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La La Land: speranza e creatività secondo Damien Chazelle

Dopo aver conquistato il premio del pubblico al Toronto Film Festival e la Coppa Volpi alla protagonista femminile alla Mostra del Cinema di Venezia, non avevamo dubbi che La La Land si confermasse anche nella cerimonia dei Golden Globes 2017 aggiudicandosi sette premi su sette nomination. Un vero e proprio trionfo per il musical diretto dal nuovo enfant prodige di Hollywood Damien Chazelle con Emma Stone e Ryan Gosling che avremo il piacere di vedere nella sale italiane dal 26 gennaio.

Superati i precedenti record di Qualcuno volò sul nido del cuculo e Midnight Express (6 premi ciascuno), il musical premiato dalla stampa estera si è aggiudicato i riconoscimenti più importanti tra cui miglior film Musical/Comedy, regia, sceneggiatura e colonna sonora, oltre ai premi per la bellissima coppia di attori. Dopo la consegna del Golden Globes, Ryan Gosling non ha dimenticato di elogiare la “sognatrice” e grande amica Emma Stone con la quale aveva già lavorato in altri due precedenti film Crazy, Stupid Love e Gangster Squad: “Penso che Emma abbia avuto ragione quando ha detto che il nostro è un film per sognatori, e che speranza e creatività sono due delle cose più importanti che abbiamo al mondo. È proprio questo il messaggio che ha voluto mandare il regista.”

La La Land recensione del film con Emma Stone e Ryan Gosling

Ed è proprio un film per sognatori La La Land, il terzo lungometraggio di Chazelle che racconta un’intensa e burrascosa storia d’amore tra un musicista jazz che si mantiene da vivere suonando il piano bar e un’aspirante attrice. In una Los Angeles terra di sogni e di estrema solitudine si intrecceranno le speranze e i desideri dei due fino a quando non arriveranno i primi problemi legati al successo. Qui la coppia dovrà confrontarsi su delle scelte che mineranno il loro rapporto. Così come li ha uniti, la città degli angeli potrà separarli.

Un film nato dalla mente di Chazelle che oltre ad occuparsi della regia, ha creato la sceneggiatura dalle sue esperienze nella capitale del cinema dove vive da nove anni e dove forse ha accarezzato anche lui il sogno di diventare un musicista jazz, visto che quando aveva 18 anni suonava in una band con il compositore e amico Justin Hurwitz, che ha curato la colonna sonora di tutti i suoi film.

Sappiamo che il giovane regista aveva in camera il poster di un grande classico come Cantando Sotto la Pioggia e sicuramente le influenze del cinema degli anni quaranta e cinquanta sono elementi che hanno contribuito alla realizzazione del film con un occhio al cinema europeo (francese in particolare): ci riferiamo al padre della New Wave Jacques Demy e ai suoi musical colorati e vivacissimi come Les parapluies de Cherbourg e Una camera in città che interruppero le pellicole impegnate di un periodo turbolento come gli anni sessanta.

Colori e colonna sonora in un mix di energia che si sprigiona nella città preferita del regista, Los Angeles appunto, che diventa personaggio e accompagna i due innamorati nel raggiungere i loro sogni, sogni contestualizzati nella realtà di una metropoli piena di stereotipi. Il tutto, come ha affermato lo stesso autore, girando in una fascia oraria particolare (tra le sei e le otto) che ha aumentato le difficoltà. Ma magari – e questo lo aggiungiamo noi – ha influito a rimarcare ancora una volta che la città dei sogni è un posto pieno di possibilità.

Dopo il successo ai Golden Globes è lecito aspettarsi un ulteriore conferma nella 89esima cerimonia degli Oscar, dove sicuramente La La Land concorrerà tra i favoriti assieme al suo regista già abituato a percorrere il tappeto rosso del Dolby Theatre di Los Angeles due anni fa con il sorprendente Whiplash.

Un autore che nonostante l’età (solo 31 anni) ha la forza, stando alle parole del suo produttore Jordan Horowitz, di “provare sempre a sfidare se stesso” e spera che “continui a circondarsi di persone che accettino questa sfida perché è allo stesso tempo il regista più collaborativo e sicuro con il quale abbia mai lavorato”.

Redazione
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