L’Ora più Buia è il nuovo film diretto da Joe Wright pronto ad approdare nelle sale dal 18 gennaio, riportando in vita un mito iconoclasta e immortale come quello di Winston Churchill, detto “il mastino inglese”, politico britannico che riuscì, grazie alla sua intelligenza, all’intuito e alle argute capacità oratorie a salvare la Gran Bretagna – e l’Europa – proprio durante la sua ora più buia, quando il potere di Hitler si stava lentamente espandendo senza controllo o alcun segno d’opposizione.
Nel Maggio 1940, pochi giorni prima di essere proclamato primo ministro da un governo ormai allo sbaraglio, da un partito in netta opposizione e da un sovrano scettico, Winston Churchill si trova costretto ad affrontare la sua “ora più buia”, una prova turbolenta e definitiva: deve decidere se negoziare o meno un trattato di pace con la Germania nazista, oppure seguire il proprio istinto e proclamare la guerra per difendere la propria identità nazionale e l’indipendenza della Gran Bretagna.
Quando la minaccia di un’invasione diventa plausibile quanto imminente e metà del contingente britannico è bloccato sulla spiaggia di Dunkirk, Churchill si ritrova da solo a dover cambiare il corso della Seconda Guerra Mondiale.
L’Ora più Buia: il mito di Churchill rivive al cinema grazie a Gary Oldman
Ancora una volta l’industria del cinema cerca di trovare un precario equilibrio tra intrattenimento e rievocazione storica, portando nuovamente in vita pagine dimenticate – o poco conosciute – del nostro passato prossimo, proprio come accadeva in Dunkirk firmato da Cristopher Nolan.
Il presente si confronta con lo specchio del proprio passato, e le maestranze artigianali della settima arte firmano il proprio banco di prova rielaborando le vite degli altri: registi, come Nolan o in questo caso Wright, reduce dal flop di Pan; crew artistica ma soprattutto attori, alle prese forse con le loro interpretazioni più complesse e delicate. Soprattutto quando in mezzo c’è un personaggio ingombrante e iconografico come Churchill.
Gary Oldman diventa Winston Churchill
Questa volta l’onere – e l’onore – è toccato a Gary Oldman: attore eclettico la cui fama è esplosa in modo prepotente negli anni ’90, quando ha incarnato alcune delle maschere più sfaccettate e caratteristiche forse del XX Secolo.
Dracula per Coppola, Lee Harvey Oswald per Stone, Sid Vicious e Beethoven, alter ego di Julian Schnabel, poliziotto corrotto in innumerevoli variazioni sul tema, padrino di Harry Potter e alleato fraterno per Batman, addirittura il diavolo in persona per Tony Scott e per i Guns N’Roses: Oldman ha incarnato tutto questo nel corso di più di un decennio, pur rimanendo sempre un attore sottovalutato, soprattutto dal circuito dei festival e dei premi più importanti.
Alle soglie dei 60 anni Oldman si lancia nella sua impresa più folle: calarsi nei panni del 65enne Churchill (all’epoca dei fatti narrati), passando più di 200 ore al trucco, fumando talmente tanti sigari da guadagnare un’intossicazione da nicotina ma conquistando, allo stesso tempo, riconoscimenti dal mondo del cinema e vincendo un Golden Globe come Miglior Attore Protagonista che lo proietta già tra i nominati agli Oscar 2018, che si terranno il prossimo 4 Marzo.
Oldman non è ovviamente il primo attore britannico a calarsi nei panni di Churchill: prima di lui, avevano già tentato l’impresa altri sei attori inglesi casualmente tutti presenti nel cast della saga di Harry Potter: Michael Gambon, Timothy Spall, Brendan Gleeson, David Ryall, Robert Hardy ai quali non si possono non aggiungere John Lightow, Brian Cox, Albert Finney, Richard Burton per ben due volte e perfino Christian Slater. Tutti, prima o poi, arrivano a confrontarsi con un biopic, cercando di rendere al meglio le indecifrabili sfumature di qualcuno realmente vissuto.
In memoria di John Hurt
Gary Oldman nutre una certa simpatia nei confronti delle biografie, considerando che ha effettivamente debuttato sul grande schermo nei panni di Sid Vicious dei Sex Pistols o che ha prestato il volto al (presunto) assassino di Kennedy Lee Harvey Oswald; ma è nel prossimo L’Ora più Buia che “corre il rischio” di regalare l’interpretazione di una vita riportando sul grande schermo la figura di Churchill, sospesa tra luci e ombre.
Piccola curiosità: nel film, nei panni del primo ministro Neville Chamberlain, doveva esserci l’attore John Hurt; ma le spossanti cure contro il tumore al pancreas – contro il quale stava lottando – lo costrinsero a rinunciare al ruolo, sostituito in corsa da Ronald Pickup: l’attore è morto durante le riprese del film.
Non solo, L’Ora più Buia è dedicato alla sua memoria, ma anche il ricordo del regista Joe Wright – che ha detto: “ogni ciak è rimasto impresso nella mia mente” – e di Gary Oldman, che ha ricordato come Hurt non avesse approfondito volontariamente gli aspetti legati al proprio personaggio: Chamberlain era un uomo malato, con le ore contate, e Hurt poteva capire e sentire quello che provava.