La Città Incantata di Hayao Miyazaki rimane uno dei lungometraggi d’animazione più amati di sempre. Con l’utilizzo incrociato di tecniche di animazione a mano e digitali, il film riesce ad affascinare gli spettatori di tutte le età. La storia narra le vicende di una famiglia alle prese con il trasloco in nuova città, evento che la piccola Chihiro accetta malvolentieri. Dopo una serie di sfortunati eventi, sua madre e suo padre vengono trasformati in maiali e la protagonista si ritrova improvvisamente intrappolata in un mondo spirituale.
Per questo motivo il film fa leva su un sostrato simbolico molto forte, veicolato da una narrazione potente nel descrivere il viaggio di trasformazione di Chihiro. Cogliamo l’occasione per dare un’occhiata più da vicino alle curiosità che si celano dietro La Città Incantata. Se sei mai stato curioso di sapere cosa serve per creare un capolavoro targato Ghibli o ti sei interrogato su alcuni dei temi fondativi presenti nel film, continua a leggere per scoprire come l’autore e regista Hayao Miyazaki ha dato vita alla magia del suo capolavoro:
10) Il film non partiva da una sceneggiatura ben precisa
Con una storia così ricca e avvincente, potrebbe sorprendere il fatto che la produzione de La Città Incantata sia iniziata senza una vera e propria sceneggiatura. In effetti, quasi tutte le creazioni di Miyazaki condividono questo processo di lavoro organico e non strutturato. «Non ho la trama finita e pronta quando iniziamo a lavorare su un film. Di solito non ho tempo», ha osservato Miyazaki in un’intervista a Midnight Eye: «Non sappiamo mai dove andrà la storia, ma continuiamo a lavorare sul film nel mentre del suo sviluppo». Una delle maggiori difficoltà incontrate dal regista è stata quella di trovare un modo per semplificare tutte le sue idee. Durante la creazione del film, Miyazaki aveva previsto che questo fosse lungo più di tre ore. Successivamente, è sopraggiunta la decisione di tagliare la trama e il film è stato portato alla durata di 125 minuti. Descrivendo il suo processo creativo, Miyazaki ha dichiarato: «Non sono io che realizzo il film. Il film si fa da solo e non ho altra scelta da seguire».
9) Il personaggio di Chihiro è ispirato alla figlia di un amico del regista
All’epoca Miyazaki era in pensione e stava lavorando su alcuni progetti personali ma, dopo una inaspettata ventata d’ispirazione, ha iniziato a buttare giù l’dea de La Città Incantata. Il regista è solito prendersi un anno sabbatico ogni estate, periodo in cui coglie l’occasione per visitare una baita di montagna con amici e familiari. Dopo aver osservato la scontrosa figlia di 10 anni del suo amico, è stato ispirato a creare un personaggio come Chihiro. Inoltre, Miyazaki ha provato a leggere i cosiddetti shoujo manga, tipici fumetti femminili, al fine di comprendere meglio il target a cui doveva riferirsi un personaggio come Chihiro. Scoraggiato dalla reputazione che questo genere di manga aveva raccolto nel tempo, con le sue trame superficiali e troppo focalizzate sull’amore e sul romanticismo per le giovani lettrici, ha osservato sulla pagina Nausicaa.net: «Ho creato un’eroina che in realtà è una ragazza normale, qualcuno con cui il pubblico può simpatizzare. È molto importante rendere questo personaggio chiaro e leggibile. Non ho creato una storia in cui i personaggi crescono, ma una narrazione in cui questi attingono da qualcosa che è già dentro di loro e viene messo in evidenza dalle circostanze particolari».
8) Le scene con Chihiro e Haru sotto forma di drago
Per avere un’idea migliore dell’attenzione ai dettagli che è stata riversata in questo film, il team d’animazione ha dovuto studiare animali e modelli per creare un senso di realismo. In una scena memorabile, Chihiro nutre Haku nella sotto forma di drago e questo lo porta ad aprire le sue gigantesche fauci. In altri film d’animazione, questa scena potrebbe risultare banale, ma con un semplice sguardo ci si può accorgere quanto questa creatura sia palpabile e reale. Per catturare questa scena, gli animatori hanno visitato l’ufficio di un veterinario e hanno studiato l’apertura della mascella di un vero cane.
7) La figura dello Spirito Senza-Volto è ispirata alle sembianze di un baco da seta
Conosciuto anche come Kaonashi, o Senza-Volto, lo spirito enigmatico emblema del film subisce cambiamenti molto significativi. La figura del personaggio ricorda quella di un baco da seta a cui è aggiunto un appetito vorace e una strana pancia a fisarmonica. Con la sua propensione al cibo, molte persone credono che il personaggio di Senza-Volto si ispiri alle sembianze di un baco da seta. Verso la fine del film, Senza-Volto viene mostrato mentre lavora con un filo apparentemente di seta assieme a Zeniba nel ruolo di apprendista. Nel frattempo, una teoria dei fan su Reddit suggerisce che Senza-Volto possa essere un altro essere umano intrappolato nel mondo degli spiriti.
6) I nomi dei personaggi celano ognuno un significato speciale
Nel regno fantastico de La Città Incantata, il significato dei nomi assume un significato speciale, alludendo spesso al potere del personaggio. Ad esempio, il nome della protagonista, Chihiro Ogino (荻 野千尋) può essere tradotto liberamente in “mille ricerche”. Nel film, Chihiro firma un contratto con Yubaba che abbrevia il suo nome in Sen (千) che significa solo “un migliaio”. Yubaba (湯婆婆) si traduce come “strega da bagno”, che si adatta perfettamente al suo ruolo di capo dei bagni pubblici e si rifà al suo potere di controllare i personaggi rubandone il loro nome. Il nome di sua sorella, Zeniba (銭 婆), si traduce come “strega dei soldi”.
5) La purificazione dello Spirito del cattivo odore
La purificazione dello Spirito del cattivo odore rimane una delle scene più significative del film. Quel che ha reso questa scena così avvincente è l’apporto reale che il regista è riuscito a metterci dentro: «C’è un fiume vicino a dove vivo, in campagna. Quando decisero di ripulirlo, fummo in grado di vedere cosa celava il suo letto ed era veramente putrido. Nel fiume c’era una bicicletta, con la sua ruota sporgente sopra la superficie dell’acqua, quindi pensarono che sarebbe stato facile estrarlo. Tuttavia si rivelò difficile, perché la carcassa della bicicletta era diventata così pesante a causa di tutto lo sporco che aveva raccolto nel corso degli anni».
4) I riferimenti alle credenze della religione Shinto
Lo shintoismo è un’antica religione giapponese che prevede il culto di antenati e kami, o spiriti della natura. In Il Mio Vicino Totoro e La Città Incantata ve ne sono numerosi esempi. All’inizio del film, Chihiro vede una piccola statua di pietra sul ciglio della strada. Questo segmento è stato spiegato nei minimi dettagli dall’articolo «I mondi animati di Hayao Miyazaki, rappresentazioni cinematografiche shintoiste» di Metro Magazine: «La piccola Chihiro, circondata da minuscole case di pietra ‘dove vivono gli spiriti’, sembra sbeffeggiata da questa statua di pietra strettamente modellata sul Douso-jin, una divinità shintoista protettrice dei viaggiatori».
3) Le composizioni architettoniche del film
In un’intervista a Nausicaa.net, Miyazaki cita come fonte d’ispirazione il Museo architettonico all’aperto Edo-Tokyo: «Mi sento nostalgico qui, soprattutto quando sono qui da solo la sera, vicino all’orario di chiusura, e il sole sta tramontando. Mi trovo sempre sul punto di piangere». L’Edo Tokyo Museum è una zona storica del Giappone con edifici e negozi risalenti all’epoca Meiji e Taisho. Il museo si impegna a preservare rappresentazioni accurate di edifici storici per le generazioni future. Miyazaki ci tiene a ricordare i luoghi che lo hanno ispirato in passato e molti di questi appaiono in altri suoi film come Laputa: Castello nel Cielo e Il Mio Vicino Totoro.
2) La maggior parte del film è stata disegnata a mano
Inutile dire che la meticolosa attenzione ai dettagli ne La Città Incantata è senza eguali. In un’epoca in cui la maggior parte dei film d’animazione sono sfornati sfruttando l’ampia gamma degli effetti 3D, l’animazione creata manualmente dell’opera di Miyazaki è davvero una meraviglia. Gli sfondi del film sono stati tutti creati a mano e il team ha persino imparato a utilizzare un nuovo software 3D chiamato “Softimage” per poter utilizzare più texture. Il risultato è una miscela perfetta di tecniche di animazione tradizionali coniugate a una tecnologia moderna.
1) Molte scene del film si soffermano su momenti di pace e quiete
Alcune delle scene che differenziano La Città Incantata dalla maggior parte dei film d’animazione sono quelle costituite da grandi momenti di quiete e stasi. I momenti di tranquillità, con i protagonisti seduti sul treno e le morbide transizioni che mettono in risalto l’architettura con il suo stile pittorico, contribuiscono a dare al film un respiro più ampio. Miyazaki ha spiegato il suo processo creativo in questi termini: «In un certo senso, l’azione dal vivo sta diventando parte di tutta quel complesso chiamato animazione. Animazione è diventata una parola che racchiude così tanto, e la mia animazione è solo un piccolo punto in questa vastità. Significa molto per me». Questo concetto è un elemento che rende la visione di Miyazaki semplicemente unica e senza pari.
Fonte: ScreenRant