Una leonessa per un Leone (d’oro): Venezia 79 celebra la divina Catherine Deneuve con il prestigioso Leone d’oro alla Carriera, consegnato proprio nel corso della prima giornata festivaliera.
L’attrice, presente l’ultima volta al Lido nel 2019 con un film in concorso e approdata, invece, per la prima volta come ospite nel 1967 con Bella di Giorno di Luis Buñuel, ha ripercorso in conferenza stampa le tappe salienti della sua carriera, riflettendo sul suo ruolo di attrice e sulla sua fama di sex symbol e icona, che apostrofa così:
«Se è difficile essere un’icona? Ma io non mi sono mai sentita un’icona! È una parola che si può utilizzare, ma non è adatta a me. Non mi sono mai considerata una sex symbol soprattutto a causa del mio aspetto, perché ero così bionda ed eterea… se guardate bene delle immagini di me, non mi vedrete mai in pose sexy e ammiccanti, quindi non rispecchio in pieno questo stereotipo. Mantenere questo look ancora oggi è una vera sfida per me ma come per qualunque attrice: è importante, ma non fondamentale.
Essere un’attrice oggi, in Europa, è molto meglio che in America, perché sono sicura che negli States avrei avuto una fortuna diversa, e anche se oggi le cose sono migliorate… certe differenze sono ancora evidenti. Un tempo quando le attrici compievano 30-35 anni erano costrette a scegliere parti diverse, visto che ormai erano considerate fin troppo mature. Le cose sono di sicuro cambiate, ma ancora oggi credo proprio che sia meglio essere attrici in Europa».
Con alle spalle una carriera longeva e variegata che continua ancora oggi – è, infatti, da poco tornata sul set di ben due film – e collaborazioni eccellenti con grandi maestri della Settima Arte, Catherine Deneuve è pronta a ricevere questo nuovo, prestigioso, premio: ma come ha preso la notizia della candidatura, arrivata a coronare appunto un lunghissimo percorso artistico?
«Il cinema italiano è sempre stato molto importante per me, ma diciamo proprio il cinema in generale: sono quindi molto onorata di essere stata invitata quest’anno ad un festival che è sempre stato così importante per me e sono orgogliosa e molto felice di ricevere questo premio, per il quale ringrazio fortemente. Non so, in tutta onestà, se oggi cambierei qualcosa dell’industria del cinema. Certe volte gli attori incontrano delle difficoltà perché pensano di aver fatto scelte sbagliate – riguardo ad un film – quando invece non è loro la colpa, ma di qualche causa esterna e contingente; allo stesso tempo si sceglie di lavorare con un regista consapevoli di saperne qualcosa, dopo aver letto del materiale su di lui, per poi scoprire che è completamente diverso e che, quindi, si sa molto poco sul suo conto.
Il cinema è come una strada di montagna: qualche volta si palesa tutto dopo, in un secondo momento, proprio come dopo una lunga passeggiata tra i monti che è però costellata di difficoltà, momenti di sconforto e salite ripide. Oggi l’industria cambia costantemente, ma è importante che le persone continuino ad andare al cinema, perché c’è una bella differenza tra vedere un film sullo schermo della propria tv, da sola e in casa, e invece vederne uno proiettato in una sala cinematografica, accanto a persone sconosciute con le quali condividere un’esperienza.
Non darei mai dei consigli a delle giovani attrici, perché è tutto così individuale e diverso… Quello che andrei a suggerire, al massimo, sono delle regole di vita, ovvero di rimanere sempre loro stesse, mantenendo i propri gusti, la propria personalità e le proprie idee su ciò che si vuole e si vorrebbe fare. Quando ho iniziato a muovere i primi passi nel mondo del cinema, non conoscevo niente o nessuno: per me è stato fondamentale l’incontro con Jacques Demy, che mi ha insegnato tutto e del quale mi porto gli insegnamenti fino ad oggi.
Per me ora è importante fare film, ma l’aspetto più importante è legato alla storia che c’è dietro, alla sceneggiatura che andrò ad interpretare, oltre alla bellezza e all’atmosfera simbiotica che si crea anche sul set. Amo il cinema, ci vado, e amo vedere i film proiettati sullo schermo: per me è un amore incondizionato che è rimasto nel corso del tempo e, ogni volta, mi innamoro ancora dei film che vedo».
E proprio on la sua grinta da leonessa, ha poi così concluso la sua lunga riflessione sulla sua carriera e sul ruolo dell’attore, celebrate nella cornice di Venezia 79: «È meglio dire, agli attori, di ricordarsi che non è sempre solo una questione di decisioni. Qualche volta, quando penso ad importanti decisioni riguardo al passato e al futuro, non guardo mai dietro di me, a ciò che ho fatto: in effetti, non si ha il tempo di guardarsi indietro, perché fa parte della vita questo flusso.
Ho appena finito di girare un film a Parigi e, tra poco, comincerò a girare un film in lingua inglese ambientato in Belgio e tutta questa realtà non mi dà il tempo di pensare al passato e di guardarmi indietro, perché è il presente e ci siamo dentro, costretti a guardare avanti».