Dopo il grande successo de La terra dell’abbastanza e Favolacce, entrambi presentati in anteprima al Festival di Berlino rispettivamente nel 2018 e nel 2020, Damiano e Fabio D’Innocenzo debuttano alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica presentando a Venezia 78, in Concorso, il loro nuovo attesissimo progetto, America Latina, “un film sulla luce osservata attraverso il punto di vista privilegiato dell’oscurità”, come descritto dal duo.
America Latina, in cui Damiano e Fabio ritrovano Elio Germano (già protagonista del precedente Favolacce), è ambientato a Latina e racconta la storia di Massimo Sisti, il titolare di uno studio dentistico che porta il suo nome. Professionale, gentile, pacato, Massimo ha conquistato tutto ciò che poteva desiderare: una villa immersa nella quiete e una famiglia che ama e che lo accompagna nello scorrere dei giorni, dei mesi, degli anni. La moglie Alessandra e le figlie Laura e Ilenia (la prima adolescente, la seconda non ancora) sono la sua ragione di vita, la sua felicità, la ricompensa a un’esistenza improntata all’abnegazione e alla correttezza. È in questa primavera imperturbabile e calma che irrompe l’imprevedibile: un giorno come un altro Massimo scende in cantina e l’assurdo si impossessa della sua vita.
“Questo è un film profondamente tenero e ogni sentimento che raccontiamo, per decollare, ha bisogno di un opposto che lo contenga, che lo contraddica. Perché la vita è fatta di contraddizioni”, ha spiegato Fabio. “America Latina non è un thriller in senso stretto. Ha delle caratteristiche di quel genere, è un film estremamente misterioso, volutamente ambiguo. Direi però che ha più le caratteristiche del thriller psicologico”, ha aggiunto Damiano. “Io e Fabio amiamo i generi, perché hanno delle regole precise ed è bello conoscerle, sfruttarle e magari anche infrangerle. America Latina contiene in sé tanti generi, ma soprattutto contiene la voglia di non ripetere qualcosa che avevamo già fatto.”
Parlando del suo ruolo e della rinnovata esperienza con i D’Innocenzo, Elio Germano ha raccontato: “Questa volta non c’è stato un vero lavoro di costruzione, ma direi piuttosto di decostruzione. In un certo senso, volevamo che la macchina da presa avesse modo di indagare quello che stava succedendo in quel momento. Volevamo dare vita ad un personaggio che fosse l’antitesi del macho, dell’uomo vincente. È un film che parla dell’immaginario che noi stessi che voglio riempire negli altri e nella società. L’uomo, ancora oggi, è chiamato a ricoprire il ruolo del macho, del potente, del conquistatore, di colui che non ha sentimenti. Con Damiano e Fabio volevo costruire un personaggio con delle caratteristiche di femminilità, dotato di una certa delicatezza e sensibilità che, alla fine, gli permettessero di scavare dentro se stesso.”
“Il tema principale che volevamo esplorare attraverso questo film è l’amore. Quanto l’amore, in tutte le sue forme, riesce a rimettere insieme tutto e far decollare la vita”, ha spiegato Fabio. “Abbiamo scritto il film quando eravamo a Berlino. Eravamo nel limbo di Favolacce, in attesa di scoprire se avessimo vinto un premio o meno. E quasi per mettere un attimo da parte la competizione di un Concorso così prestigioso e la pressione che un Festival esercita attorno ad un film, abbiamo iniziato a pensarne ad un altro. Ci siamo orientati verso un film meno bozzettistico, meno episodico, meno frammentario. Volevamo fare un film estremamente centrato con un personaggio che vive la storia e la fa vivere agli spettatori, dal momento che vivono questo racconto in prima persona. È una storia fortemente immersiva.”
“Viviamo in un’epoca in cui siamo sempre chiamati a ricoprire un ruolo, un modello a cui dobbiamo aderire”, ha dichiarato Germano. “Tutto viene schiacciato da questa prospettiva. I rapporti umani, i rapporti professionali, i rapporti di coppia… Bisogna essere performanti, accordati al sistema del mercato, in cui contano solo i numeri, dal momento che i sentimenti non sono quantificabili, dunque, è come se non esistessero. In questa dinamica le persone vivono allontanate. America Latina è un luogo immaginario, un’antinomia rispetto all’immaginario di noi stessi che vorremmo proiettare sugli altri. Come si realizza tutto questo? Nascondendo delle parti di noi.”
America Latina arriverà prossimamente nelle sale italiane. Il film è sceneggiato da Damiano e Fabio D’Innocenzo. Il cast annovera anche Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo Dini e Massimo Wertmüller.