Presentato in concorso della 75esima Mostra del Cinema di Venezia e in uscita al cinema il 21 marzo, Peterloo di Mike Leigh appare fin dalle prime immagini come un ritratto storico accurato e visivamente equilibrato, che pecca tuttavia nel ritmo della narrazione e negli eccessivi intenti didascalici che ne guidano la trattazione degli eventi.
Delineando anzitutto i lati positivi dell’operazione, a colpire principalmente è l’ottima regia del britannico Mike Leigh. Il cineasta, che fin dai suoi primi lavori si è dimostrato capace di proporre uno stile coerente e mai strabordante, investe in questo caso negli elementi più tecnici, rendendo il film un susseguirsi di immagini quasi pittoriche, richiamanti sia nelle proporzioni sia nei colori gli arazzi e gli affreschi.
La fotografia appare volutamente conflittuale, abile nell’intrecciare una rappresentazione definita delle figure chiave, mosse in un mondo esteticamente filtrato, ricco di sfumature tendenti all’ocra e al giallo. Parallelamente, tale effetto è accentuato da una perfetta organizzazione dell’inquadratura, che alterna pieni e vuoti in un costante equilibrio: soprattutto le sequenze d’ensamble colpisco in tal senso, poiché permettono al regista si sfruttare al meglio gli spazi a disposizione.
Sempre da un punto di vista tecnico, assolutamente riuscita è poi la scelta della scenografia e dei costumi, che arricchiscono la pellicola di un indice di veridicità, non perdendo nel contempo lo statuto estetico e artistico proprio del cinema tradizionalmente d’autore.
Quest’ultimo elemento è sicuramente quello che maggiormente conferma quell’accuratezza storica citata in precedenza. Proprio questo rispetto per gli eventi, sembra tuttavia non giovare al ritmo, che appare in molti frangenti sottotono, tanto da portare a moltissimi vuoti narrativi che, aggiunti alla lunghezza della pellicola di quasi tre ore, non favoriscono sicuramente una fruizione da parte di tutti gli spettatori.
Naturalmente non bisogna credere che il rispetto degli eventi passati sia incapace di collimare con il ritmo: altri registi come ad esempio Steven Spielberg e Christopher Nolan hanno più volte insegnato che anche i biopic e i drammi storici possono perfettamente intrecciarsi con le dinamiche dell’intrattenimento generalista.
Semplicemente Leigh sembra in questo caso (volutamente?) dimenticarsene, preferendo ricorre ad un ampissimo uso dei dialoghi che, seppur ben ponderati e logicamente interessanti, rallentano ancor più ulteriormente la narrazione, condannandola ad un elitarismo – sia contenutistico, sia espressivo – che potrebbe deludere il pubblico più vaso.
Questa circoscrizione del target si confronta tuttavia anche con un forte indice didascalico, che porta il lungometraggio ad essere eccessivamente educativo. Ottimo nella messa in scena ma più criticabile nel ritmo narrativo, Peterloo (qui il trailer italiano ufficiale) è quindi un film riuscito solo parzialmente, che piacerà probabilmente agli amanti della storia ma meno al pubblico generalizzato.