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Film al cinema: i titoli più attesi in arrivo a gennaio 2020

Anno nuovo, film nuovi (e imperdibili) in uscita nei cinema italiani. L’inizio di 2020 porterà nelle sale film di vario genere e protagonista sarà naturalmente il grande cinema, tra film in odore di Oscar, commedie irresistibili e film d’autore.

Il mese è inaugurato dal ritorno al cinema di Checco Zalone con Tolo Tolo, in uscita il 1° gennaio, mentre il giorno successivo, il 2 gennaio, uscirà il dramma di Ken Loach Sorry We Missed You.

Il 9 gennaio sarà contraddistinto invece da due film d’autore: Piccole donne di Greta Gerwing, che si preannuncia grande protagonista della stagione dei premi (tra Golden Globes e Oscar) e la nuova opera di Gianni Amelio, dedicata alla figura del politico Bettino Craxi, Hammamet.

La settimana successiva, il 16 gennaio, spazio alla commedia (ambientata nella Germania Nazista) Jojo Rabbit di Taika Waititi, e al biopic Richard Jewell, il nuovo film targato Clint Eastwood.

Il 23 gennaio gli spettatori saranno chiamati a vivere quella che si preannuncia una vera e propria esperienza cinematografica grazie al dramma storico 1917 di Sam Mendes.

Il 30 gennaio, invece, arriveranno nei cinema il biopic Judy con Renée Zellweger, la commedia Dolittle con protagonista Robert Downey Jr. (ricordate il medico che ha la capacità di parlare con gli animali?), e il dramma giudiziario, ispirato a una storia vera, Il diritto di opporsi.

Il ritorno del fenomeno Zalone

Chi l’avrebbe mai detto qualche anno fa che Checco Zalone sarebbe stato il salvatore del cinema italiano? Quando il comico pugliese esordì al cinema ormai 10 anni fa, sembrava solo l’ultimo dei comici a cavalcare il successo televisivo per approdare al cinema. Eppure, a distanza di anni, e film dopo film, Zalone ha dimostrato tutte le sue qualità comiche anche (se non sopratutto) al cinema.

Rispetto ai suoi colleghi, che dopo il successo iniziale hanno zoppicato, Zalone ha inanellato una serie di successi che l’hanno reso la gallina dalle uova d’oro del cinema nazionale. Abile nel farsi pubblicità, come testimonia anche l’uscita della clip “Immigrato”, il nuovo film del comico (che per la prima volta firma anche la regia), Tolo Tolo, lo vedrà nei panni di un italiano che fugge in Kenya, dove naturalmente vivrà una serie di esilaranti avventure. Come il precedente Quo Vad0? sarà ancora un clamoroso successo? Difficile scommettere il contrario…

Ken il rosso

Sono ormai pochi nel cinema contemporaneo, i registi che fanno film politici, ovvero che raccontano storie scomode di persone qualunque che lottano una quotidiana guerra contro un sistema sociale che sembra troppo spesso dimenticare gli individui (sopratutto quelli più deboli). Tra questi sicuramente Ken Loach è quello più impegnato, come testimonia la sua immensa filmografia.

In fin dei conti, il suo ultimo film, presentato con successo allo scorso Festival del Cinema di Cannes, Sorry We Missed You (sceneggiato dal fido Paul Laverty) rappresenta un nuovo capitolo della sua ormai decennale vivisezione della società contemporanea (in particolare quella britannica). In questo caso, i protagonisti sono Ricky (Kris Hitchen) e la sua famiglia, composta dalla moglie Abby (Debbie Honeywood) e i loro figli Liza Jane (Katie Jane Turner) e Sebastian (Rhys Stone). Lui lavora come fattorino e viene pagato solo ed esclusivamente quando riesce a consegnare un pacco, mentre lei fa assistenza domiciliare a persone anziane e disabili. Nonostante il duro lavoro, i due non riescono a mettere da parte i soldi necessari per avere una casa di proprietà…

È l’ora del matriarcato!

L’importanza di una nuova trasposizione del romanzo di Louisa May Alcott, Piccole donne (per la cronaca, la 7a), va oggi al di là della storia in sé. In un epoca che ha visto una parte di Hollywood crollare sotto le accuse del movimento “Me Too”, il film della regista Greta Gerwig si palesa come il manifesto per un cinema capace finalmente di parlare una lingua prettamente femminile. Raccontando la celebre storia delle sorelle March, la regista non manca di fare un parallelismo con il presente, pur narrando di accadimenti ambientati nell’800, dopo la Guerra di Secessione Americana.

L’aspirante scrittrice Jo (Saoirse Ronan) sogna un futuro di successo e cerca in ogni modo di rifuggire il ruolo a cui la società la vuole costringere, quella di moglie devota e fedele, e questo nonostante l’amore nei confronti dell’avvenente Theodore (Timothée Chalamet). E vorrebbe che lo stesso facessero anche le sorelle: la maggiore Beth (Eliza Scanlen), la pittrice Amy (Florence Pugh) e l’aspirante attrice Meg (Emma Watson). Tutto questo sotto lo sguardo amorevole della madre (Laura Dern) e della cinica zia (Meryl Streep). Secondo la stampa americana uno dei film migliori dell’anno. Appuntamento alla prossima edizione degli Oscar?

La prima Repubblica alla fine della decadenza

Percorrendo la storia d’Italia e quella del cinema italiano, a volte si ha la sensazione che si siano perse tante occasioni. Altre cinematografie si sono nutrite di accadimenti e personaggi reali (si pensi, ad esempio al cinema americano), mentre quello italiano è stato sempre un cinema che ha provato un po’ di timore ad affrontare la realtà, in particolare modo quella politica.

Forse con un certo ritardo, ma magari con una maggiore consapevolezza storica, il cinema ha finalmente volto lo sguardo su uno dei personaggi più controversi della politica italiana: Bettino Craxi. È alla figura dello statista socialista (interpretato da uno straordinario Pierfrancesco Favino) che è dedicato il film Hammamet, diretto da Gianni Amelio. E ci voleva forse un regista come lui per far sì che la storia del politico non venisse raccontata con i toni del thriller (un po’ sulla falsariga della serie tv Sky 1992/1993), ma in maniera più intimista, concentrandosi sull’uomo e sull’esilio in Tunisia per riflettere su anni cruciali della storia d’Italia.

Un amico di nome Adolf

Una risata è capace di seppellire ogni cosa, anche una delle più gradi tragedie del secolo scorso. Così almeno la pensa il regista ed attore neozelandese Taika Waititi, che dopo essersi concesso una passeggiata nell’universo Marvel con il “folle” Thor Ragnarock, ha scelto di trasporre sul grande schermo il libro Il cielo in gabbia di Christine Leunens, realizzando la commedia nera Jojo Rabbit, presentanto in anteprima allo scorso Torino Film Festival.

Siamo nella Germania Nazista, e piccolo Jojo (Roman Griffith Davis), detto “Rabbit”, non solo appartiene alla gioventù hitleriana, ma ha anche un amico immaginario molto particolare: Adolf Hitler (Taika Waititi). Il sua fervida devozione al regime comincia però a cedere nel momento in cui scopre che la madre Rosie (Scarlett Johansson) nasconde una ragazza ebrea in soffitta (Thomasin Harcourt McKenzie). Intanto si avvicina sempre più la Seconda Guerra Mondiale… Nel cast anche l’eclettico Sam Rockwell nella parte dell’eccentrico comandante della sezione della Gioventù Hitleriana di cui fa parte anche il piccolo protagonista.

Eroi d’America

Continua la personale riflessione di Clint Eastwood sull’eroe americano. Dopo American Sniper Sully, e successivamente a Il corriere – The Mule, il regista di Carmel torna al cinema con il film Richard Jewell, portando sul grande schermo la storia (vera) del vigilante che, nel 1996 ad Atlanta durante le Olimpiadi, diede l’allarme per una bomba posizionata nei pressi del centro della città. Prima osannato come un eroe, successivamente Richard (interpretato dal semisconosciuto Paul Walter Hauser) viene accusato dall’FBI e dalla stampa non solo di essere un mitomane, ma di essere anche il reale responsabile dell’attentato. Riuscirà a dimostrare la sua innocenza?

Nonostante la veneranda età (quest’anno sono 90!), Eastwood non ha alcuna intenzione di andare in pensione e benché negli ultimi anni il suo cinema appaia più stanco rispetto al passato, costellato di grandi capolavori (l’ultimo, probabilmente, è lo struggente Hereafter), i suoi film continuano ad essere imprescindibili per gli amanti del grande cinema. Per quanto riguarda il cast, oltre al citato Hauser, da segnalare la partecipazione di Sam Rockwell, Kathy Bates (nella parte della madre del protagonista), Jon Hamm e Olivia Wilde.

Corsa contro il tempo

Dopo essersi dedicato negli ultimi anni al personaggio di James Bond (Skyfall Spectre), il regista Sam Mendes torna dietro la macchina da presa per un progetto ambizioso: un film ambientato durante la seconda guerra mondiale. 1917 è uno dei film più attesi dell’anno perché si preannuncia soprattutto come un’esperienza cinematografica assolutamente da non perdere, un po’ sulla falsariga di quello che rappresentò Dunkirk di Christopher Nolan un paio di anni fa.

Al centro della vicenda sono i soldati britannici Schofield (George MacKay) e Blake (Dean-Charles Chapman), ai quali viene affidata una difficile missione: consegnare un messaggio per avvisare un battaglione pronto a sferrare un attacco di una possibile imboscata da parte dell’esercito nemico. Percorrendo il fronte, i due soldati non si troveranno ad affrontare solo il nemico, ma anche il tempo (tiranno) che scorre inesorabile. Nel cast spiccano anche i nomi di Mark Strong, Colin Firth e Benedict Cumberbatch, mentre la fotografia porta la firma di “sua maestà” Roger Deakins (in odore di secondo Oscar).

Somewhere over the rainbow… there’s the real life

Quando si pensa al cinema classico americano, quello contraddistinto dai grandi divi del passato (Humphrey Bogart, Katherine Hepburn, ecc.), un posto di assoluto rilievo ha l’attrice Judy Garland. Celebre interprete del film di King Vidor Il mago di Oz (che gli valse anche una menzione agli Oscar del 1940) e dell’altrettanto celebre È nata una stella di George Cukor, la sua carriera fu contraddistinta da un’ascesa fulminante e da una caduta altrettanto rovinosa, che la portò a una morte prematura a neanche 50 anni.

Il film Judy, diretto da Rupert Goold e tratto dal dramma teatrale End of the rainbow, non si concentra sugli anni dei successi, ma sugli ultimi anni dell’attrice, e in particolare su una serie di concerti di cinque settimane tenuti a Londra, presso il night club “Talk of the Town”. Naturalmente uno dei motivi per cui andare a vedere il film – destinato non solo agli amanti del cinema, ma anche a coloro che vogliono conoscere la (triste) vita della grande artista – è l’interpretazione di Renée Zellweger, che torna finalmente al cinema in un ruolo importante che la proietta anche ad essere una delle protagonista nella corsa a Golden Globes e Oscar.

Il migliore amico degli animali

Abbandonati i panni di Tony Stark/Iron Man, Robert Downey Jr. si appresta a vestire quelli (all’apparenza) più convenzionali del Dottor Dolittle, il celebre personaggio creato dallo scrittore britannico Hugh Lofting negli anni ’20 del secolo scorso. Dimenticatevi dei film con protagonisti Eddy Murphy (che hanno “ripreso” il personaggio, dislocando le sue disavventure nella contemporaneità), il nuovo film di Stephen Gaghan (anche sceneggiatore, insieme John Whittington) si preannuncia più fedele ai romanzi di partenza, e decisamente più avventuroso.

Dolittle è incentrato sulle vicissitudini del medico e veterinario John Dolittle, il quale vive segregato nella sua abitazione in compagnia di una miriade di animali esotici, con i quali riesce a comunicare. Il suo “esilio” è interrotto dalla malattia della regina d’Inghilterra, che spingerà il medico ad intraprendere un periglioso viaggio alla ricerca di un’isola leggendaria per trovare una cura alla malattia della sovrana. Durante il viaggio dovrà naturalmente affrontare pericoli ed insidie varie, nonché confrontarsi con vecchi ed agguerriti nemici, come uno spietato pirata (Antonio Banderas).

Uomini contro (l’ingiustizia)

Il giovane avvocato Bryan Stevenson (Michael B. Jordan) ha sempre dedicato la sua carriera a combattere le ingiustizie. Per tale motivo decide di accettare la difesa di Walter McMillian (Jamie Foxx), ingiustamente accusato di omicidio. Di fronte a una prima condanna alla sedia elettrica, l’avvocato cerca in tutti i modi di provare l’innocenza del suo cliente, supportato anche dalla collega Eva Ansley (Brie Larson).

Basato su una storia vera, raccontata in un libro dallo stesso Stevenson, Il diritto di opporsi è un legal drama classico incentrato sul conflitto (spesso impari) tra giustizia e ingiustizia (talvolta perpetrata anche dallo Stato o dai suoi rappresentanti). Diretto da Destin Daniel Cretton (Il castello di vetro), che ne ha anche scritto la sceneggiatura insieme a Andrew Lanham, il film è contraddistinto da un ritmo serrato che terrà inchiodato lo spettatore, e si avvale di un cast sontuoso che si prenota per recitare la parte del leone anche alla prossima stagione dei premi.

Diego Battistini
Diego Battistini
La passione per la settima arte inizia dopo la visione di Master & Commander di Peter Weir | Film del cuore: La sottile linea rossa | Il più grande regista: se la giocano Orson Welles e Stanley Kubrick | Attore preferito: Robert De Niro | La citazione più bella: "..." (The Artist, perché spesso le parole, specie al cinema, sono superflue)

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