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Film al cinema: i titoli più attesi in arrivo a ottobre 2019

Ottobre significa, da sempre, entrare nel vivo dell’autunno: una periodo dell’anno solitamente caratterizzato dall’arrivo in sala di tanti film di qualità. E a giudicare da questo primo (intero) mese autunnale, anche quest’anno non sarà diverso. Sono tanti infatti i titoli che usciranno nel corso del mese nei cinema italiani, molti dei quali riusciranno a deliziare anche il pubblico più esigente.

Si inizia subito forte, il 3 ottobre, con il film vincitore dell’ultimo Festival del Cinema di Venezia, il cinecomic d’autore Joker, per proseguire una settimana dopo, il 10 ottobre, con due film molto diversi ma assolutamente da non perdere: lo spettacolare (ed immersivo, in 3D) Gemini Man e l’intimista La Verità.

Il 17 ottobre invece vedrà protagonisti la trasposizione del romanzo Il Cardellino, la commedia (benché basata su fatti terribilmente reali) Panama Papers (produzione Netflix), il disneyano Maleficent – Signora del Male e il grande ritorno di uno dei personaggi secondari più iconici del cinema anni ’90, Jesus Quintana (ricordate Il grande Leboski?) con un film interamente dedicato a lui: Jesus Rolls – Quintana è tornato.

Un viaggio nell’Inghilterra degli anni ’20 caratterizza invece il 24 ottobre, in cui è prevista l’uscita del film tratto dalla serie tv Downtown Abbey – Il film, mentre lo stesso giorno usciranno anche l’horror Scary Stories To Tell in the Dark, e l’italiano Tutto il mio folle amore, ritorno dietro la macchina da presa di Gabriele Salvatores.

Ottobre si chiude, il 31, con quartetto di pellicole per gli amanti del cinema di genere nudo e crudo (thriller, horror, film d’animazione e fantascienza). I 4 film sono: L’uomo del labirinto di Donato Carrisi, Doctor Sleep, l’atteso sequel di Shining, l’horror comedy animata La famiglia Addams e, last but not least, il ritorno dell’universo narrativo del cyborg più amato del grande schermo con Terminator: Destino Oscuro.

Andiamo a scoprire insieme – uno a uno – i titoli cinematografici che contraddistingueranno il mese di ottobre…

The king of (terrifying) comedy

Alzi la mano chi, dopo aver saputo dell’uscita di un film dedicato al villain Joker, non abbia esclamato: ma è davvero possibile che qualcuno sia così folle da imbarcarsi in un impresa tanto fallimentare, tenendo naturalmente conto della memorabile caratterizzazione del personaggio offerta dal compianto Heath Ledger?

Eppure, sembra proprio che qualcuno, nello specifico il regista Todd Phillips (la trilogia di Una notte da leoni), ci sia riuscito, certo, percorrendo altre strade (quella del cinema d’autore, e forse è un paradosso per un regista mainstream come lui) e affidandosi al meglio che Hollywood al momento può offrire come interprete maschile: il sublime Joaquin Phoenix. E il film, che vede anche la partecipazione di Robert De Niro (in un ruolo che sembra richiamare il film di Martin Scorsese Re per una notte), non solo ha convinto pubblico e critica, ma si è pure meritato un riconoscimento mai contemplato da un cinecomic: il Leone d’oro per il miglior film all’ultimo Festival del Cinema di Venezia.

La guerra dei cloni

Ci sono registi che dedicano tutta la loro vita a un genere cinematografico (quello magari che ritengono più congeniale), e ci sono registi che amano invece spaziare da un genere all’altro, cercando nuovi stimoli e sopratutto correndo dietro le possibili novità tecnologiche messe a disposizione dall’industria cinematografica. Ang Lee fa sicuramente parte della seconda cerchia. Divenuto celebre in tutto il mondo con il cappa e spada La tigre e il dragone, negli ultimi anni è passato con estrema bravura dai drammi sentimentali (I segreti di Brokeback Mountain e Lussuria) a opere quasi inclassificabili e visivamente struggenti come Vita di Pi, fino a giungere al thriller spionistico (dal retrogusto fantascientifico) con la sua ultima fatica: Gemini Man.

Will Smith, protagonista del film, si sdoppia per interpretare l’agente segreto Henry Brogen, che il proprio governo (per una misteriosa ragione) vuole uccidere mettendo sulle sue tracce qualcuno che lo conosce molto bene e che riesce con disinvoltura ad anticiparne le mosse: un suo clone (ringiovanito di qualche anno). Azione, sparatorie, e una tecnologia 3D che permette allo spettatore più che di assistere a un film a vivere uno spettacolo capace di coinvolgerlo completamente.

Storia di una famiglia

Dopo aver vinto la Palma d’oro a Cannes nel 2018 con lo struggente Un’affare di famiglia, il regista giapponese Hirokazu Kore’eda torna al cinema con il film Le Verità per raccontare un altro nucleo familiare problematico, seppure più convenzionale rispetto al precedente, dislocando l’azione però in Francia.

L’attrice Fabienne (Catherine Deneuve) ha appena pubblicato la sua autobiografia e riceve la visita della figlia Lumir (Juliette Binoche), con la quale ha un rapporto problematico, il di lei marito Hank (Ethan Hawke) e la nipotina. La pubblicazione del libro (contenente, secondo Lumir, tante inesattezze) e il ritorno a casa della figlia coincidono – come nella miglior tradizione del dramma familiare – con il riemergere di antichi e mai sopiti conflitti, e porterà i personaggi a fare i conti con loro stessi, con il loro passato, le loro azioni e le loro scelte.

Frantumi di vita

Tratto dall’omonimo romanzo premio Pulitzer di Donna Tartt, arriva nella sale cinematografiche Il Cardellino, film drammatico diretto da John Crowley (Brooklyn). La pellicola racconta la drammatica storia di Theo Decker (Oakes Fegley da adolescente, e Ansel Elgort da adulto), che durante una visita con la madre al Metropolitan Museum di New York rimane vittima di un attentato terroristico. Lui sopravvive, ma la madre muore. Da quel momento per Theo inizia un percorso verso l’età adulta tutt’altro che facile.

Trasporre al cinema il romanzo della scrittrice americana non era sicuramente un’impresa facile, e il regista Crawley e gli sceneggiatori si affidano chiaramente alle sincere emozioni che la storia suscita e a un cast di altissimo livello capeggiato dalle interpreti femminili Nicole Kidman e Sarah Paulson.

Una truffa tutta da ridere

Ricordate lo scandalo dei famigerati “Panama Papers”, che vide coinvolti milioni di persone, tra imprenditori, uomini di stato e funzionari statali? Be’, Steven Soderbergh ha deciso di farne un film (aiutato in questo dallo spirito imprenditoriale di Netflix, che non si lascia sfuggire alcuna ghiotta occasione), scegliendo però di non raccontare la vicenda con piglio realistico ma trovando nel grottesco la chiave di volta per riflettere (con acredine) su un mondo, quello della finanza, non propriamente pulito.

Panama Papers, la cui sceneggiatura è scritta da Scott Z. Burn (già collaboratore del regista per The Informant! e Contagion), è una commedia satirica che fa del ritmo serrato e del cast due dei suoi punti di forza. Soderbergh, infatti, riunisce un gruppo di attori straordinario: dalla grandissima Meryl Streep ai gigioneschi ed irresistibili Gary Oldman e Antonio Banderars, nei panni degli avvocati soci in affari (nonché truffaldini) Jürgen Mossack e Ramón Fonseca. In questo caso, appuntamento non al cinema, ma sulla piattaforma Netflix!

Tremate, la strega è tornata!

Dopo il successo del primo film, torna al cinema – rigorosamente in live action, come vuole oggi la politica Disney – il personaggio della strega Malefica (interpretata nuovamente da Angelina Jolie), parzialmente rivalutato da questa nuova mini saga, in cui il ruolo dell’antagonista della bella addormentata nel bosco appare ben diverso rispetto al classico d’animazione degli anni ’50.

Rispetto al capitolo precedente, in Maleficent – Signora del male, diretto dall’esperto Joachim Rønning (Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar), la strega (che poi, in realtà tanto cattiva non è) si trova a dover fare i conti con un Aurora (Elle Fanning) cresciuta, in procinto di sposarsi con il suo promesso, il principe Filippo (Harris Dickinson). Il matrimonio però non convince Malefica, che si scontra apertamente con la sua protetta e con l’agguerrita futura suocera della ragazza, la regina Ingrid (la sempre affascinante Michelle Pfeiffer), che forse nasconde più di un segreto. Non mancheranno sequenze spettacolari… e sicuramente qualche gustoso colpo di scena!

Il grande Quintana

Nel 1998 esce un film destinato a diventare un vero e proprio cult: Il grande Leboski dei fratelli Coen. La pellicole, una sorta di neo-noir con tinte grottesche, è incentrato sulle assurde vicende (un po’ comiche, un po’ drammatiche) di Jeffrey “Drugo” Leboski (in originale “The Dude”), ed è contraddistinto da una serie di personaggi secondari che compaiono talvolta poco, ma nella maggior parte dei casi rubano la scena. Uno di questi è il giocatore di bowling (un vero asso!) messicano Jesus Quintana, interpretato da un istrionico John Turturro.

Per rendere omaggio al personaggio – che nel film dei Coen compare meno di 10 minuti -, l’attore e regista italo americano ha deciso di dedicargli un film, Jesus Rolls – Quintana è tornato, per raccontarne la storia in maniera più approfondita. Nel film, Jesus, appena uscito di galera, si trova nuovamente nei guai in compagnia di due amici disadattati più o meno quanto lui ed è costretto a una fuga disperata per non farsi catturare dalla polizia e da uno psicolabile parrucchiere che vuole fargli la pelle. Cast di grande livello che comprende, tra gli altri, Christopher Walken, Susan Sarandon, Jon Hamm e Audrey Tautou.

Ricchezza e nobiltà in una vecchia magione britannica

Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un netto imporsi, nella cultura di massa, delle serie tv, che per certi aspetti stanno oscurando un po’ il cinema (sarà un caso se tanti autori cinematografici passano al “piccolo schermo”?). A dettare questo cambio di passo della produzione che convenzionalmente chiameremo televisiva – anche se ormai da padrone la fanno le piattaforme streaming – sono state tante produzioni che hanno incontrato non solo il favore del pubblico, ma anche quello della critica. Tra queste, una delle più significative è sicuramente Downtown Abbey, creata da Julian Fellowes, e andata in onda dal 2012 fino al 2016.

Data la popolarità e il successo, la serie, dopo la sua conclusione ufficiale, si è vista rinverdire dalla scelta di concederle un’ultima passerella, una sorta di red carpet cinematografico grazie al film omonimo, Downtown Abbey – Il film, diretto da Michael Engler (e scritto sempre da Fellowes), e comprendente la maggior parte del cast originale. In questo caso, padroni e uomini di servizio della magione situata nello Yorkshire se la dovranno vedere con un evento tanto inaspettato quanto emozionante: l’arrivo di re Giorgio e della consorte. Saranno pronti a questa visita regale?

Sono solo storie (di paura)… oppure no?

Guillermo Del Toro è il produttore di un film horror che giunge in Italia dopo aver terrorizzato il pubblico statunitense: Scary Stories to Tell in the Dark, diretto dal norvegese André Øvredal e ispirato all’omonima serie di libri per ragazzi scritta da Alvin Schwartz tra anni ’80 e inizio anni ’90. Nonostante il titolo, non si tratta di un horror antologico, anche se sono diverse le storie (chiaramente di terrore) che si intrecciano durante il corso della narrazione.

Tutto comincia come in ogni classico film di paura: un gruppo di adolescenti (troppo ingenui e troppo curiosi) decide di visitare una casa infestata, dove trova un libro contenente alcune storie di paura. Fin qui nulla di strano, peccato che le storie (scritte con il sangue) hanno per protagonisti loro stessi o loro conoscenti, e naturalmente non ce ne è una contraddistinta da lieto fine! Jumpscare assicurati per un film che si preannuncia imprescindibile per gli amanti del genere.

Padre e figlio on the road

Dopo i supereroi de Il ragazzo invisibile, Gabriele Salvatores torna a un cinema più intimista per raccontare la storia di un padre e un figlio che si incontrano per la prima volta e devono cercare di stabile un primo contatto. Liberamente ispirato al romanzo di Fulvio Ervas Se ti abbraccio non avere paura, Tutto il mio folle amore, scritto da Umberto Contarello e Sara Mosetti, racconta la storia di Willy (Claudio Santamaria), cantautore squattrinato e irresponsabile che, dopo 16 anni di silenzio, un bel giorno decide di conoscere il proprio figlio naturale Vincent (Giulio Pranno), affetto da autismo.

Tutto questo senza preoccuparsi del fatto che la madre del giovane, Elena (Valeria Golino) si è accompagnata (e poi sposata) con un’altro uomo, Mario (Diego Abatantuono, attore feticcio di Salvatores), che oltretutto ha anche riconosciuto il ragazzo. Nonostante le difficoltà, tra padre e figlio comincia da instaurarsi piano piano un rapporto di fiducia, anche grazie a un viaggio che intraprenderanno insieme, attraverso il quale riusciranno a conoscersi.

Thriller all’italiana con un occhio a Hollywood

Dopo i successi letterari, lo scrittore Donato Carrisi sembra destinato a replicarsi sul grande schermo. A distanza di 2 anni dall’esordio cinematografico con La ragazza nella nebbia, l’autore torna dietro la macchina da presa per trasporre un altro suo romanzo di successo, L’uomo del labirinto, battendo nuovamente le strade del thriller, utilizzando come modello il cinema statunitense e cercando di realizzare un prodotto adatto per l’esportazione in altri mercati (motivo per cui, dopo aver scritturato l’attore francese Jean Reno per la precedente pellicola, questa volta ha puntato più in alto, assoldando Dustin Hoffman).

Il film racconta la storia del misterioso caso del rapimento della giovane Samantha Andretti (Valentina Bellè), il cui ritrovamento dopo 15 anni induce la polizia a tornare a lavorare sul caso. Ufficialmente la giovane viene affidata a un profiler, il Dott. Green (Dustin Hoffman), che cerca di entrare nella testa della ragazza per cercare di capire quanto accaduto, ma sulle tracce del rapitore c’è anche l’investigatore privato Bruno Genko  (Toni Servillo, protagonista anche del precedente film del regista), che anni prima era stato assoldato dalla famiglia della giovane per ritrovarla, non riuscendo a portare a termine la sua missione, ma che ora è deciso a mettere la parola fine al caso.

Prossima fermata: Overlook Hotel!

Passa il tempo, ma certi avvenimenti, specie se drammatici e terrificanti, possono continuare a segnare le vite di coloro che li hanno vissuti. Ne sa qualcosa anche l’ormai quarantenne Dan “Danny” Torrance (Ewan McGregor), che ancora non è riuscito a superare il trauma di quanto accadde a lui, al padre scrittore Jack Torrance e alla madre durante un soggiorno presso l’Overlook Hotel molti anni prima. Se vi state chiedendo “Dove ho già sentito questa storia?”, la risposta risiede in una sola parola: Shining.

Già, perché il film Doctor Sleep, diretto da Mike Flanagan (Ouija – L’origine del male), altro non è che il sequel della storia raccontata dal romanzo di Stephen King prima e dal film di Stanley Kubrick dopo. Tratta sempre da un libro di King (del 2013), la pellicola racconta dell’incontro tra Dan e una ragazzina che sembra avere la sua stessa “luccicanza”, Abra Stone (Kyliegh Curran), minacciata da una setta di mangia anime capitanata dalla spietata Rose (Rebecca Ferguson). Pur avendo promesso a se stesso di non ricorrere più a propri poteri psichici, Dan deciderà di risvegliare il suo dopo per aiutare la ragazzina.

Avete detto famiglia disfunzionale?

Ci sono famiglie perfette, famiglie un po’ strane (ma nella media), famiglia molto strane (fuori dalla media) e poi c’è La famiglia Addams, che torna al cinema grazie a un film di animazione che si preannuncia adatto sia ad un pubblico infantile, sia a un pubblico adulto, come testimonia anche la scelta, da parte della produzione, di affidare la regia a Greg Tiernan e Conrad Vernon, autori del cult Sausage Party – Vita segreta di una salsiccia (non certo un cartoon per bambini).

I componenti della stramba famiglia, creati ormai più di 80 anni fa dal disegnatore Charles Addams (i primi personaggi fecero la loro comparsa sul “New Yorker” nel 1938), sono protagonisti di un film d’animazione ricco di gag caratterizzate da un dissacrante humor nero. Per l’edizione italiana sono molti i volti dello showbiz coinvolti in qualità di doppiatori, tra i quali: Pino Insegno (Gomez), Virginia Raffaele (Morticia), Raoul Bova (Zio Fester) e Loredana Bertè (la nonna).

Il ritorno dei replicanti

Negli anni ’80, James Cameron dette prova della propria visionarietà creando un universo narrativo che ha profondamente influenzato la cultura di massa, quello di Terminator (il cui interprete Arnold Schwarzenegger divenne una vera icona cinematografica). A distanza di anni, quell’idea narrativa ha continuato ad alimentare il cinema americano, tanto che dopo i 2 episodi cinematografici originali ne sono stati realizzati altri 4. L’ultimo di questi, in uscita, Terminator – Destino oscuro si colloca immediatamente dopo il dittico di Cameron (non tenendo quindi conto degli altri 3) e vede tornare protagonista un’ormai invecchiata Sarah Connor (nei suoi panni sempre Linda Hamilton).

27 anni dopo i fatti raccontati in Terminator 2 – Il giorno del giudizio, un nuovo cyborg viene inviato dal futuro per eliminare la giovane Dani Ramos (Natalia Reyes). A difenderla saranno, oltre a Sarah, un ibrido (metà umana, metà cyborg) di nome Grace (Mackenzie Davis), e persino un vecchio modello di Terminator (naturalmente Schwarzenegger). A dirigere il sequel Tim Miller (Deadpool), mentre alla sceneggiatura hanno collaborato David S. Goyer, Justin Rhodes e Billy Ray. Un film assolutamente da non perdere per gli amanti della serie e per tutti gli spettatori che prediligono il cinema di fantascienza.

Diego Battistini
Diego Battistini
La passione per la settima arte inizia dopo la visione di Master & Commander di Peter Weir | Film del cuore: La sottile linea rossa | Il più grande regista: se la giocano Orson Welles e Stanley Kubrick | Attore preferito: Robert De Niro | La citazione più bella: "..." (The Artist, perché spesso le parole, specie al cinema, sono superflue)

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