Venezia 79 oggi si tinge dei toni dell’orrore: è la volta di Pearl, il nuovo lavoro di Ti West, che segue a breve giro l’uscita nelle sale dell’horror-slasher X – A Sexy Horror Story, provando a raccontare qualche dettaglio in più sul passato oscuro della sua protagonista omonima. Nei suoi panni ritorna l’attrice Mia Goth, che ha presentato il film proprio insieme al regista, che ha raccontato subito la genesi particolare e atipica del progetto:
«Eravamo in Nuova Zelanda e stavamo girando X – A Sexy Horror Story; in quel periodo, lì, c’era una politica “zero Covid” ed eravamo come sospesi in una sorta di bolla, con la crew che lavorava sul film. A quel punto ci venne in mente un’idea: avevamo già lo staff, perché non fare un prequel? Così è nato Pearl, un’opera diversa e incentrata sui sogni e su come quest’ultimi influenzino le persone; si tratta, inoltre, di una celebrazione della Hollywood di un tempo, ma riletta in un’ottica più “pazza” e moderna. Se X – A Sexy Horror Story celebra i film indipendenti, Pearl invece è una dedica allo stile tradizionale della Hollywood dell’età dell’oro, una specie di melodramma pensato in Technicolor. È la storia nera di una persona con problemi, come se avessi inserito in Mary Poppins una storia di pazzia e demenza.
I film hanno un profondo impatto sulla vita delle persone: è come creare la vita stessa. Qui, in Pearl ad esempio, abbiamo una persona isolata in una fattoria e che pensa a come potrebbe essere la sua vita, immaginandola. Con la A24, che ha prodotto i miei film, avevo già firmato il mio debutto; loro hanno accettato subito di investire anche sul mio secondo film, e questa situazione è ideale per un cineasta. Tornando al discorso sull’impatto che i film hanno sulla vita delle persone, ogni regista ha l’ambizione o il desiderio di influenzare – e, al contempo, di essere influenzati – da quel che si vede sullo schermo.
Quando ho iniziato a pensare a Pearl, mi sono chiesto: “cosa voglio fare? Un film vecchio stile?” ma a quel punto sarebbe stato troppo vecchio per essere interessante; così ho puntato sul colore, allontanandomi dall’idea di un bianco e nero vecchio stile (e tanto vecchia Hollywood). Con i colori era tutto più eccitante e nuovo per il mercato horror; già dieci anni fa avevo realizzato un film che virava verso il dramma e non volevo rifare una cosa simile, volevo cambiare registro. Io amo fare dei film che sono opere di artigianato e abilità: un film è come se fosse una celebrazione dell’arte cinematografica, e quindi ciò che mi eccitava in Pearl era la possibilità di celebrare un cinema diverso, mostrando un’ampia gamma di performance differenti, al fine di rendere il progetto più eccitante e colorato».
Anche per Mia Goth l’esperienza di Pearl è stata affascinante e impegnativa, soprattutto perché le ha dato la possibilità di confrontarsi con un percorso attoriale di solito inedito, conoscendo il suo personaggio a 360° grazie alle riprese – quasi in contemporanea – del film e del suo prequel:
«Con Pearl ho subito cercato di trovare delle similitudini tra le sue e le mie ambizioni da ragazzina che ho cercato di realizzare. Fino ad oggi non avevo mai avuto l’opportunità di trascorrere ed esplorare così tanto un personaggio, e il fatto di averlo già rappresentato nella sua versione anziana mi ha dato un ottimo spunto di partenza. Non penso che avrò più un’opportunità simile a quella vissuta sul set, con Ti e la A24, soprattutto dal punto di vista creativo. Inoltre, per la prima volta, sono stata accredita anche come sceneggiatrice: in effetti, da attore, ogni volta che ricevi una sceneggiatura devi per forza farla tua e riscrivere, qui e là, qualcosa sul tuo personaggio. Ma questa con Ti è stata la mia prima volta da autrice a tutti gli effetti, con la possibilità di entrare in questo mondo e scrivere il mio personaggio fin dall’inizio. Non avevo mai scritto in modo così formale e tradizionale e all’inizio ho avuto qualche difficoltà: poi, però, con Ti abbiamo deciso di seguire un altro percorso, con lui che inseriva nella sceneggiatura le idee che gli inviavo.
Per me aver interpretato entrambe le protagoniste in X – A Sexy Horror Story è stata un’altra grandissima opportunità: sono due personaggi così simili, e da attrice hanno rappresentato una vera sfida. Ho capito subito che sono due donne che hanno lo stesso spirito ed essenza nonostante le differenze, e al centro sono identiche. Sul set ero in un costante stato di scoperta con entrambi i personaggi, e credo che anche questo sia uno dei compiti dell’attore, quello di essere sincero e, il più possibile, autentico in qualsiasi ruolo si ritrovi; è un dettaglio che tengo sempre ben in mente quando lavoro, perché per me il personaggio deve significare qualcosa, e per arrivare a queste conseguenze sono richieste tante cose diverse, dallo scrivere insieme, con il regista, giorno dopo giorno il mio personaggio che finisce per trasformarsi nella tua stessa vita, oltre che una celebrazione per l’intero arco di tempo che passi sul set, lavorando, vivendo e respirando sempre con il tuo personaggio nella mente».
Parlando di film horror, è quasi impossibile non pensare a dei registi o a dei grandi film che possono aver influenzato il lavoro di Ti West sia sul set di Pearl che su quello di X – A Sexy Horror Story; ma è lo stesso cineasta a sorprendere la stampa di Venezia 79 con una risposta spiazzante e sorprendente:
«Strano a vero, non sono stato influenzato tanto da David Lynch o da altri film, anche se le opere di Lynch sono fantastiche. Come film, mentre giravo, guardavo prodotti più “basici”, degli horror tradizionali come Che fine ha fatto Baby Jane? perché, dopotutto, eravamo reduci del set di X – A Sexy Horror Story ed eravamo impelagati negli anni ’70, senza avere nemmeno il tempo per tornare alla nostra quotidianità. Mia si è ispirata a Dancer in the Dark di Von Trier, ma abbiamo parlato tanto anche di Scarpette rosse, ad esempio. La mia finalità era quella di realizzare un film che sembrasse per ragazzi, una storia che è un archetipo e che potesse essere raccontata come quella di qualcuno che vuole una vita diversa ad ogni costo. Da regista, volevo che la telecamera fosse all’interno del film e che decidesse da sola cosa dovesse accadere o meno, rivelando le cose all’interno della stessa inquadratura, in un tentativo di riprendere lo stile di Hitchcock per quanto possibile».
Al momento non sappiamo se e quando Pearl arriverà nelle sale italiane.