lunedì, Giugno 5, 2023
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Wonder Woman: Diana Prince è pronta a combattere

A meno di un anno dall’ultimo Suicide Squad, il primo giugno arriva nelle sale italiane il quarto episodio del franchise DC Extended Universe targato Warner Bros: si tratta naturalmente di Wonder Woman.

Primo live-action dedicato interamente all’eroina creata dalla mano di William Moulton Marston, il lungometraggio di Patty Jenkins narra le origini della combattente, ambientando le vicende nel corso della Prima Guerra Mondiale. Posto temporalmente prima dei film precedenti, Wonder Woman vede Gal Gadot vestire nuovamente i panni di Diana Prince e del suo alter-ego, dopo l’apparizione in Batman v Superman: Dawn of Justice e prima dell’imminente blockbuster Justice League, in uscita a novembre.

In un momento in cui i cinecomics imperversano come mai prima, cosa rappresenta per il filone DC la scelta di puntare su un personaggio precedentemente (quasi) estraneo al grande schermo?

Rimandando ad altra sede i discorsi sulla storia e sull’iconografia di un personaggio iconico come quello di Wonder Woman, è quasi obbligatorio porsi una domanda: in un momento in cui i cinecomics imperversano come mai prima, cosa rappresenta per il filone DC – e anche per il ben più remunerativo micro-cosmo Marvel – la scelta di puntare su un personaggio precedentemente (quasi) estraneo al grande schermo?

Questa operazione si delinea anzitutto come un marcato rovesciamento di genere. Sebbene possa apparire esagerato accusare il fumetto cinematografico di misoginia, è tuttavia indubbio che i supereroi di sesso maschile siano marcatamente più diffusi rispetto a quelli di sesso femminile.

Oltremodo, la marveliana Vedova Nera (Scarlett Johansson) o la DCniana Harley Quinn (Margot Robbie) non hanno ancora conquistato il diritto ad una propria avventura stand-alone, limitandosi ad accompagnare eventuali controparti maschili. Wonder Woman si proclama invece centro focale di una serie di vicissitudini totalmente basate su di lei, ponendosi ovviamente in un mondo condiviso che però si disperde attorno alla sua figura.

wonder woman

Wonder Woman: le amazzoni nel bellissimo poster trittico

La pellicola è inoltre una sottaciuta rivincita narrativa. Se fin dal 1941 l’albo disegnato è stato pensato con gran serietà, i prodotti audiovisivi dedicati all’amazzone sono stati più tendenti alla parodia e allo sberleffo.

Nonostante non raggiunga gli apici cult-kitch del Batman di Adam West, la serie televisiva Wonder Woman – prodotta da ABC nella stagione 1974-75 e da CBS dal 1975 al 1977 – inserisce il personaggio di Diana Prince in un contesto colorato e pop, a suo modo indimenticabile ma ben lontano dall’essere considerato intrinsecamente profondo. Al contrario, l’opera con Gal Gadot rievoca toni cupi e drammatici, situando la storia in un contesto spazio-temporale crudo e dai contorni apocalittici.

Wonder Woman si delinea come un progetto nuovo, intriso di girl power e di fiducia

Posto in un passaggio cruciale per il DCEU, questo stand-alone è infine un trampolino di lancio per il primo vero film d’ensemble del filone: il nominato Justice League. Se l’anti-gruppo di Suicide Squad si è infatti delineato come un collettivo diverso rispetto a quanto già visto nel Marvel Cinematic Universe, l’imminente Justice League si preannuncia come la versione Warner degli Avengers.

Tale prodotto sarà il vero punto di incontro della frammentarietà superoistica, ponendosi come fine ultimo e rilancio primo dei diversi blocchi narrativi.  Situandosi nell’immediate vicinanze del cross-over, Wonder Woman si carica di una serie di aspettative non indifferenti, destinate anche a valorizzare la pellicola stessa.

In uscita in Italia il primo giugno e negli Stati Uniti il giorno successivo, Wonder Woman si delinea come un progetto nuovo, intriso di girl power e di fiducia. Da sempre ottimo al box office ma non stupefacente come l’universo Marvel, il franchise DC ricorre quindi alla guerriera amazzone per allietare l’estate agli amanti del fumetto o a semplici curiosi: secondo voi, ci riuscirà?

Gabriele Landrini
Gabriele Landrini
Perché il cinema non è solo un'arte, è uno stile di vita | Film del cuore: Gli Uccelli | Il più grande regista: Alfred Hitchcock | Attore preferito: Marcello Mastroianni | La citazione più bella: "Vorrei non amarti o amarti molto meglio." (L'Eclisse)

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