Dogman è l’atteso titolo del nuovo film diretto da Matteo Garrone: un’opera ancora avvolta nel mistero nonostante il prossimo passaggio – in concorso – sulla Croisette dell’esclusivo Festival di Cannes; un orgoglio per l’Italia, pronta a firmare con il film d’autore di Garrone il proprio grande ritorno nel panorama delle competizioni internazionali.
Ancora poche e scarne sono le indiscrezioni legate anche alla sinossi di Dogman: di certo, si sa solo che Garrone ha iniziato a scriverlo ed elaborarlo ben dodici anni fa, prima che il successo di Gomorra lo travolgesse, e che il film con molta probabilità non seguirà, pedissequamente, la cruda vicenda di cronaca.
Il “delitto del Canaro”, come era stato ribattezzato nell’Italia della fine degli anni ’80, scosse le coscienze del Belpaese con la sua storia a base di crudeltà e nuda violenza quotidiana; con molta probabilità Matteo Garrone cercherà, con il suo film, di mediare sapientemente quel pericoloso equilibrio tra rabbia, vendetta e dolcezza, come ben dimostra il trailer diffuso online.
Il trailer, realizzato appositamente anche per l’occasione festivaliera, mostra una serie di immagini affiancate tra loro proprio in virtù di questa filosofia: alla fragile e malinconica dolcezza del “Canaro” Marcello, toelettatore di cani (interpretato da Marcello Fonte), si contrappone la mastodontica e cieca rabbia di Simoncino (Edoardo Pesce), che in una delle scene più evocative viaggia su un motorino accasciato sul piccolo toelettatore , finendo per assomigliare a un’enorme pelle d’orso.
Dogman: il “delitto del Canaro” al cinema secondo Matteo Garrone
La trama di Dogman diffusa fino ad oggi, quindi, si ispira solo in parte ai fatti di cronaca nera: in una periferia sospesa tra le luci oscure della metropoli e la natura selvaggia che la avvolge, un luogo dominato dalla legge del più forte, vive Marcello (Fonte), un uomo piccolo e dal carattere mite che passa le sue giornate dividendosi tra il lavoro da acconciatore per cani nel suo piccolo salone chiamato “Dogman” e l’amore verso la figlioletta Sofia.
A complicare la sua vita è la presenza incombente di Simoncino (Pesce), un ex pugile che si comporta da ras del quartiere terrorizzando chi non vive secondo le proprie regole. Dopo l’ennesimo atto di violenza e sopraffazione, Marcello medita di riaffermare la propria identità di uomo, immaginando una vendetta crudele, quanto sadica e inaspettata.
Nonostante sia chiaro, già a partire dai nomi dei protagonisti coinvolti, che Dogman si ispira solo in parte e liberamente al vero episodio di cronaca nera avvenuto nella periferia romana nel 1988, è impossibile scindere la sinossi del film dai fatti di cronaca che dominarono la scena dei quotidiani e dei telegiornali.
Un legame sadomasochista di dipendenza malata
Pietro De Negri, detto appunto “er canaro” per via del proprio lavoro come toelettatore per cani, si vendicò delle angherie e dei soprusi perpetuati nel corso degli anni da Giancarlo Ricci, ex pugile e piccolo boss del quartiere, seviziandolo letteralmente pezzo per pezzo in un salone da toeletta per cani in via della Magliana 253, il 18 febbraio 1988.
De Negri era sbarcato nella periferia della capitale approdando nel quartiere della Magliana, sorto tra gli anni ’60 e ’70 grazie alla malavita e agli affari spregiudicati di numerosi palazzinari. In un quartiere dominato dalle regole – non scritte – della strada (vedasi alla voce Banda della Magliana), De Negri si lanciò in diversi lavori: elettrauto, falegname, rappresentante di commercio, spacciatore e infine toelettatore per cani.
Proprio i suoi legami con il mondo criminale e con il circuito dello spaccio lo fecero entrare in contatto con Ricci, ex pugile e in seguito netturbino, cocainomane e rinomato violento, un uomo dedito a furti, scippi e rapine che rivendicava il proprio ruolo all’interno del quartiere a colpi di pugni, soprusi e angherie. De Negri, per non passare nella schiera dei nemici del Ricci, instaurò con lui un legame sadomasochista di dipendenza malata, e nel corso degli anni incassò tutti i soprusi in silenzio, fino ad arrivare alle violenze fisiche.
Una trappola a base di sevizie e terribili mutilazioni
Dopo l’ennesima umiliazione in seguito a una rapina finita male; dopo essere stato picchiato di fronte alla figlia e dopo aver visto malmenare il suo cane, Il Canaro cambiò di colpo, diventando oscuro e taciturno: stava architettando qualcosa, qualcosa di terribile, che mise in pratica nel primo pomeriggio del 17 Febbraio, quando riuscì ad incastrare Ricci in una trappola.
Una trappola a base di sevizie e terribili mutilazioni, che si concluse dopo ben sette ore di agonia, tra atroci sofferenze e a causa di un soffocamento. Il mattino dopo il corpo venne ritrovato in un arido campo della Magliana, ancora fumante dopo essere stato bruciato, con le dita mozzate ben allineate a fianco per permettere, agli inquirenti, il riconoscimento.
La polizia non impiegò poi molto tempo a mettersi sulle tracce del De Negri, che in un primo momento negò tremante di essere coinvolto nel brutale omicidio; ma una volta provocato e toccato nel profondo della propria virilità (messa in discussione), si decise a confessare con lucidità tutti i macabri dettagli dell’orrore.
Dogman dal 17 maggio al cinema
Nonostante siano ancora molti i dubbi intorno al celebre fatto di cronaca nera – De Negri ha agito da solo? E come avrebbe fatto, senza un aiuto, a mettere KO da solo un ex pugile? – il “delitto del canaro” continua ad esercitare un fascino macabro sull’immaginario collettivo, come dimostra l’esperimento cinematografico di Dogman, attraverso il quale Matteo Garrone torna, ancora una volta, a scandagliare le profondità insondabili dell’animo umano.