Il mondo dello spionaggio esercita da sempre un profondo fascino non solo sul pubblico ma, in generale, sulla settima arte, divisa tra un grande schermo e un piccolo schermo sempre più competitivo e ambizioso: ne è una dimostrazione Citadel, il nuovo – e opulento – progetto firmato dai fratelli Russo, gli stessi Anthony e Joe fautori del grande successo dei Marvel Studios, che tornano in qualità di produttori esecutivi insieme ad Angela Russo-Otstot e a David Weil, quest’ultimo anche in veste di showrunner dopo l’esperienza maturata con un altro prodotto targato Prime Video, Hunters.
Anche Citadel sarà disponibile sulla piattaforma streaming a partire dal 28 aprile, per un totale di sei episodi che vedono protagonista un cast internazionale capitanato dalla coppia Richard Madden (Eternals) e Priyanka Chopra Jonas (Quantico), nei rispettivi panni delle spie Mason Kane e Nadia Sinh, insieme (tra gli altri) a Stanley Tucci e a Lesley Manville. Un ensemble prestigioso e internazionale che avvia un progetto, nei piani dei Russo e di Prime Video, ben più ampio e dal respiro internazionale, e che prevede una serie di spin-off e di ulteriori stagioni ambientate in India, Spagna, Messico e Italia (con la nostra Matilda De Angelis come protagonista).
Un’operazione commerciale su larga scala che punta all’inclusività, rivoluzionando alla base quello che è il canone di un genere tradizionale come lo spionaggio, ibridandolo fino a proiettarlo nel presente e perfino nel futuro dell’industria dell’audiovisivo: «Un modo per rinnovare il genere spy story è stato proprio quello di mettere insieme un bel gruppo di autori provenienti da diversi paesi, al fine di creare una storia unica», hanno dichiarato i fratelli Russo, ben consapevoli della natura del progetto alla quale hanno preso parte e che dà idealmente un seguito all’operazione – approdata su Netflix – di The Gray Man, con protagonisti Ryan Gosling, Chris Evans e Ana de Armas.

In un Q&A alla presenza della stampa e di un nutrito gruppo di studenti di cinema, il cast e i produttori esecutivi hanno cercato di rispondere alla varie domande sottoposte dal pubblico, curioso soprattutto di sapere qualche dettaglio in più riguardo alla genesi di Citadel e alla passione, da parte dei Russo e dello stesso cast, verso i generi in ogni loro declinazione.
Anthony Russo: «Da bambini giocavamo sempre a Dungeons & Dragons ma guardavamo anche tante serie tv, giocavamo ai videogame e leggevamo fumetti. Crescendo, poi, ci siamo appassionati ai film di James Bond vedendoli tutti».
Joe Russo: «Assolutamente sì! Io, ad esempio, da bambino ero ossessionato dal genere fantasy: il Signore degli Anelli, ad esempio, per me è stato significativo sia come lettura che come traino verso il mondo del cinema di genere, in particolare lo spionaggio in puro stile Bond».
Priyanka Chopra Jonas: «Sono stata coinvolta fin da subito nel progetto, apprezzando soprattutto l’idea che ci fossero in cantiere più progetti per diversi paesi, puntando all’inclusività. Mi è piaciuto inoltre lavorare con i Russo e ammirare il loro approccio ai prodotti di genere: io ho già preso parte a Quantico, una serie action, e non so dire se mi mancava questo aspetto in particolare oppure se ero più affascinata dall’idea di interpretare un personaggio come Nadia, dilaniata da questa dualità che la caratterizza e che crea un prima e un dopo rispetto all’incidente scatenante che si vede nei primi minuti dell’episodio pilota. Da spettatrice mi piacciono molto i generi, pur essendo cresciuta con le rom-com; poi ho imparato ad amare i thriller… dipende in effetti, dai momenti della giornata, se ho voglia o meno di picchiare qualcuno! (Ride, NdR)».
Richard Madden: «Ciò che mi ha colpito subito è stato l’aspetto internazionale, anche semplicemente la curiosità di vedere come si evolverà – ampliandosi sul piano narrativo – nelle versioni italiane e indiane. Mi sono sempre piaciuti i film di spionaggio ma, soprattutto, vedere tutti gli altri aspetti legati alle spy stories, in particolare quelli più romantici».

E parlando di spionaggio, è impossibile non ricollegare lo stesso Madden ai rumors che da tempo girano intorno al casting del nuovo 007, e che per un periodo lo hanno visto coinvolto in prima persona; del resto, l’attore scozzese ha già ricoperto in passato dei ruoli nei quali ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per vestire i panni di un agente segreto al servizio di Sua Maestà. Così succedeva nella premiatissima miniserie britannica Bodyguard e, allo stesso tempo, accade oggi con il personaggio di Mason Kane, protagonista di Citadel. E a proposito del protagonista, Madden ha aggiunto:
«Mason è una spia diversa dal classico James Bond, protagonista della saga di 007. In Citadel lo vediamo prima come un uomo d’azione, poi come un padre di famiglia amorevole nel momento in cui i suoi ricordi vengono compromessi. È stato splendido poter interpretare questo personaggio che ha quindi una doppia anima, una versione duplice di sé; affrontare l’aspetto psicologico legato, appunto, proprio al concetto stesso di “doppio” è stato davvero stimolante».
Il legame molto forte che c’è tra supereroi e spie
E continuando a parlare delle “regole d’oro” dei film (o delle serie) sullo spionaggio, anche Stanley Tucci – che in Citadel veste i panni di Bernard, il “genio” tecnologico dell’agenzia privata – ha espresso la sua opinione riguardo alla contaminazione continua di generi e tematiche, che sta lentamente cambiando il volto delle spy stories convenzionali alle quali il pubblico è sempre stato abituato:
«Ho amato fin da subito il soggetto e anche la sola idea di poter lavorare con i Russo», ha dichiarato l’attore, «perché hanno portato qualcosa di diverso a un filone commerciale specifico. Spesso, nelle spy stories, c’è una spia protagonista di sesso maschile, la donna che fa da comprimario – o da femme fatale – e l’uomo della tecnologia, che può coincidere o non coincidere con il supervisore. In Citadel invece c’è un approccio diverso, con un team di spie in primo piano tra le quali spicca Bernard, che non è altro che una combinazione di ben tre ruoli canonici: è attivo sul campo, si occupa della super-tecnologia dell’agenzia, ma è anche il referente degli altri agenti che finisce per aiutare e gestire».

Proprio parlando dell’approccio inedito al progetto, anche il creatore David Weil e l’altra produttrice esecutiva, Angela Russo Otstot, hanno le idee ben chiare su quali linee guida ha seguito (e deve continuare a seguire) l’operazione Citadel:
David Weil: «Un aspetto molto innovativo per il genere è già rappresentato dalla scelta di porre, al centro della storia, una coppia di spie; un elemento che diversifica Citadel da altri progetti sulla falsariga più o meno recenti. La vera complessità l’ho sperimentata soprattutto in fase di sceneggiatura, perché i personaggi che ho scritto hanno davvero tanti strati e livelli che li diversificano, quindi dovevamo cercare tutti quanti di capire quale momento specifico stessero attraversando nel corso della narrazione, per carpire nel migliore dei modi la consapevolezza drammaturgica raggiunta nei diversi episodi».
Angela Russo Otstot: «In media, quando si parla di spy stories, c’è sempre una sola spia al centro della narrazione, ed è un personaggio indistruttibile quanto sicuro di sé. In Citadel, invece, ogni carattere si rapporta con gli altri, in uno scambio reciproco che sfocia in un supporto continuo coadiuvato, soprattutto, dalla grandissima passione trasmessa dagli attori che abbiamo scelto; professionisti mossi sempre da una profondissima etica del lavoro, in qualunque momento».
In chiusura, ovviamente non poteva che sorgere una domanda “ponte” per i Russo, capace di unire insieme i mondi che, al momento, hanno dimostrato di saper narrare nel migliore dei modi: quello dei supereroi e quello delle spie. Gli spettatori potranno quindi considerare Citadel come “gli Avengers con le spie”?
Fratelli Russo: «Sicuramente c’è un legame molto forte tra supereroi e spie, anche se quest’ultime non hanno effettivamente dei poteri se non da un punto di vista tecnico, per quanto riguarda l’equipaggiamento. Forse il legame che li unisce si trova nella anormalità delle vite che entrambe le categorie conducono, dimostrando la loro diversità rispetto ad altre figure dell’immaginario. Un altro aspetto importante, che rinsalda le loro similitudini, si annida in un gusto globale ed internazionale che, in Citadel, abbiamo cercato di far esplodere il più possibile».