Dopo i buffi omini gialli de I Minions e gli irriverenti animali di Pets, la Illumination Entertainment, giovane ma tutt’altro che inesperta casa di produzione di Santa Monica, ci regala il film d’animazione più atteso dell’anno: Sing.
Un irresistibile gruppo di animali antropomorfi che niente hanno da invidiare ai colleghi disneyani. Un mix vincente di hit del momento e animazione frizzante, sull’onda lunga del boom televisivo dei concorsi canori (vedi X Factor o American Idol). Un’intuizione dovuta a Garth Jennings, non certo nuovo al mondo della musica (ha infatti diretto numerosi videoclip, da “Imitation of Life” dei Rem a “Coffee and Tv” dei Blur); grazie a quest’ultima fatica, il regista inglese eleva i creatori di Cattivissimo Me a un gradino superiore.
Il gorilla Johnny, i maiali Rosita e Gunter, il topo Mike, il porcospino Ashley e l’elefantina Meena sono la squadra di Buster Moon, koala il cui teatro sta cadendo in disgrazia. Solo un concorso canoro potrà salvare la situazione. I protagonisti, con talento e potenza vocale, solleveranno le sorti del Moon Theater e la reputazione del suo proprietario. Un film che ci coinvolge così tanto perché racconta il pane quotidiano del mondo televisivo, quei talent al giorno d’oggi tanto amati, in cui partendo da zero, chiunque può giungere al successo; che sia un furfante o la signora della porta accanto, una timida adolescente o una grintosa punk, l’importante è sapersi giocare bene le proprie carte.
L’idea per il film è nata in maniera semplice, come racconta lo stesso Jennings. L’obiettivo era non solo intrattenerci con esibizioni musicali e ritmi travolgenti ma anche far luce sul percorso, non facile e immediato, per giungere alla notorietà; narrare, sublimato dall’animazione, l’effetto della fama sulle vite dei personaggi, sulle loro famiglie e le loro relazioni. Un processo di creazione all’inverso in cui l’aspetto fisico dei protagonisti si sviluppa successivamente alla definizione della loro personalità. Poi, con il rovesciamento dei ruoli, in cui il piccolo topo diventa un malfamato gangster e un elefante è così timido da voler scomparire, l’effetto comico è assicurato.
Sing recensione del film d’animazione
Una pellicola che può sembrare solo apparentemente meno complessa rispetto ad alcune narrazioni dei colleghi Pixar. Sing si sviluppa infatti su due livelli: un contesto corale, il concorso, che diventa pretesto per raccontare l’evoluzione emotiva di ogni singolo personaggio. Un lavoro impegnativo che ha richiesto la professionalità di 300 collaboratori e il coinvolgimento di due sedi della Illumination, la principale a Los Angeles e la dependance parigina.
Una scelta studiata a tavolino è stata anche la colonna sonora, che varia dalla musica pop del momento (Katy Perry, Beyoncè, One Republic, Carly Jae Rapsen, Taylor Swift), passando per Stevie Wonder, i Gipsy King, i Queen fino ad Elton John e Frank Sinatra. Una selezione trasversale che divertirà i bambini e farà canticchiare gli adulti, costata oltre due anni di lavoro tra ottenimento dei diritti e accurata cernita dei pezzi.
Una rosa di vip è presente anche sul lato doppiaggio. Per quanto riguarda alcuni personaggi, come Moon e Rosita, sono stati costruiti ad hoc sui loro alter ego umani, Matthew McCounaghey e Reese Whiterspoon. Le voci degli altri sono invece state scelte grazie a provini specifici, regalando sorprese. Taron Edgerton ad esempio è stimato come attore ma pochi conoscevano le sue doti canore, brillantemente trasposte dal gorilla Johnny. Viceversa la cantante Tori Kelly si è rivelata perfetta interprete di Meena, la timida e talentuosa elefantessa. Ma la rivelazione è stato lo stesso Jennings, doppiatore di uno dei personaggi più riusciti del film: la vecchia e pasticciona Miss Crawley, segretaria-iguana di Moon.
Un film che mescola modernità e attitudini sociali del momento e, nello stesso tempo, fa leva su un sentimento comune a molti: la volontà di raggiungere i propri sogni e l’incanto di vederli, un giorno, realizzati. Un’animazione forse lontana dal mood fiabesco di zio Walt ma che rispecchia maggiormente il mondo moderno, rendendo facile l’immedesimazione. Al di là di attori veri o in digitale.