletano del gruppo di attori assemblato da Nuzzo e lo conosco dal 2003; sul set abbiamo vissuto di nuovo la stessa esperienza accademica vissuta insieme anni fa. Il personaggio, Alfredo, è un po’ il “giullare di corte”, un personaggio più leggero che stempera il tono da thriller-psicologico del film.»

Giuseppe Alessio Nuzzo: «Il film, per mia stessa volontà, è stato realizzato con una troupe di giovani under 35»

Lino Guanciale, che compare nel film per una brevissima partecipazione, è reduce da un grandissimo successo televisivo come La Porta Rossa, fiction che tratta sempre temi analoghi con l’ottica di genere. Com’è possibile spiegare proprio la rinascita del genere grazie a determinati film?

Giuseppe Alessio Nuzzo: «Questo genere, il thriller con venature psicologiche e paranormali, sta vivendo un periodo fortunato: il film è uscito dopo La Porta Rossa ed è comunque un’operazione ambiziosa e rischiosa, ma al pubblico piace questo “ritorno” al genere e lo legge, allo stesso tempo, come una novità»

Fabrizio Nevola: «Non credo che Le Verità sia un film incentrato su una fuga dalla realtà, anzi: fornisce un punto di vista e uno sguardo diversi nei confronti della realtà stessa che ci circonda»

Giuseppe Alessio Nuzzo: «Il messaggio che volevo lanciare è che di ogni cosa non esiste un’unica versione; tutto quello che ci circonda è soggetto al cambiamento. La profondità è un concetto molto forte sul quale ho lavorato a lungo per approdare alla realizzazione finale del film. Le Verità necessita sicuramente di più visioni, durante le quali i piani narrativi secondari vengono progressivamente apprezzati e percepiti sempre meglio. Il senso intrinseco è che la Vita non è mai una o comunque non ha mai una visione univoca.»

Fabrizio Nevola: «Come accade con Pirandello dove uno, nessuno e centomila persone possono essere diverse, percepite in modo diverso allo stesso tempo»

Francesco Montanari: «È interessante, ad esempio, analizzare i punti di vista di Gabriele, vedere come cambiano man mano durante il passaggio da una parte all’altra. Nella prima si approfondisce il suo punto di vista attraverso il quale può percepire e cambiare la realtà; al contrario, nella seconda dove tutto cambia, i contorni degli eventi cambiano e l’inizio sembra frutto di un sogno. Da animale sociale ci molteplici percezioni diverse, frutto della propria rielaborazione»

Le Verità: presentato alla stampa il film di Giuseppe Alessio Nuzzo

Giuseppe, quali sono i tuoi modelli cinematografici di riferimento?

Giuseppe Alessio Nuzzo: «Mi faccio influenzare molto dall’arte figurativa. Alcuni film americani come Inception mi hanno ispirato, instaurando personalmente un parallelo stilistico con registi come Nolan; tra gli altri registi che mi influenzano, a livello estetico non posso non citare Sorrentino mentre dal punto di vista narrativo-diegetico Giuseppe Tornatore. Non cerco mai di imitarli ma di emulare il loro approccio al lavoro sul set, filtrandolo attraverso il mio punto vista. Non a caso anche a livello estetico-registico, la prima parte del film è girata quasi tutta attraverso numerosi piani sequenza mentre al contrario la seconda parte è più tradizionale, molto più standard. Una piccola curiosità riguarda il titolo iniziale del film che doveva essere Le Due Verità, poi diventato Le Verità, per indicare le immuerevoli versioni e interpretazioni degli eventi. La prima parte è un sogno ma potrebbe essere anche la verità stessa, la realtà effettiva: oppure tutto questo si manifesta nella seconda? Chissà, ognuno avrà la propria interpretazione e si porrà dei dubbi dopo la visione.»

Riguardo all’iter produttivo? In quante settimane avete girato?

Giuseppe Alessio Nuzzo: «Il film non è stato sostenuto attraverso le modalità standard del ministero; rientra nell’ambito del Film4Young del Social World Film Festival, un progetto per i giovani finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Dipartimento della Gioventù e del SCN. Abbiamo iniziato il progetto nel 2016 ma abbiamo aspettato per lanciarlo sul mercato al momento buono. Abbiamo cercato di sperimentare con le riprese e il montaggio. Oggi il film è maturo al punto giusto e può girare nei Festival e nei circuiti, come ad esempio quando lo abbiamo presentato in anteprima a San Paolo, in Brasile; per me è importante vedere la reazione degli altri e l’impatto che provano davanti a un prodotto simile. Abbiamo girato il film in 3-5 settimane, e devo confessare che alcuni temi come il mistero del coma mi stanno particolarmente a cuore: ho studiato medicina, ma sono consapevole che certe risposte si possono dare solo attraverso il Cinema. Da sempre, in ogni mio lavoro, cerco di trovare un tema sociale importante e di spiegarlo attraverso la macchina dei sogni, come ho già fatto attraverso il corto che ho girato e che ha, per protagonista, Leo Gullotta e che, proprio oggi, ha ricevuto una menzione speciale ai Nastri d’Argento. Si parte da un mistero come quello del coma – appunto – per capire qualcosa di più grande di noi, altrimenti difficile da interpretare.»

Quindi, dietro le due storie raccontate ne Le Verità ci sono dei temi sociali importanti, sottesi a certi rapporti umani?

Giuseppe Alessio Nuzzo: «Assolutamente sì, e non solo il tema del coma ma anche il tema della riabilitazione e quello degli incidenti sul lavoro; ho insistito molto su questi temi che non potevano passare in secondo piano secondo me, soprattutto alla luce del “macro-tema” sotteso al film che è quello della vita, declinata poi ogni volta in modo diverso.»

Com’è avvenuta la scelta del cast? Secondo quali criteri?

Giuseppe Alessio Nuzzo: «Quando si scrive una sceneggiatura, ma anche solo mentre costruisco i personaggi, non posso già non pensare agli attori che li andranno ad interpretare, questa modalità mi aiuta molto a costruire la drammaturgia del film. Io immagino le caratteristiche degli attori e le loro potenzialità, e poi su quelle andrò a strutturare il film. Alcuni tratti che appartengono ai personaggi sono simili agli attori stessi»

Che rapporto si è instaurato tra il cast e il regista sul set?

Francesco Montanari: «L’entusiasmo che abbiamo dimostrato la prima volta sul set è sempre rimasto con noi durante l’intera lavorazione del film; mettendo tutti da parte qualunque forma di ego sul set abbiamo lavorato molto bene insieme, vivendo un’esperienza davvero formativa»

Nicoletta Romanoff: «ho accettato il ruolo perché sono prima stata ospite del festival organizzato da Giuseppe, e ne ero rimasta completamente meravigliata e affascinata; poi la professionalità sul set mi ha stupito. Inoltre a stupirmi è stata anche l’organizzazione e la professionalità di Nuzzo, che mi subito consegnato una dettagliatissima scheda del personaggio di Michela.»

Fabrizio Nevola: «L’intera troupe era composta da under 35 che volevano dimostrare di saper fare tante cose diverse sul set, di saper sognare soprattutto in grande; abbiamo assemblato un’ottima crew che, nonostante spesso ci si ritrovi costretti a smettere di sognare perché gli eventi della vita ci privano di qualunque possibilità, bisogna lanciarci in esperienze coraggiose di questo tipo e la volontà di continuare questa esperienza ha creato un clima da “isola felice”, sperando che possa essere l’inizio di un cambiamento.»

Le Verità contiene diversi e palesi riferimenti al genere e anche alla cultura pop, nonostante siano disseminati nel film: il nome del protagonista è Gabriele Manetti – un forte richiamo al Gabriele Mainetti di Lo Chiamavano Jeeg Robot – e la premessa del ritorno in India richiama alla mente il film con Alberto Sordi Sono un Fenomeno Paranormale

Giuseppe Alessio Nuzzo: «Sì, confesso che mi piace molto giocare con i generi e giocare anche con me stesso! Infatti nel film compaio due volte. Certi elementi sono, da parte mia, un tributo ad alcuni esperimenti cinematografici. Il nome Manetti ricorda Mainetti, un regista che ha riaperto la via del genere e costituisce, appunto, un esempio giocoso di citazione, come pure la premessa simile al film di Sordi Sono un Fenomeno Paranormale»

Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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