Finalmente ci siamo. Dopo anni di chiacchiere su di un ipotetico sequel, giovedì 5 ottobre (un giorno prima rispetto agli Stati Uniti) Blade Runner 2049 è pronto ad arrivare al buio delle sale italiane.
Sono passati trentacinque anni dall’uscita del primo Blade Runner diretto da un giovane Ridley Scott. Quell’anno, il 1982, vede l’uscita di due pellicole considerate all’unanimità opere cardine della fantascienza cinematografica, ulteriori prototipi di due sottogeneri – fortunati e sfruttatissimi nei decenni successivi – ma agli antipodi come accoglienza da parte del pubblico: Blade Runner e La Cosa.
Se infatti il secondo diretto dal grandissimo John Carpenter, che traccia definitivamente i binari del prolifico connubio fanta-horror inaugurato proprio con Alien di Scott (1979), si dimostra un fiasco al botteghino (ma fortunatamente e meritatamente recuperando nel tempo lo status di cult), il primo, pur partendo a rilento (dividendo la critica), trova lentamente il consenso del pubblico.
Blade Runner, tratto dal romanzo Il Cacciatore di Androidi di Philip K. Dick (Do Androids Dream of Electric Sheep?), è un capolavoro assoluto che ha il merito, oltre a quello di far finalmente conoscere al grande pubblico uno degli autori letterari più importanti ed innovativi della fantascienza (e probabilmente in generale uno dei più grandi scrittori americani del secondo dopoguerra), anche quello di gettare le basi dell’immaginifico cyberpunk degli anni a venire.
Un’opera, quella di Ridley Scott, cupa, intensa, affascinante e capace letteralmente di oltrepassare il concetto stesso di cinema di genere
Un’opera, quella di Ridley Scott, cupa, intensa, affascinante e capace letteralmente di oltrepassare il concetto stesso di cinema di genere. Qualcosa di irripetibile lievemente smorzato da un finale apparentemente “consolatorio” (il cacciatore di taglie Rick Deckard/Harrison Ford che scappa con la replicante Rachael) che solo in seguito, con l’uscita nel 1992 di una director’s cut e della successiva e definitiva The Final Cut nel 2005 (l’unica in cui Ridley Scott ha avuto piena libertà artistica) verrà eliminato insinuando il dubbio che lo stesso Deckard possa essere un replicante. Una versione che ha deluso alcuni fan ma che ha gettato ancora più mistero sulla trama.
L’odissea del bounty killer Deckard, con lo scopo di eliminare quattro replicanti disertori, in una tenebrosa Los Angeles del 2019 fatta di nebbia, pioggia e neon, è una di quelle pellicole indelebili che si insinuano sotto la pelle dello spettatore e non se ne vanno mai più.
Gli strabilianti effetti speciali di Douglas Trumbull (lo stesso del team degli effetti ottici e visivi capitanato da Stanley Kubrick per 2001: Odissea nello spazio), la musica essenziale di Vangelis (tra classica e sintetizzatori), la fotografia e le fantastiche scenografie di Jordan Cronenweth, l’arte concettuale del designer Syd Mead, l’interpretazione di Harrisn Ford e di Rutgert Hauer (quest’ultimo nel ruolo di Roy Batty, capo dei replicanti, entrato nella storia con il monologo più famoso del cinema), hanno contribuito a rendere Blade Runner una delle pellicole più importanti della storia della fantascienza, nonché un colosso con cui è difficile competere e confrontarsi.
Blade Runner 2049: da Scott a Villeneuve, il ritorno dei Replicanti
L’idea di un sequel, oggi realtà con Blade Runner 2049, ha suscitato negli anni innumerevoli dibattiti e perplessità proprio per la natura iconica della pellicola prototipo del 1982. La conferma che sarebbe stato diretto dal talentuoso regista canadese Denis Villeneuve (Polytechnique, La Donna che Canta, Prisoners, il criptico gioiello Enemy, Sicario e il recente Arrival) è stata senz’altro un’ottima notizia, capace di rincuorare (forse) anche lo zoccolo duro dei fan più accaniti.
La storia di Blade Runner 2049 è ambientata 30 anni dopo il film originale in uno scenario che vede il clima terrestre impazzito. L’oceano, la pioggia, la neve: tutto è tossico. L’agente K della Polizia di Los Angeles (Ryan Gosling) scopre un segreto sepolto da tempo che potrebbe far precipitare nel caos quello che è rimasto della società. La scoperta di K lo spinge verso la ricerca di Rick Deckard (Harrison Ford), un ex Blade Runner della polizia di Los Angeles sparito nel nulla da trent’anni.
Nella nuova pellicola diretta da Villeneuve, oltre al ritorno di Harrison Ford, l’unico altro attore del cast originale che vedremo per pochi minuti sarà Edward James Olmos, sempre nei panni di Gaff. Resterà deluso invece chi sperava di ritrovare Sean Young, l’attrice che interpretava la replicante Rachael nel primo Blade Runner che, oltre a non essere presente, ha più volte esortato i fan a boicottare il sequel.
L’idea di un sequel ha suscitato negli anni innumerevoli dibattiti e perplessità proprio per la natura iconica della pellicola prototipo del 1982
Il padre di Blade Runner, Ridley Scott, questa volta si è “accontentato” di essere tra i produttori esecutivi del progetto, mentre Hampton Fancher, sceneggiatore del primo, è tornato per lavorare al nuovo copione insieme Michael Green (American Gods, Alien: Covenant, Logan). Fancher ha realizzato una sorta di trattamento, a metà strada tra uno script e un romanzo, di 110 pagine, dalla quale poi Green ne ha ricavato la sceneggiatura.
Villeneuve, dapprima scettico nell’accettare di dirigere Blade Runner 2049, pare abbia detto di sì proprio dopo aver letto la sceneggiatura, dichiarando: “È uno script davvero potente. Ho capito che per me aveva senso e avevo la benedizione di Ridley Scott”.
Roger Deakins, già collaboratore di Villeneuve per Sicario, si è occupato della fotografia (che già dai primi trailer pare sorprendente) mentre Jóhann Jóhannsson (Sicario, Arrival) ha avuto l’arduo compito di confrontarsi con Vangelis dell’originale nel comporre le musiche del film. Il regista ha poi confermato che la pruriginosa questione sull’identità di Deckard – è o non è un replicante – sarà tratta nel suo film.
A fianco di Ryan Gosling ed Harrison Ford ci saranno Jared Leto (nel ruolo del villain Neander Wallace, parte inizialmente pensata niente di meno che per David Bowie prima della sua scomparsa), Robin Wright, Ana de Armas, Dave Bautista, Mackenzie Davis, Barkhad Abdi, Hiam Abbass e Lennie James.
Inutile aggiungere che il 5 ottobre l’appuntamento in sala con Blade Runner 2049 è praticamente d’obbligo!