L’acclamato regista francese Jacques Audiard è sbarcato questa mattina a Roma per presentare alla stampa – nell’ambito del Rendez Vous – Il Festival del Nuovo Cinema Francese – la sua ultima fatica, I Fratelli Sisters (The Sisters Brothers), vincitore del Leone d’Argento per la miglior regia in occasione della 75esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (qui la nostra recensione del film).
La conversazione tra il regista de Il Profeta e Un Sapore di Rugine e Ossa e la stampa si apre con una riflessione sulla genesi del progetto, fortemente voluto da John C. Reilly (Chicago, Carnage), protagonista del film al fianco di Joaquin Phoenix (Walk the Line, The Master). A tal proposito, Audiard ha speigato: “
“I Fratelli Sisters nasce dalla volontà di John C. Reilly. Ci siamo conosciuti al Festival di Toronto ed è stata in quell’occasione che mi ha proposto di realizzare un adattamento del romanzo di Patrick deWitt. Quando ne abbiamo parlato non conoscevo il libro e devo essere onesto: se ne fossi venuto a conoscenza per conto mio, magari per caso in una libreria, probabilmente non avrei mai pensato di trasformalo in un film, perché avrei pensato che sarebbe stato impossibile per me approcciare al genere western. Diciamo che rispetto ai miei lavori precedenti questo è decisamente un film che mi è stato commissionato, non è un film che nasce come un mio progetto, anzi: nasce soprattutto dalla voglia di John C. Reilly di interpretare sul grande schermo il ruolo del protagonista Eli. Sapete, John ha accumulato molti ruoli secondari nel corso della sua carriera e Hollywood non sempre è clemente quando un attore decide di passare da una categoria all’altra, dall’essere sempre stato un “non protagonista” al voler essere finalmente un “protagonista”. John ci ha voluto provare e sapeva che per farlo doveva per forza ricorrere all’aiuto di un regista straniero”.
Jacques Audiard presenta alla stampa italiana I Fratelli Sisters, dal 2 maggio al cinema
Per la prima volta Jacques Audiard si è confrontato con un genere – il western – apparentemente lontano dalla sua precedente produzione cinematografica. Parlando dell’approccio alla materia, il regista ha spiegato: “Il western è un genere che, naturalmente, si costruisce anche attraverso gli spazi, dunque attraverso gli ambienti e i paesaggi. La cosa che a me sta più a cuore, però, sono i miei personaggi. Quindi anche in questo caso mi sono concentrato di più su di loro che sul contesto. Indubbiamente tra il mio cinema e questo film ci sono diversi punti di contatto, su tutti il tema della brutalità dei rapproti fra gli uomini, molto ricorrente anche nel genere western, come ad esempio in tantissimi film di John Ford. Il western è un genere che ciclicamente ritorna, ma non sempre i film che vengono realizzati sono entusiasmenti. Quando mi è stato proposto di fare il film mi sono documentato per capire cosa il genere avesse partorito negli ultimi anni, e devo ammettere che non ho trovato chissà quali grandi cose.”
Chiaramente Audiard non ha mai nascosto i propri timori nell’affrontare un genere che ha fatto la fortuna della storia del cinema: “Insieme a Thomas Bidegain, che ha scritto con me il film, abbiamo rimaneggiato la sceneggiatura tantissime volte, perché ci sembrava un’impresa impossibile, difficilissima, troppo impegnativa. Abbiamo cambiato idea su come realizzare il film tante di quelle volte… non eravamo mai sicuri. Ad un certo punto abbiamo anche pensato di girarlo in bianco e nero. Col tempo, poi, abbiamo iniziato a focalizzarci su quello che volevamo che ci fosse all’interno del film e non su quello che doveva per forza esserci. È così che ci siamo resi conto che l’unica forma che potesse in qualche modo inglobare degli elementi così disparati era quella dell’immaginario fiabesco. Il film doveva apparire a tutti gli effetti come una favola. Da qui anche l’idea di usare dei colori desaturati, per restituire quella sensazione di stare guardando una fiaba.”
Quando si pensa al western non può non balzare subito alla mente il ricordo di Sergio Leone, vero e proprio maestro del genere. Questo il pensiero di Audiard sul celeberrimo cineasta italiano: “Sergio Leone è un regista che ammiro più di quanto, forse, non ami i suoi film. Ammiro nei suoi western quell’audacia formale assolutamente unica e quella capacità di sintizzare un pensiero che suscita un’emozione davvero profonda. Amo meno film come C’era una volta in America rispetto ai suoi wester, ma è indubbiamente un regista nei confronti del quale non abbiamo ancora smesso di essere debitori. Siamo ancora influenzati dal suo stile e lo saremo ancora per tantissimo tempo. Al di là della storia dei suoi film, però, quello che resterà per sempre impresso nella memoria collettiva sono le immagini che era in grado di creare.”
I Fratelli Sisters rappresenta il primo film di Jacques Audiard girato interamente in lingua inglese. A proposito del rapporto tra lingua e linguaggio cinematografico, il regista ha spiegato: “La lingua ha sempre avuto un’importanza cruciale nei miei lavori. In questo film lo si nota anche nel contrato tra i personaggi. Inevitabilmente, quando giri un film in una lingua diversa dalla tua, cambia anche il linguaggio cinematografico. Riflettendoci, entrambi gli ultimi film che ho girato erano non erano nella mia lingua madre: Dheepan era completamente in tamil, I Fratelli Sisters totalmente in inglese. Questo influisce sul mio modo di rapportarmi con gli attori con i quali lavoro e forse anche sulle aspettative che nutro nei confronti delle loro interpretazioni. Ad ogni modo, non mi definirei uno sceneggiatore in termini di dialoghi, di battute. Credo, piuttosto, di essere uno sceneggiatore di situazioni”.
Il film rappresenta anche l’ennesima collaborazione tra Audiard e il celebre compositore francese Alexandre Desplat. In merito al loro sodalizio artistico, iniziato nel lontano 1994, il regista ha dichiarato: “Io e Alexandre siamo molto amici, forse è per questo che ci ritroviamo a lavorare insieme ogni volta, nonostante mi piacerebbe lavorare anche con altri compositori. Abbiamo debuttato nel mondo del cinema praticamente insieme, ormai quasi trent’anni fa. Ammiro il suo talento: è estremamente singolare e variegato. Negli anni il nostro rappoto professionale è cambiato molto: all’inizio delle nostre carriere mi da già delle musiche, mentre adesso aspetta di vedere alcune immagini prima di comporre”.
I Fratelli Sisters (qui il trailer italiano ufficiale) è una rivisitazione del genere western in chiave spiritosa, intelligente ed emozionante. Un’esplorazione, con funzione catartica, di ciò che signifca essere un uomo. Il film, che annovera nel cast anche Jake Gyllenhaal (I Segreti di Brokeback Mountain, Lo sciacallo – Nightcrawler) e Riz Ahmed (Rogue One: A Star Wars Story, Venom), arriverà nelle sale italiane a partire dal 2 maggio, distribuito da Universal Pictures.