Claudio Amendola torna alla regia dopo la commedia La Mossa del Pinguino, ma questa volta sceglie di tornare al genere che più gli appartiene: il noir nudo e crudo, teso e rabbioso con il film Il Permesso – 48 Ore Fuori che vede protagonista Amendola stesso insieme a Giacomo Ferrara, Luca Argentero e Valentina Bellè.
Gli attori si muovono tra le trame di un soggetto – e di una sceneggiatura – scritta da Giancarlo De Cataldo insieme a Roberto Jannone e prodotta da Claudio Bonivento. Ad iniziare la chiacchierata con la stampa è Amendola stesso, presente nella duplice veste di regista e attore.
Claudio Amendola: «Ho riconosciuto il film di genere appena è arrivato sulla mia scrivania: non potevo non accorgermene perché ho iniziato la mia carriera proprio con questi film, anche grazie alla lungimiranza di produttori come Bonivento che hanno permesso a tutti quanti, incluso me, di venire a contatto con quella cinematografia con la quale, ad esempio, sono cresciuto perché ho avuto la fortuna di ammirarla in anteprima grazie al doppiaggio di mio papà, che mi ha permesso di crescere insieme ai film di Cimino e Scorsese. Dopo La Mossa del Pinguino, del quale ho amato la delicatezza della storia e l’importanza dello sport nel suo sviluppo drammaturgico, questa volta mi sono avvicinato di nuovo alle origini»
Qual è il rapporto tra Giancarlo De Cataldo e il cinema, visto il suo legame –maturato nel corso degli ultimi anni- con film come Romanzo Criminale e Suburra?
Giancarlo De Cataldo: «Ho imparato, col tempo, a non chiedermi mai cosa faccio io al cinema ma cosa il cinema fa su di me, l’effetto che provoca su di me. Ho scritto il soggetto incentrato su quattro personaggi che hanno solo 48 ore di tempo per riprendere in mano le loro vite. Con Jannone ci conosciamo dai tempi de La Squadra, e sono tornato a scrivere un film di genere vicino alle mie corde proprio dopo il nostro nuovo incontro. Mi sono emozionato a tal punto nel lavorare insieme e nel realizzare Il Permesso che, alla fine, il prodotto finale è rimasto “mio” (almeno,come sensazione) pur passando poi in mano al regista, a Claudio.»
Roberto Jannone: «i quattro protagonisti sono quattro personaggi mossi, in fin dei conti, dall’amore: amori diversi, certo (uomo-donna, ma anche verso i figli, verso I genitori, verso gli amici) distorti ed espressi magari con violenza, ma comunque espressi.»
Claudio Amendola, è la prima volta che dirigi e contemporaneamente reciti in un tuo film: quale approccio hai avuto su te stesso?
Claudio Amendola: «Temevo il contrasto tra l’attore e il regista, lo confesso; e temevo pure di non riconoscere i miei sbagli sul set. Per fortuna sono stato affiancato da tre persone preziose, durante la lavorazione del film: il direttore della fotografia Maurizio Calvesi; l’aiuto-regista Simone Spada e mia moglie Francesca Neri, che guardava la situazione con occhio da regista quando io ero sul set. Mi hanno aiutato tutti e tre a pensare solo al personaggio e non al resto quando mi sarei dovuto, letteralmente, sdoppiare.»
Luca Argentero, per te il ruolo di Donato è del tutto nuovo: un personaggio quasi muto, schivo, violento e carico di rabbia repressa che esplode con inaudita violenza. Come ti sei preparato ad affrontarlo?
Luca Argentero: «È stato strano non lavorare sulle parole, lo confesso, soprattutto per me che vengo principalmente dal mondo della commedia. Certo, questa parentesi così noir de Il Permesso non mi ha impedito di tornare, subito dopo, a girare sempre delle commedie con il loro codice stilistico e drammaturgico completamente diverso. La grande preparazione fisica alle base della costruzione del personaggio di Donato è stata richiesta proprio da Claudio, perché era necessaria per il personaggio stesso. L’intelligenza di Claudio è riposte tutta nella complete fiducia che dà al suo gruppo lavoro, elemento che ha permesso a tutti noi, sul set, di rendere meglio anche l’interiorità complessa dei personaggi che si riflette all’esterno soprattutto grazie al trucco, al “parrucco” e alla fotografia. Insomma, quest’esperienza sul set mi ha sicuramente fatto capire che non dirigerò mai un film, perché non mi vedo in un ruolo simile, sempre pronto a fornire sostegno e supporto agli attori impegnati nelle riprese.»
Quante difficoltà avete incontrato nel rendere il passato dei singoli personaggi?
Giancarlo De Cataldo: «Come rendere l’effetto del passato incombente sui personaggi? Certo, è una domanda che ci siamo posti in fase di scrittura. Donato, Luigi, Angelo e Rossana vivono il presente, ma un passato c’è e pesa su di loro, sulle loro azioni.»
Claudio Amendola: «L’idea di approfondire il passato dei quattro protagonisti ci ha spinto verso la direzione seriale, orientandoci piuttosto verso una serie o, soprattutto, un prequel de Il Permesso per spiegare quali situazioni hanno spinto i quattro a compiere determinate scelte.»
Il Permesso: un Claudio Amendola sotto il segno di Scorsese e Cimino
Sia Amendola che De Cataldo e Giacomo Ferrara (oltre ad alcuni membri della crew tecnica) vengono dall’esperienza di Suburra: quali differenze avete riscontrato?
Giacomo Ferrara: «Il mio personaggio, Angelo, è completamente diverso rispetto a quello che interpretavo in Suburra e che ho ripreso nella serie tv firmata Netflix: Angelo è buono e finisce in carcere per una facezia; dopo questa esperienza decide di iniziare un percorso di redenzione, che lo porter ad ottenere un riscatto una volta uscito dal carcere. Il gioco che si è creato sul set con tutti gli altri era incentrato prettamente sul divertimento, creando una spontanea genuinità. Tra i quattro personaggi è quello che più si sente un pesce fuor d’acqua, ed è facile entrare in sintonia con lui, soprattutto per me che sono un abruzzese “trapiantato” in mezzo a tanti romani. Amendola è un regista generoso che riesce ad instaurare un dialogo tra artista e artista e che lascia molta libertà alla creatività dei singoli interpreti, pur avendo sempre una parola buona per guidarci.»
Claudio Amendola: «Luca (Argentero) era uno dei pochi in grado di calarsi in questo ruolo, e sapevo –dopo aver già lavorato con lui- che poteva farlo tranquillamente. Giacomo doveva inizialmente interpretare mio figlio, limitandosi a fare “da spalla” durante i provini per la ricerca dell’attore per interpretare Angelo. Ma alla fine, quando si è proposto lui per il personaggio, sono rimasto letteralmente senza parole, sconvolto: quello che avevo davanti era proprio lui. Anche la Bellè, quando è entrata in ufficio per sostenere il provino, era perfetta fin da subito. Perfetti anche i comprimari, affezionati ai loro ruoli, elemento che aumenta la qualità del film.»
Claudio Amendola, ti dedicherai solo alla regia?
Claudio Amendola: «Mi piace da impazzire fare il regista: mi piace dirige gli attori, scambiare la pelle con loro, rispondere alle domande, cercare le loro debolezze e le virtù usandole per costruire I personaggi; è un percorso bellissimo durante e dopo, insieme agli altri membri del comparto tecnico con il quale si affronta la post-produzione.»
Claudio Bonivento, come si fa oggi a produrre un film di genere così?
Claudio Bonivento: «Non voglio aizzare delle polemiche inutile e sterili, per cui preferisco ringraziare tutti coloro che sono stati coinvolti nel progetto per la loro eleganza, la delicatezza e la generosità dimostrata. Con Amendola abbiamo iniziato un lungo percorso insieme, e il concetto stesso di gratitudine spesso viene dimenticato nel mondo del cinema e invece è fondamentale, imprescindibile. Questo film è fatto da solo, è indipendente, proprio come si lavorava un tempo, è proprio frutto del cuore, è “de core” come si dice a Roma: è realizzato da tutti, indistintamente, e senza riserve alcune.»
De Cataldo e Jannone, quale criminalità avete scelto di rappresentare in questo film attraverso i personaggi di Donato, Angelo, Rossana e Luigi?
Giancarlo De Cataldo: «Ne Il Permesso ci siamo indirizzati fuori dalla criminalità organizzata e da mafia capitale, concentrandoci su degli esseri umani che semplicemente sbagliano; in un periodo di “tolleranza zero” come quello in cui stiamo vivendo, in questo film passa un messaggio diverso, di tolleranza e laica redenzione. Un ragazzo si riscatta studiando, un vecchio criminale vede con terrore il figlio che sceglie di seguire le sue orme, una ragazza ricca finisce in carcere e un uomo è tradito dall’etica dei ladri. Ecco quale anime dolenti si portano dietro questi quattro tipi umani. Quando scriviamo non ci ispiriamo a nessuna storia individuale specifica, cerchiamo solo di ricostruire dei percorsi plausibili incentrati sui concetti di perdizione e redenzione che vedono protagonisti questi archetipi.»
Il Permesso – 48 Ore Fuori verrà distribuito a partire dal 30 marzo in 240 copie, in tutta Italia, da Eagle Pictures.