giovedì, Ottobre 10, 2024
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Steven Spielberg: la New Hollywood e il cinema del fantastico

Articolo a cura di Luca Buricchi

Domani arriverà finalmente nelle sale italiane l’ultimo film di Steven Spielberg, Il GGG Il Grande Gigante Gentile (The BFG), pellicola che segna il ritorno al fantastico di uno dei registi che più di tutti ha contribuito a far sognare generazioni di spettatori. Nell’attesa cercheremo di ripercorrere assieme una carriera costellata di successi, soffermandoci per l’occasione sulle pellicole che hanno consacrato Spielberg a re Mida del cinema d’avventura, di quello che fa volare alto la fantasia attraverso mondi fantastici, abitanti di altri pianeti, creature giurassiche e futuri poco rassicuranti.

Senza alcun ombra di dubbio, il regista nato a Cincinnati nel 1946 è considerato uno dei cineasti più importanti ed influenti tanto le sue opere sono diventate tra le più popolari. Negli anni settanta, assieme ai colleghi ed amici George Lucas, Francis Ford Coppola, Martin Scorsese e Brian De Palma, contribuisce alla nascita della Nuova Hollywood. Se prima il cinema molto spesso era eccessivamente autoriale, secondo l’assunto che considerava cinema di serie B (quindi robaccia trash) tutto quello che arrivava alla massa, con la metà degli anni ‘70 la New Hollywood intende rivolgersi a tutti inserendo all’interno di molte pellicole temi tabù come sesso, violenza e droga.

Dopo l’esordio a 22 anni con il cortometraggio Amblin (da cui riprenderà il nome per la sua prima casa di produzione, la Amblin Entertainment, fondata con i colleghi Kathleen Kennedy e Frank Marshall utilizzando come logo l’immagine di Elliot sulla bicicletta insieme all’amico E.T.) Spielberg dirige infatti Duel. Nato per la televisione, ma più tardi distribuito anche nelle sale cinematografiche in Europa, Australia e Giappone, il film, sceneggiato da Richard Matheson e nato proprio da un suo racconto, è un thriller calato su di un impianto road movie particolarmente ansiogeno che vede un automobilista tentare di sfuggire dagli attacchi di un’enorme autocisterna arrugginita guidata da un conducente sconosciuto. Realizzato con un budget ridicolo e con pochissimi mezzi, Spielberg riesce comunque a costruire ottimamente la tensione proponendo un protagonista (Dennis Weaver) che si trasforma in “eroe involontario”, un uomo comune costretto a vivere circostanze eccezionali, anticipando quindi uno dei temi ricorrenti del regista. All’epoca la produzione diede a Spielberg soltanto dieci giorni di tempo per le riprese. Lui ce ne mise tredici e quando presentò le sue scuse ai produttori la risposta fu di non preoccuparsi: nessuno al mondo sarebbe stato in grado di girarlo in tredici giorni, figuriamoci in dieci.

Il successo però arriva nel 1975 con Lo Squalo (Jaws) basato sull’omonimo romanzo di Peter Benchley. Il film vinse tre Oscar (miglior sonoro, miglior colonna sonora e miglior montaggio) ed incassò la cifra record per l’epoca di 470 milioni di dollari, primato rimasto imbattuto fino all’uscita di Guerre Stellari (1977). Considerato il prototipo del blockbuster estivo, la sua uscita decreta una svolta nella storia del cinema, nonché un’icona rimasta inalterata nel tempo. Impossibile trovare anche solo una persona che non conosca il motivo sonoro ormai leggendario che accompagna l’uscita dello squalo dal profondo del mare. All’epoca dell’uscita l’orrore suscitato negli spettatori fu così tangibile tanto da far registrare un effettivo calo dei bagnanti nelle località balneari.

Le realizzazione fu costellata da numerosi problemi: Jeff Bridges e Lee Marvin non accettarono la parte, Richard Dreyfuss che invece si rese disponibile all’ultimo minuto, le riprese in mare aperto che provocavano continue inquadrature mosse e soprattutto il cattivo funzionamento dello squalo meccanico. A causa del problema Spielberg ribattezzò la cosa “special defects department”. La soluzione fu quella di ridurre le apparizioni dello squalo al minimo costruendo momenti di attesa e suspense. Quello che nacque come una manovra di salvataggio, credendo di limitare la resa finale della pellicola, ne decretò invece il successo.

Le coordinate che porteranno Steven Spielberg a diventare un punto di riferimento soprattutto per il cinema d’avventura sono ormai tracciate, non resta che percorrerle dritti al 1977, due anni dopo Lo Squalo, quando, rifiutata l’offerta di dirigere il primo film su Superman, realizza un suo vecchio progetto di fantascienza: Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo. Un film poetico che racchiude la metafora della “diversità”, dello straniero, dello scambio tra culture culminante in quel finale quasi cinematograficamente sovversivo: gli alieni vengono sulla terra per conoscenza e non per odio. La soundtrack creata dal grande John Williams, tanto semplice quanto efficace, fa da perfetta colonna sonora.

Il GGG Il Grande Gigante Gentile: recensione del film di Steven Spielberg

Ma la parabola dedicata a film avventurosi e a storie del fantastico esplode negli anni ‘80, quella decade fino ai ‘90 ritenuta la Mecca per ogni appassionato di cinema. Ed è proprio Spielberg insieme all’amico George Lucas che nel 1981, realizzando I Predatori dell’Arca Perduta, uno dei film migliori di sempre, danno vita ed inaugurano il postmodernismo cinematografico. Ritorno al Futuro, 1997 Fuga da New York, Ghostbusters, Ragazzi Perduti, I Goonies, Gremlins, WarGames, Beetlejuice, Robocop, Atto di Forza, Blade Runner, Grosso Guaio a Chinatown, Poltergeist, Stand By Me, sono solo alcuni titoli che di lì a poco seguiranno l’uscita del primo capitolo dedicato all’archeologo più famoso al mondo.

L’idea di Indy è di Lucas: una sorta di fusione tra un personaggio di serial e di fumetti degli anni ‘30, e quel modo di fare cinema che stava pian piano trasformando i blockbuster di questo tipo con battute schiette e dinamicità. Harrison Ford interpreta Indiana Jones, anche se in un primo momento Lucas aveva pensato a Tom Selleck temendo di trasformare Ford nel suo attore feticcio. Indy è un eroe d’altri tempi ma allo stesso tempo rude e fragile. Ingredienti che hanno consacrato a mito il personaggio e sancito il successo della pellicola tanto da spingere Spielberg a creare una tetralogia: Indiana Jones il Tempio Maledetto (1984), Indiana Jones e l’Ultima Crociata (1989) e Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo (2008).

Dopo il primo Indiana Jones, Steven Spielberg torna a parlare di un tema a lui caro: gli alieni e il confronto con la diversità già affrontato con Incontri ravvicinati del Terzo Tipo. Il film è E.T. – L’Extraterrestre del 1982 incentrato sull’amicizia tra un ragazzino e un piccolo alieno che tenta, con il suo aiuto e dei suoi amici, di ritornare a casa. E.T. è il trionfo della poesia, dell’amore. Tocca vette di cinema e fantasia fanciullesca fino ad ora mai raggiunte. Un nuovo record d’incassi imbattuto per anni. Ma la storia di E.T. nasce molto prima, quando Spielberg dopo il 1977 si occupa dello sviluppo di un film horror, Night Skies, una sorta di continuo voluto dalla Columbia per Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo. L’ispirazione per il copione venne a Spielberg dopo l’incontro con l’ufologo Josef Allen Hynek, trasformando il titolo del trattamento prima in Close Encounters e poi in Watch the Skies. A Rick Baker venne chiesto di creare alcuni prototipi di creature per una spesa totale di 700 mila dollari. Sappiamo tutti com’è andata: nel 1981 Spielberg ci ripensò chiudendo definitivamente il progetto. Parte del materiale fu riutilizzato per Poltergeist ed appunto E.T. Il litigio tra Baker e Spielberg portò quest’ultimo a collaborare nuovamente con Rambaldi per la realizzazione del piccolo alieno che conosciamo bene tutti.

Gli anni ‘90 vedono ancora una volta Spielberg come pioniere di un “nuovo cinema”. Dopo Hook Capitan Uncino (1991), con Robin Williams nei panni di un Peter Pan di mezza età ed imbolsito e Dustin Hoffman in quelli del vecchio nemico Capitan Uncino, nel 1993 dirige un altro film d’avventura, Jurassic Park. Il film, che è un adattamento cinematografico del romanzo di Michael Crichton, è un trionfo visivo. Mai si erano visti dinosauri così credibili al cinema. Questo perché insieme a Terminator 2 – Il Giorno del Giudizio, costituisce il primo esempio di uso combinato tra computer grafica e meccaniche robotiche che sostituiscono definitivamente le animazioni a passo uno. Nel 1997 ci riprova con Il Mondo Perduto – Jurassic Park, stroncato dalla critica ma ottimo successo di pubblico.

Con il nuovo millennio Steven Spielberg torna alla fantascienza con tre titoli: A.I. – Intelligenza Artificiale (2001), Minority Report (2002) e La Guerra dei Mondi (2005). A.I. nasce dalle lunghe conversazioni con il collega ed amico Stanley Kubrick, su un progetto da lui mai realizzato a causa della prematura scomparsa. La storia è un libero adattamento della favola di Pinocchio basato principalmente più che sul racconto di Collodi, sulla novella Supertoys Last All Summer Long di Brian Aldiss di cui proprio Kubrick aveva ottenuto i diritti. Di nuovo un film che mostra un grosso passo avanti per gli effetti visivi affrontando anche la non banale questione di un futuro prossimo in cui i sentimenti umani si riducono a qualcosa di artificioso. Minority Report è invece tratto dall’omonimo romanzo di quella mente sbalorditiva che risponde al nome di Philip K. Dick. Ancora una volta Steven Spielberg utilizza le meccaniche tipiche dei blockbuster per parlare di temi molto dibattuti negli Stati Uniti post 11 settembre: quanto la pubblica amministrazione per ragioni di sicurezza può spingersi nel violare il rispetto della privacy e la tutela dei diritti dei cittadini? I tre veggenti (Precogs) all’interno del film hanno nomi di celebri scrittori: Agatha (Christie), Arthur (Conan Doyle) e Dashiell (Hammett). La Guerra dei Mondi, tratto dall’omonimo classico di H. G. Wells già portato al buio della sale nel 1953, vede come protagonista Tom Cruise e un investimento di 200 milioni di dollari. Su richiesta di Spielberg, che voleva realizzare un film più sonoro che visivo, la ILM di George Lucas realizza gli effetti speciali dando risalto a quelli sonori contribuendo di fatto a rendere la pellicola ancora più spettacolare.

Nel 2011 torna alle atmosfere avventurose che strizzano l’occhio al suo personaggio più famoso, Indiana Jones, con Le Avventure di Tintin – Il Segreto dell’Unicorno, basato su tre albi della serie creata da Hergé, Il granchio d’oro, Il segreto del Liocorno e Il tesoro di Rackham il Rosso. Questo è il primo film diretto da Steven Spielberg totalmente girato e montato in 3D e in digitale mediante la tecnica del motion capture.

Il GGG Il Grande Gigante Gentile: trailer italiano del film di Steven Spielberg

Steven Spielberg ha regalato al cinema una quantità incredibile di avventure diventate sogni ad occhi aperti per noi spettatori, producendo anche molte pellicole ormai iconiche come la trilogia di Ritorno al Futuro di Robert Zemeckis, Cape Fear di Martin Scorsese, Poltergeist di Tobe Hooper, I Goonies di Richard Donner, Gremlins di Joe Dante e tante altre ancora. Con il cinema del fantastico e dell’avventura ha toccato corde emotive che forse nessun altro toccherà mai più, coniugando in ogni sua opera il divertimento dell’immaginazione sconfinata di un bambino alla volontà di inserire sempre temi importanti e adulti. Non ci resta quindi che aspettare l’uscita de Il GGG Il Grande Gigante Gentile nella speranza di farci trasportare in un’altra meravigliosa avventura come solo Spielberg sa fare. Buona visione a tutti!

Redazione
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