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The Great Wall: arriva il film con Matt Damon, tra critiche e curiosità

The Great Wall è pronto ad approdare nelle sale italiane il prossimo 23 febbraio portando con sé il caotico chiacchiericcio dei rumors che lo hanno accompagnato fin da subito, a partire dalle sostituzioni in “cabina di regia” (assegnata poi al cinese Zhang Yimou) fino alle accuse di whitewashing hollywoodiano legate al cast del film, composto da Matt Damon, Pedro Pascal, Willem Dafoe, Andy Lau ed Emma Wu.

Epico ed imponente kolossal, il film è ambientato nella Cina del XV secolo dove un mercenario europeo senza scrupoli, William Garin (Damon), osa arrivare fin nel paese proibito pur di trovare la famosa “polvere nera”, ossia la polvere da sparo. Ma una volta lì, sarà coinvolto suo malgrado nella difesa della Grande Muraglia, minacciata da un gruppo di mostruose creature.

Nonostante il contesto storico in cui Zhang Yimou (regista di Lanterne Rosse, La Foresta dei Pugnali Volanti, Vivere! e Hero, giusto per citarne alcuni) cerca di calare il proprio primo film in lingua inglese, il risultato è confuso e discutibile: allontanandosi dalla strada della fedele ricostruzione storica, oltre alla ricerca della polvere da sparo (unica fonte storicamente provata) da parte degli europei, il regista si inerpica lungo gli scoscesi pendii del fantasy con la comparsa di mostruose creature tratte dalla mitologia cinese e chiamate taotie che vengono combattute da un misterioso Ordine Senza Nome guidato dal generale Shao (Hanyu), ovviamente frutto della fantasia degli sceneggiatori Carlo Bernard, Doug Miro e Tony Gilroy.

The Great Wall: Matt Damon difende il regista Zhang Yimou dalle accuse di whitewashing

Oltre alle inesattezze storiche, The Great Wall passerà alla storia del cinema come una sorta di unicum, frutto di una ambiziosa co-produzione cinese e americana forte di un enorme budget alle spalle: con oltre 135 milioni di dollari, Yimou affronta la prova del suo primo film in lingua inglese girato in Cina e con protagonista una superstar americana come Matt Damon.

Un’occasione indubbiamente allettante per un’industria cinematografica come quella cinese che è in costante ascesa: 20 sale cinematografiche vengono aperte ogni giorno in ogni angolo del paese e, dopo anni di chiusura e censura, si è avviato un inarrestabile processo di modernizzazione che ha un prezzo molto alto (e non solo a livello economico), visto che si preferisce privilegiare gli effetti speciali e lo stupefacente impatto estetico a discapito della storia e della sua credibilità.

Le difficoltà delle co-produzioni tra Stati Uniti e Cina risiedono in una serie di logiche di mercato difficilmente adattabili, e che variano dal tetto massimo di film americani distribuiti ogni anno in Cina (le famose “quote” che non superano i 34 lungometraggi) passando per il problema linguistico, legato prettamente alla distribuzione nei mercati occidentali dei film girati solo in mandarino e le mega produzioni girate in inglese, con attori cinesi spesso in difficoltà.

The Great Wall: trailer italiano del film con Matt Damon

Negli ultimi anni le incursioni sono state numerose: possiamo citare Dragon Blade, l’action Wuxia con le star Jackie Chan, Adrien Brody e John Cusack fino al sequel de La Tigre e il Dragone intitolato Crouching Tiger, Hidden Dragon: Sword of Destiny e prodotto da Netfilx con Harvey Weinstein.

Zhang Yimou, che negli ultimi anni sembra essersi “abbonato” alle grandi produzioni in patria, è subentrato a Edward Zwick (già regista de L’Ultimo Samurai) al timone di regia, dovendosi anche difendere dalla accuse di whitewashing circolate dopo la diffusione delle prime stills dal film.

Secondo i detrattori ci sarebbe la “zampata” di Hollywood dietro la scelta di un protagonista “bianco”; secondo il regista, invece, il personaggio di William non è un tipico personaggio cinese occidentalizzato: si tratta piuttosto di un personaggio strutturato appositamente sul suo interprete, un uomo occidentale che fatica ad inserirsi in un contesto culturale ben lontano dai propri ideali votati ad un egocentrismo senza scrupoli e che invece impara, da una cultura così distante come quella cinese, virtù come l’altruismo, la disciplina, il coraggio e il sacrificio volontario.

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Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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